9 gennaio 2014

Tra sipario e punti di sospensione: …A Toys Orchestra


A Toys Orchestra

Al periodo che precede le salite sui palchi di successo e le canzoni cantate dal pubblico parola per parola, ogni gruppo passa attraverso la sua storia. Prove nei garage, chitarre usate, il passaparola tra conoscenti e come fan parenti e amici della stessa città. Il sipario alle spalle del gruppo segna non solo una linea di demarcazione tra il palco e la tecnica, ma è simbolicamente quella linea di confine tra la storia che si sta compiendo e i retroscena di un percorso personale e formativo che ogni artista porta con sé. Si sono cantate le valigie di attori, sorrisi di pagliacci e poi c´è una storia più moderna, quella di chi canta Letter to Myself trasformando un momento intimistico in una ballata condivisa con il pubblico, parola per parola, mentre il sipario intesse la loro storia. Dietro le quinte quattro ragazzi del Cilento, sul palco quattro membri di un gruppo ...A Toys Orchestra.

Dietro al sipario di ...un'orchestra dei giocattoli si sviluppa la storia dei ragazzi di Agropoli, la terra paradisiaca delle vacanze e d'inferno capace di togliere fantasia e immaginazione ai grandi spiriti, oppure no. Eppure proprio da questa terra-inferno vengono nutriti gli "immaginifici" "technicolor dreams" dei ragazzi di Agropoli che trasformano in parole incubi, fotografano la realtà della vita-inferno, perché ad essa sono radicalmente legati: all'altra metà del paradiso non possono fuggire se da questa si è nati. Il male come il bene ha spinto al massimo la volontà artistica del gruppo, arrivando fino a conquistare vette difficili da vincere se fai parte dell'inferno. Ma il sipario serve anche a dividere il sogno dalla verità, la fantasia dalla realtà che uccide, la violenta quotidianità in forma di denuncia artistica; in breve: l'inferno cantato dai Toys viene redento in arte.
Bagnati da una pioggia tipicamente invernale Enzo Moretto mi arriva incontro con passo cadenzato e svelto. Intorno a noi Agropoli, dinanzi a noi il mare, alle 18:30 circa, ci sediamo ad un bar sulla lungomare. Lui mi chiede se fumo, invito silenzioso a sedersi fuori. La musica commerciale che un artista del bar suona vicino a noi rende l'atmosfera molto leggera e al contempo confusa, per parlare bisogna gridare un po'. Enzo non si scompone, resta calmo nel mezzo della tempesta della musica da piano bar, e capisco di trovarmi dinanzi a un ragazzo che come la sua terra è capace di grandi slanci da piccole alture. Gli occhi profondi, il cappello alla Corto Maltese, inseparabile corazza contro il mondo dei cliché che Mr. Moretto non ama. Aperto all'ermeneutica che piomba sui suoi testi a valanga, accetta tutte le critiche, le letture, le diverse chiavi di interpretazione, perché la parola è magica, chiosa lui, è sua ma con le prime luci del mattino, i testi sui quali appone firma e orario, appartengono a chi li ascolta.

Foto con la chitarra – derubata a Moretto durante l'ultima esibizione a Napoli – in cui appare la scritta "la speranza è una trappola", emblema di tutto il pensiero verso l'apertura all'indecisione e alla volontà del fare che solo l'azione paziente può regalare, mentre la speranza getta l'uomo nell´inazione.

Non arrivare mai, non avere l'obiettivo perché non devono esistere i limiti, gli insegnamenti imposti, né speranza, quest'ultima, sottolinea "un" frontman della band agropolese, affievolisce il pensiero e l'azione. Frase fatta? Forse, intanto lui la incide sulla sua chitarra e su questa scritta fa scorrere le dita, compone note ma non solo. Il ritmo della musica si divide dal suono delle parole in un doublesound costituito, sul piano letterale, dall'allitterazione ritmata che si sposa con il suono secco degli strumenti musicali. Entrambi i suoni confluiscono, infine, in un unico grande risultato, esperimento artistico di una mente notturna. Emblematico è a riguardo la stupenda mistura di allitterazione linguistica e sonora della traccia contenuta in Cuckoo Boohoo, Panic Attack #1.
In questo album la parola acquista la stessa importanza del sound, il risultato è caratterizzato da una maggiore pulizia e chiarezza del suono rispetto al più scapigliato e non ancora internazionale del primo Job.
Comincio a recitare il "saltello", come lo definisce Enzo, dell'allitterazione presente in Panic Attcak#1:

