9 febbraio 2014

Il collasso morale della Germania italianizzata. Fine di un mito


C'è una Germania che guarda all'Italia, una parte della mentalità teutonica sembra non ammirare il piano preferenziale sulla quale si è, o è stata, posta per divenire l'esempio dinanzi alla più scellerata Europa. Una parte della Germania sembra in pratica non aderire alla teoria di paese al di sopra delle parti e delle ingiustizie, insomma una Germania fuori controllo che non riesce più a sostenere il modello di "Über Alles" dinanzi alle macerie UE. Allora a questa Germania sembra non resti altra scelta di farsi lentamente risucchiare verso il punto x che porta verso il basso, non resta che lasciarsi ammaliare da un costume oramai formalmente accettato negli Stati europei, seguendo il modello greco-italiano. Corruzione, falsi, scandali sessuali, scandali di plagio, scandali economici, favoritismi della classe politica rivolti a se stessi, mentre alla gente si impongono come chiaro modello un "Vorbild" super partes, dove le parti sono il popolo e non la casta.

Sembra che ad una parte della Germania non piaccia essere la sola classe politica esente da un percorso politico-privato-pubblico ad ostacoli. Basta così, essere europei significa anche poter attingere ai costumi, alle culture dei vicini. Basta con la giustizia, con il potere che si protegge dal potere, basta con i pochi scandali in corruzione e con la favola della Deutschland ist besser (tr. It. Germania è meglio). Crolla il mito dello Stato che da umiliato, umiliò per poi essere umiliato dalla storia stessa per tornare a vincere come potenza in eguaglianza e valori etici. Siamo alla fine di un percorso in cui solo la Germania poteva trainare non solo le sorti economiche, bensì anche il destino di un'etica al ribasso in una Unione Europea da discount. Come crolla il mito della democrazia d'oltralpe?

«Handelsblatt» del fine settimana 7/8/9 Febbraio, il titolo che cappeggia sotto il volto di Max Weber non lascia spazi a dubbi: 150 Jahre Max Weber, Wirtschaft braucht Moral (tr. it. 150 anni di Max Weber, l'economia ha bisogno di morale). Da pagina 50 fino a pagina 59 è un climax discendente dei peggiori scandali della recente storia della politica tedesca, smascheramento delle bugie e dei tradimenti dei politici teutoni, con l'aggiunta, nell'ultima sequenza, dell' "esempio" venuto dalla Francia marchiato Hollande. Italiani rallegratevi, non c'è traccia di politici nostrani, forse segno della incoerenza più grande da parte dei tedeschi che per anni hanno sbandierato la loro preminenza etica di fronte a una Italia allo sbando e che ora, loro stessi fuori controllo, non osano più neanche menzionare. C'è però poco da ridere e da rallegrarsi dinanzi alla carrellata di indecenti usurpazioni morali da parte dei politici in odore di santificazione. Vengono illustrati uno ad uno gli esempi della mala politica o della politica non etica della Germania al collasso morale.

Il primo "non-esempio" è quello offerto da Alice Schwarzer: "Il privato è politica", disse un tempo la donna prima che fosse chiaro dei suoi conti in Svizzera non tassati. Ovviamente la frase è stata poi rettificata: "per me esiste il diritto alla sfera privata e al segreto sulle tasse". Italia docet. Si passa a Theo Sommer, passando per Peter Mayer presidente della ADAC, fino a Klaus Wowereit, emblema dei caratteri tutti italiani ereditati dai tedeschi.

Per la serie "ich war's nicht, Hitler war's" (tr. it. Non sono stato io, è stato Hitler) il nome del sindaco di Berlino, ancora in carica, è legato anche alla vicenda dai contorni italiani dell'aeroporto di Berlino. Da più di un anno l'apertura è posticipata per il piano non regolare dell'edificio con la conseguente perdita di capitale, infittita da un ulteriore scandalo economico, di cui il sindaco si dichiara estraneo. Dio, forse, è morto davvero, invece, a causa dello scandalo del vescovo di Limburg Franz-Peter Tebartz-van Elst, l'uomo che ammise di vivere con poco e di non necessitare di uno stile vita pomposo ma i cui costi di restaurazione della sua casa privata furono così alti da costargli uno scandalo nello scandalo, perché la bugia, la mancanza di etica e morale germogliava nel cuore della Chiesa.

Di Max Weber resta la ricorrenza e le parole che richiamano l'ossimoro perenne, quel segreto insuccesso che ci ha portati al punto di una economia che vince su tutto, sull'uomo economico in primis. Può esistere una economia morale? Può l'economia fondarsi sulla morale? Può l'uomo vincersi e innalzarsi sulla sua natura egoistica, favorendo il bene comune e non dei pochi al potere?

Nella Germania italianizzata, l'etica nel guadagno trova ancora un buon esempio nella fortunata ascesa dell'impero dei Deichmann. Produttori di scarpe dal capitale in salita, la famiglia Deichmann si regge non solo sulle regole fisse e disumane del mondo capitalistico, bensì su quelle di stampo religioso ed etiche à la Weber. Molti dei guadagni vengono devoluti per la sovvenzione di progetti umanitari e il controllo della produzione delle scarpe è seguito anche da operatori esterni, reclutati dalla stessa azienda. Per la Deichmann a contare non è il profitto, o meglio non solo il profitto, ma anche la condizione in cui il sistema economico si sviluppa. La religione entra in questione quando Deichmann offre un punto di vista cristiano del potere economico raggiunto: "non poter condividere il mio stato di benessere con gli altri uomini provocherebbe in me un senso di colpa", ammette Deichmann. Lavorare per incrementare e mantenere viva la macchina economica e al contempo restare fedeli ad una religione nell'economia è il fine che in fin dei conti in Germania riesce ad essere ancora perseguibile. L'esempio dell'impero Deichmann serve a salvare la faccia di una Germania mela sana del cestino UE che a poco a poco non ha potuto che assoggettarsi ai vermi delle mele marce vicine. In questo calderone di capitalismo disumanizzato e di scandali della classe "alta", l'etica e il buon senso comune sembrano provenire dagli strati sociali inferiori, in Germania come in Italia. Anche questa è, a suo modo, una rivoluzione etica e morale.

Debora Francione

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