11 febbraio 2015

“I am a sender”: il Fluxus ‘firmato’ Joseph Beuys

Joseph Beuys

La cesura in forma artistica dal mondo di ieri a quello della moderna azione delle arti si compie dopo il 1945. Data singolare e precipua per le sorti storiche e culturali dell'intero mondo, una data di non ritorno per ogni forma culturale che successivamente sarà investita di valori, quesiti e riflessioni più profonde. La data di non ritorno segna idealmente il passaggio forzato ad una modernità tanto agognata, sognata, cercata che contrasta con la violenza e la disumanità dell'obiettivo raggiunto. Essere moderni ed essere schiavi di questo processo, dei mezzi e degli oggetti della modernità è il paradosso che l'arte tende a risolvere con altrettanti mezzi salvifici: l'ironia, una nuova ermeneutica artistica e un occhio sulla realtà capace di penetrarla e in essa leggere la più controversa delle opere dopo il 1945, ossia il rapporto dell'uomo con i suoi oggetti nello spazio di questa modernità.


Superato il problematico rapporto con la macchina fotografica, problema posto al centro dell'opera di Walter Benjamin L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, e il modo di digerire una riproduzione, artistica o non, in absentio, il distacco con la tradizione di un'arte composta da opere "olio su tela" si compie. L'oggetto da riprodurre non è esclusivamente l'uomo o la natura, bensì sono gli oggetti creati dall'uomo per gli usi più comuni ad essere rappresentati a mo' delle "Madonne con bambino" del passato. Fogli di giornali, fiammiferi, scope e vestiti, ma anche tazze, utensili vari dalle forme e dimensioni più disparate, divengono i soggetti-oggetti dell'arte contemporanea.
La guerra apre all'uomo un nuovo mondo fatto di macchine prodotte in serie, di soluzioni commerciali per la massa e dunque esplode un concept industriale secondo il quale ognuno è parte dell'ingranaggio e consumatore di questo concept massificato. Non è più solo una teoria comunista o filosofica: all'esigenza di eguaglianza tra gli uomini l'industria risponde con la produzione seriale. Preminenza dell'oggetto sul soggetto, preminenza della macchina sull'individuo. L'arte reagisce ad un contesto siffatto ridefinendo il ruolo dell'artista e dell'opera d'arte.
Tra le correnti che inaugurano l'arrivo di una nuova arte, va menzionata un'arte, o anche, una posizione etico-artistica il cui fondatore George Maciunas dà origine intorno al 1961, il Fluxus.
La storia del nome Fluxus ben sintetizza i valori e gli obiettivi della corrente artistica; il nome Fluxus deriva dalla parola latina che può essere usata in forma verbale, "fluire", la forma di nome, "flusso", e in forma di aggettivo "fluido". La parola da subito colpisce Maciunas per le svariate possibilità di utilizzo nella lingua della forma base, una radice così "fluida" ben caratterizzava l'anima e lo scopo artistico del Fluxus.
Questa corrente artistica è famosa per il manifesto redatto dal fondatore Maciunas, nel quale sono elencati, sotto forma di legislatura artistica, i punti precipui della corrente.




L'arte viene liberata dai cliché imposti, con il relativo spodestamento del ruolo dei critici e degli usufruitori specializzati e di nicchia. La democratizzazione dell'arte si compie mettendo nell'angolo proprio coloro che erano stati, fino ad allora, gli attori attivi dell'arte, che ne avevano caratterizzato la critica e al contempo l'unico pubblico. L'apertura dei Fluxus Shop è illuminante: i Fluxus Box e i Fluxus Kit sono solo alcuni dei prodotti di "consumo artistico" che potevano essere acquistati nei negozi Fluxus.


Non più grandi di piccoli contenitori, le scatole contenevano multipli realizzati da artisti produttori di arte.