[...] godless masters - sons of disaster, winner loser – preachers and boozers, euphoria-sorrow – borrowed shapes and colors, sugars – violence – the noise of the silence [...]

All'ascolto delle sue parole, che io cito leggendole da un foglio con una pronuncia molto italiana, Enzo sembra partecipare come rapito dalle sue stesse parole e aggiunge: «Le parole, il canto, è uno strumento, per cui puoi fare lo 'zambittio' con la voce. Peraltro tu hai citato una canzone non a caso [Panic Attack#1, appunto N.d.A.], doveva dare quel saltello li, è una canzone che parla di...si chiama Panic Attack, quindi descrive una palpitazione, questo rimbalzo che è una tachicardia...».

Più avanti nell'intervista Enzo torna sull'argomento suono-parola e racconta: «...però quello del suono e delle parole è qualcosa a cui io faccio molto [allunga la prima vocale di "molto" N.d.A.] caso, perché è vero, devo preservare un senso, per cui delle volte potresti dire questa cosa ha senso così come è detta per un motivo filologico [...] allora faccio delle ricerche. Una parola piuttosto che dirla in quel modo la dico in un altro. [...] È una scienza, e la fortuna di questa scienza è che è libera, non ha leggi, puoi inventarla in qualunque modo e può inventarla chiunque. [...] secondo te le parole scandite con quel ritmo, con quel movimento possono dare la giusta cadenza alla canzone... è una delle fasi più belle della composizione, poterci appoggiare le parole che poi in determinati punti, magari, sull'accordo che va in minore possono prendere un suono diverso rispetto a quando lo hai preso in maggiore...perché la parola più stupida del mondo 'love', se l'accordi in maggiore ti fa immaginare un amore felice. Per cui poter avere il supporto delle note applicato alle parole e al movimento di queste è un mondo infinito».


Il tempo, la comunicazione, la mancanza di un futuro chiaro e il presente come sicura incertezza è il filo rosso di un album dal contenuto che sfiora l'acume di riflessioni filosofiche: Cuckoo Boohoo é tutto questo. Enzo: «Cuckoo Boohoo è un disco che parla del tempo. Modern Lucky Man è la canzone che un po' fa da collante nel disco che è molto onirico, è il momento in cui si attacca alla realtà e nel suo fa una critica [...] è piazzata a metà disco così da partire da quelle fasi più oniriche e riportarti un attimo nel flashback della realtà». L'uomo disegnato è il modello esasperato da una cultura che va veloce, è un "Modern lucky man" affetto da una "Peter Pan Syndrome", colpito da due "Panic Attack". Robot sulla copertina, scheletri "umani" nel video si accompagnano al "waiting for..." nelle parole, ripetute in quasi in tutti i testi, quasi a sottolineare, di nuovo, quello che per i Toys è il senso della vita, aspettare per non fermarsi, aspettare per dare di più o solo anche per accrescersi, per non limitarsi al mero sperare che crea stallo.

L'esigenza di restare fermi nel dubbio, nell'incertezza si accompagna al bisogno di rendere confuso ciò che è chiaro, di dare al suono e alle parole il giusto contrasto. Così i Toys amano mischiare le carte e confondere il tutto e mentre la musica ispira una fiducia piena di slancio, le parole infondono un messaggio più cupo e umbratile. Ridere tra le lacrime è il gioco più usuale nel quale i lavori dei Toys ci fanno cadere. «Ti può trasmettere molta più tristezza un pagliaccio...per cui vestire la canzone attraverso le parole e invece coadiuvarla con la musica prendendo la strada opposta, si possono generare delle sensazioni che sono incredibili» spiega Enzo accompagnandosi a dei movimenti morbidi delle mani. Il gioco del travestimento resta la chiave di accesso alla lettura dei testi dei Toys, questa la chiave di volta della loro maestria. Credi di ascoltare una ballata di speranza e in un attimo ti ritrovi nel mondo in bianco e nero del paese che è "fin troppo reale", e contro il quale la musica non può che controbattere con un Technicolor dream(s).

Il gioco dei contrasti in musica e in parola è lo scenario dei contrasti della vita, ove risuona il dubbio, l'incertezza, la bellezza dell'indefinito e degli eterni allievi. Lo stesso Enzo non ama gli insegnanti ma ammette con candida umiltà che è dalle file dell'allievo che si può imparare, stretto in quegli spazi infiniti nei quali l'incognita preme per non iniziare mai, né per portare a termine dei piani. «L'incognita lascia sempre il cervello acceso, il poter pensare. Quando una cosa l'hai saputa che è così, è fatta, basta, hai chiuso il discorso. Invece il poter rimanere sempre...secondo me da di più». I puntini di sospensione sono il leitmotiv della filosofia dei Toys: precedono il nome della band sottolineandone l'indeterminatezza, poi durante l'intervista esplodono in pause di silenzio tra frasi scandite in maniera perfetta e determinata. In quella pausa quei puntini sospensivi passano dal contesto scritto a quello parlato, realizzando il tratto che trascende le regole puntando all'infinito. Inquietudine? In ogni attacco di panico. Indecisione? Solo nel suo potenziale creativo.
Dopo gli attacchi di panico e l'inarrestabile scorrere del tempo di Cuckoo Boohoo, accade qualcosa che cambierà le fortune della band: arriva Technicolor Dreams e l'interesse verso questi giocattoli della musica si fa sempre più fitto. Nessuno può spiegarlo, lo stesso Enzo non sa dare una ragione, ma l'album uscito nel 2007 prodotto da Dustin O'Halloran dei Devics incontra un grande consenso da parte del pubblico. Non è un caso, infatti, che i Toys sono impegnati proprio in questi giorni nel tour Technicolor Dreams, in cui vengono ripresentati molti brani dell'omonimo album. Ease off the Bit è una ballata dolcissima, il suono magico sembra racchiudere l'essenza dell'album, in bilico tra il sogno, in cui la musica ci culla, e le parole che riportano ad una realtà meno magica, ma vera. 


Il trapasso tra felicità e tristezza è lo stesso spazio che passa tra anni e giorni, difficile da comprendere se visti con gli occhi di dentro, note di gioia e parole amare, note brucianti e parole dolci come quelle di Danish Cookie Blue Box:

The fever smell
...so sweet
And maybe it´s time to say I am ok
Or what else more should I say
...that I don´t know the difference from years and days
...that every single day could be my birthday
...that I would set all on fire

Impossibile non notare anche in Technicolor Dreams il ritorno di temi che caratterizzano l'album precedente. La comunicazione (Powder on the words), lo stridente rapporto tra immaginazione e realtà (Invisible) sembrano continuare quella tessitura emozionale e tematica che incide sulla band in un reiterato ricordo del pensiero precedente, ossia Cuckoo Boohoo.
Poi arriva il momento della riflessione che va gridata, mostrata, raccontata, anche nel titolo: questo è il momento dei Midnight talks, quarto album pubblicato nel 2010, e di Midnight (R)Evolution del 2011. Di nuovo il motivo della sospensione e della forza dell'incertezza di ispirazione notturna aleggia nei testi come trama spessa impossibile da trascendere. La notte è compagna serena dell'ispirazione dell'artista, al buio non si vede se non quello che l'uomo porta in sé, la notte è, dunque, apportatrice di riflessioni impossibili da realizzare alla chiara luce del mattino. Similmente all'evoluzione subita dal Novalis nei suoi stupendi Hymne an die Nacht (tr. it. Inni alla notte), anche negli inni alla notte à la Toys viene cantata l'evolution moderna che spinge al cambiamento, o meglio, alla (R)evolution.