In effetti il Fluxus mira a sorpassare la stessa idea di arte, così come concepita dalla upper class, dai critici e dalle élite. L'artista non crea, l'arte non serve, questo il messaggio tout court sul quale si fonda tutta l'ironia artistica di Maciunas. La democratizzazione dell'arte si compie in nome della quotidianità e dell'anonimato dell'artista. Gli oggetti sui quali si indirizza l'occhio degli artisti del Fluxus sono gli oggetti comuni utilizzati tutti i giorni, rappresentati dagli artisti in forma anonima per optare alla necessità di rinvigorimento dell'ego del padre dell'opera d'arte. Non più nomi di artisti altisonanti, né opere di eccellenza e fuori dal reale: a vincere è la forma comune dell'arte insieme ad un processo di "qualunquismo", mediante l'anonimato, di chi la crea.
Le diverse arti, dalla musica al ballo passando attraverso le arti pittoriche, si fondono o fluiscono insieme realizzando un'opera d'arte totale, da vivere e sperimentare nel presente, assecondandone le forme e i risultati ottenuti dall'improvvisazione e dal caso. Qui emerge un altro principio peculiare del Fluxus, ossia la forte ironia, la forma dell'arte intesa come tentativo di gioco. Gli artisti non si prendono più sul serio puntando, piuttosto, su performances in tempo reale che non avanzano alcuna pretesa di eternità, di una gloria protratta nel tempo. Forme artistiche peculiari degli artisti Fluxus sono gli Happenings, ossia degli "avvenimenti", come suggerisce la traduzione dall'inglese dello stesso sostantivo, in cui gli artisti realizzavano performances alle quali anche il pubblico poteva prendere parte.
Nomi d'eccellenza di questo tipo di art pas art sono diversi: Yoko Ono, Marcel Duchamp e Joseph Beuys.
Proprio su Joseph Beuys si è concentrata, ed è ancora in corso, una interessante mostra che raccoglie gran parte dei suoi lavori e alla cui buona riuscita sono serviti tempi non brevi e non poche fonti private. Ich bin ein Sender (io sono un trasmettitore) è il titolo della mostra su Beuys, che riprende le parole dello stesso che affermava: «io sono un trasmettitore, irradio. Le mie opere sono le mie antenne». Le opere alle quali si riferiva Beuys sono i multipli, risultato dell'estro e della rielaborazione personale di quella corrente alla quale pure ha appartenuto, ossia il Fluxus.
Termine coniato dall'artista svizzero Daniel Sperri nel 1959, i multipli, come suggerisce il nome stesso, rappresentano opere d'arte delle quali vengono prodotti diversi esemplari, tutti identici tra loro. Se il Fluxus è un modo di pensare, una etica artistica, con i multipli si intende definire particolari pezzi artistici. Il messaggio dei multipli è quello di investire di nuova importanza gli oggetti dell'every day life, i quali non sono più meri oggetti quotidiani, bensì artistici. Queste nuove opere d'arte avevano forma tridimensionale e la loro produzione in serie ne consentiva una vendita a prezzi modici. Questo rendeva i multipli, opere d'arte non più solo ad appannaggio di critici, benestanti e cultori di nicchia, ma di un pubblico molto più vasto e dalle disposizioni economiche ben più limitate. Una siffatta rivalutazione del comune oggetto quotidiano è il fine al quale i multipli tendono, conseguenza è, invece, la possibilità di tramutare l'intera realtà degli oggetti e la stessa quotidianità in arte. Ai produttori di multipli non sfugge di realizzare opere alla portata di tutti senza per questo svalutare l'oggetto artistico e il suo valore. Questo processo di democratizzazione dell'arte coincide da una parte con i bisogni di una società massificata, mentre dall'altra non accenna ad assoggettarsi al livellamento culturale della modernità, materializzando un messaggio sociale talvolta violento o sarcastico.


Tra i primi a realizzare una siffatta arte democratica menzioniamo Marcel Duchamp, il quale tra il 1935 e 1941 realizza dei Readymades in serie.


La realizzazione dei multipli impegna Beuys fino alla sua morte, avvenuta nel 1986. I multipli realizzati dall'artista sono più di cinquecento. Tra tutti gli artisti dediti alla nuova corrente di democratizzazione dell'arte, Beuys emerge per il suo essere prolifero e per aver sviluppato in maniera individuale un concetto artistico che con i multipli dà inizio ad una nuova era artistico-culturale.

A differenziare i multipli di Beuys dalle opere degli artisti Fluxus di Maciunas, con il quale Beuys pure lavorerà, saranno le dimensioni delle opere realizzate. Se Maciunas realizzava oggetti che potevano essere contenuti in una mano, di ben più ampie dimensioni saranno quelli di Beuys. Anche nel concept da loro condiviso, ossia la democratizzazione dell'arte, le strade degli artisti sembrano approdare a due soluzioni diverse: Beuys, a differenza degli artisti del Fluxus, soleva marchiare le proprie opere con segni o firme che ne testimoniavano la paternità. Motivo, questo, che strideva con l'anonimato seguito dagli artisti del Fluxus.