Enzo: «Se vogliamo trovare un'accezione onirica alla notte, soprattutto alla mezzanotte, mi affascinava il fatto che la mezzanotte è un frangente che è un limbo che ti lascia sospeso tra ieri e domani. Si rimane nella terra di nessuno, in quel ricordo. La rivoluzione l'ho vista sempre come sinonimo di rinnovamento per questo ho messo la 'R' tra parentesi e 'evoluzione', il movimento è qualcosa che fa crescere, invece restare fermi è qualcosa che lascia morire. Io ho visto il movimento e la rivoluzione in questo caso come espressione di vita totale ed è per questo che ho rimarcato questo concetto; poi quello della notte è dall'altra parte l'ho inserito anche perché tutte le volte che ho scritto non ho mai scritto una canzone di mattino o di pomeriggio, ma ho scritto sempre in piena notte, il momento in cui tutto cambia e la percezione è totalmente diversa».

Già, Moretto come Novalis fa della notte il momento di chiarezza e di rivoluzione, al quale regala ben due titoli, perché è dalla notte che l'artista ottiene il meglio di sé. Anche nel disco di prossima uscita la notte è il momento in cui Enzo riesce a essere il "giocattolo" della sua "orchestra", afferma infatti che: «di notte sei con il tuo io interiore [...] soffro di insonnia, la notte mi ha dato sempre modo di pensare. È un aspetto fondamentale della mia vita, la notte...anche quest'ultimo disco che sto scrivendo la maggior parte dei testi sono firmati alle cinque di mattina...».


Poi arriva la sfida televisiva e l'orchestra dei Toys spicca letteralmente il "volo" alla trasmissione Volo in diretta di Fabio Volo. L'incontro con la tv, peraltro citata in forma ironica dai Toys nella canzone Modern Lucky Man, e con l'icona della formula commerciale par exellence Fabio Volo, si offre agli occhi della band agropolese come provocazione che va accettata.
Enzo: «è stato un rapporto lavorativo nato da una sua forte volontà [di Fabio Volo N.d.A.] che io ho saputo cogliere come opportunità. Pensare gli ...A Toys Orchestra in televisione che è un mondo così lontano da come ci siamo formati noi, da dove siamo cresciuti e dove viviamo tutt'ora, che è un mondo in cui bisogna sgomitare, è un mondo molto ruvido non patinato e liscio [...], motivo per cui poteva anche essere una piccola trappola per noi. La provocazione è nata nel momento in cui mi è stata proposta questa offerta, ho detto 'ok, volete gli ...A Toys Orchestra in televisione? Però avrete esclusivamente gli ...A Toys Orchestra così come sono in televisione non diventando mai un ibrido'». Di Fabio Volo Enzo non parla molto, afferma di non averlo conosciuto a livello personale ma ammette di dover a lui molto, perché, spiega Enzo, Fabio Volo ha davvero rischiato portando il gruppo in televisione, la cui dimensione è molto distante da quella della band cilentana.

Fabio Volo dimostra di apprezzare la band tanto da avvalersi del gruppo per la colonna sonora del film Il giorno in più.


Il sipario sta quasi per calare, o per aprirsi, dipende da quale realtà o da quale sogno si guarda.


Guardando dietro al sipario si tenta di comprendere la materia originaria dalla quale il sound dei Toys ha avuto origine. Ultima sorpresa-rivelazione di Enzo riguarda proprio la fonte di ispirazione primaria, il primo soffio di musica che ha scosso la sua anima e lo ha fatto scoprire musicista: La gatta cenerentola, opera che sembra abbia ispirato la ben più nota Cenerentola, e che nella sua versione in lingua napoletana è caratterizzata dai suoni naturali delle mani che sbattono sui panni e il sound sporco delle voci urlanti. Un mix di ritmi che ascoltati oggi danno l'impressione di un sound tecnologico e moderno. Era solo la storia dietro al sipario, davanti restano i punti di sospensione...

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