Capri Battery
Capri Battery
Il motivo dell'energia si unisce, nella finalità artistica di Beuys, con quelli politici sulla comunicazione e il rispetto ambientale. Beuys elabora un'arte in cui i temi che riguardano l'uomo si intrecciano in un'unica fitta rete. Al centro delle sue opere l'uomo è il catalizzatore: non solo colui che crea problemi, ma anche unica soluzione di questi. Nella visione di Beuys l'insieme degli uomini forma una massa capace di oltrepassare il significato negativo di massa stessa. La Capri Battery è paradigma dello humor dell'artista tedesco e delle sue collaborazioni con personalità italiane in favore della "difesa della natura". La Capri Battery rappresenta una presa italiana, che affascinò Beuys per la sua conformazione, con una lampadina gialla conficcata in un limone. Le istruzioni incise sul cofanetto in legno recitano: "Nach 1000 Stunden Batterie auswechseln" (dopo 1000 ore cambiare le batterie). Il limone viene sostituito regolarmente dai curatori delle mostra, ma non dopo mille ore. Se si seguissero le istruzioni redatte dall'artista il limone sarebbe di certo in condizioni impresentabili. Si pone qui l'accento su un tema precipuo per Beuys e le sue riflessioni sull'uomo, ossia quello sull'energia, le sua capacità e la sua durata. Un limone non può restare intatto dopo mille ore e così, sembra sottolineare Beuys, l'energia non può essere considerata inesauribile ed infinita. Quello di Beuys appare un monito, una informazione circa scenari non troppo remoti, sul possibile pericolo nel quale l'uomo può incorrere. L'energia, la termodinamica è un importante fonte da conservare, da non disperdere inutilmente. Per Beuys ciò che è caldo tornerà freddo e per mantenere l'energia bisogna investire in essa continuamente.
Questa opera rappresenta per Beuys non solo un avvertimento o una riflessione sull'universo, la terra e le sue interazioni, il suo rapporto con l'uomo, bensì anche quel filo teso tra l'artista e la terra dei limoni. Il bel paese ha da sempre esercitato su diverse personalità oltralpe un fascino molto forte. Beuys avrebbe voluto rappresentare in forma di arte le parole di un altro famigerato tedesco, ossia il Goethe del Viaggio in Italia. «Conosci tu il Paese dove fioriscono i limoni?» chiedeva il Goethe e con questa frase, tra le altre dedicate alla terra degli angeli abitata da diavoli, inaugurava quel lungo filone della letteratura straniera colma di nostalgia del paese dei limoni.

Aufruf zur Alternative
Aufruf zur Alternative
La chiamata all'alternativa riprende, come nella Capry Batterie, il profondo rapporto nato tra Beuys e l'Italia. La situazione dell'Italia degli anni '60 offrirà, infatti, molti spunti di riflessione che l'artista personalizza in forma di espressione artistica. Questa opera racchiude, per iscritto, le soluzioni che Beuys elenca per la fondazione di una società più democratica.


Rose für direkte Demokratie
Rose für direkte Demokratie
Forse l'opera più conosciuta di Beuys. In un vaso misuratore di liquidi viene posta una rosa, come nel caso del limone della Capri Batterie, regolarmente rimpiazzata una volta usurata.

Telephon S——Ǝ
Telephon S——Ǝ
Due lattine legate da un filo che si intreccia in maniera disordinata sulla superficie. Beuys intende mostrare il processo comunicativo tra persone, appunto S e Ǝ in tedesco Sender (trasmettitore) e Empfänger (destinatario). Su uno dei barattoli Beuys traccia una croce di colore mogano, uno dei colori preferiti dall'artista, croce che compare altresì su un'altra piccola lattina: Objekt zum Schmieren und Drehen del 1972.


Objekt zum Schmieren und Drehen

La croce è il simbolo della cura, come di due cerotti che incrociati possono alleviare e curare le ferite.
Risale al 1970 il progetto che avvicina Beuys all'Italia facendo confluire il tema della natura, le questioni politico-sociali in un unico grande lavoro artistico sul bel Paese. In Abruzzo nasce un connubio tra l'artista e i coniugi Lucrezia De Domizio e Buby Durini che si consolida nel progetto artistico Fondazione per la rinascita dell'agricoltura. I viaggi in Italia impegnano Beuys già durante la seconda guerra mondiale e sarà proprio il meridione con la sua cultura contadina a colpire profondamente l'artista dei multipli. La stridente opposizione tra gli arcaici e tradizionali metodi di coltivazione usati dagli agricoltori del tempo nel sud Italia e le crescenti tecniche moderne per la cura della terra, saltava agli occhi di Beuys sollevando in lui riflessioni sempre più profonde sul rapporto tra l'uomo e la natura. Il legame che sottende tutta la sua produzione artistica è quello che interseca la tematica ambientalistica con il ruolo dell'uomo e l'uso della sua coscienza per la salvaguardia e "difesa della natura". Non a caso i multipli che rappresentano questo tema sono oggetti ripresi dalla quotidianità contadina, dalla tradizione dei lavoratori della terra, nella quale è racchiuso il sacrificio dell'uomo dedito alla sua amata terra.


La zappa

La zappa è il semplice utensile di lavoro il cui manico è costituito dal legno di un ulivo, dunque frutto della stessa terra che lavora.


Ölkanne

Ancora, la Ölkanne imprime nell'opera di Beuys l'importanza della lavorazione e della produzione dell'olio di oliva tra gli abruzzesi, testimoniando con intensità e realismo eccezionali l'origine di antichi sapori e culture passate, in un periodo in cui l'egemonia della democrazia tecnica iniziava la sua inarrestabile ascesa.

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