5 ottobre 2015

Charlando de tango: remembranza e olvido nelle letras della Nueva Guardia


Gli anni compresi tra il 1920 ed il 1940 vengono tradizionalmente definiti come il periodo della Nueva Guardia; fu questo il momento in cui emersero prepotentemente le tematiche della remembranza e dell'olvido. La malinconia, nelle sue più variegate declinazioni musicali e scrittorie, divenne il topos narrativo centrale delle letras de tango, oramai quasi del tutto scevre di quei riferimenti marcatamente sessuali che avevano pienamente caratterizzato i testi del periodo antecedente, cioè della cosiddetta Vieja Guardia. Il tango canción, "passo dopo passo", si avvicinò sempre di più ad un'appassionata e sensuale forma poetica. Di fronte alla nuova realtà urbana, gli emigranti si sentirono avvolti nel profondo da un forte e puro sentimento di nostalgia caratterizzato da un violento desiderio di ritorno, geografico ed affettivo; un volver, però, che mai vi sarebbe stato. Uno tra i brani più importanti per quanto concerne quel ricordare intenso, lacerante e doloroso, che da sempre caratterizza il tango nell'immaginario collettivo, è indubbiamente Remembranza, tango composto nel 1934 da Mario Battistella e Mario Melfi.



Il testo narra la tristezza propria di un lancinante recuerdo amoroso; il protagonista, privo oramai di qualsivoglia speranza, si sente, utilizzando un'immagine fortemente poetica, como un náufrago en el mar che non vuole, né può, rassegnarsi alla perdita dell'amata. In Remembranza, ed in molte altre letras de tango, l'amore viene il più delle volte rappresentato mediante la ben chiara metafora "del fiore"; il suo essere tristemente appassito non implica, però, l'assoluta impossibilità di una rinascita. L'amore può rifiorire, dunque, a condizione che si dimentichi la rabbia (¡olvida mi desdén) e si accettino i compromessi, talvolta amari, del ritorno ad una normalità ormai perduta. Il topos del ricordo diviene quasi martellante sul finire del brano; l'autore si abbandona ad una profonda remembranza dei luoghi d'amore dove ogni singolo oggetto racconta la storia di una passione che più non è e mai più sarà: una foto sul tavolo, testimonianza tangibile di un passato mai olvidado, ed un'ortensia appassita que fue el cantar de nuestro amor, costituiscono le immagini conclusive di una tra le pietre miliari del tango canción di ogni tempo. Pur se composto qualche anno prima di Remembranza, estremamente intenso e maturo risulta essere anche Confesión (1931), brano scritto e musicato dal grandissimo Enrique Santos Discépolo con l'aiuto del letrista Luis César Amadori.



Confesión, interpretato da molteplici orchestre e cantores, colpisce per l'assoluta intensità della musica e delle parole; un continuo sovrapporsi di lancinanti recuerdos, di immagini tra di esse drammaticamente contrastanti, di sentimenti d'odio e d'amore che si intersecano in un triste susseguirsi di singhiozzi. Il protagonista ha perduto a conciencia pura l'amata, lasciando di sé un ricordo assai negativo; ma la piange, disperato, nascondendosi e nascondendo il proprio dolore agli occhi della donna, il sol della sua esistenza. Dalle letras emerge un drammatico racconto: il protagonista ha consapevolmente scelto di farsi odiare dall'amata (...para salvarte solo supe hacerme odiar), abbandonandola pur di salvarla dall'orribile baratro in cui stava lentamente sprofondando. Un addio, dunque, non voluto ma necessario, un puro atto d'amore che fa della propria rinuncia la più alta espressione e testimonianza. Ma il sentimento amoroso, quello vero e profondo, non si dimentica facilmente ed il ricordo provocato da un fortuito incontro si tramuta in quel dolore dettato dall'impossibilità del contatto. La bellezza della donna, passione evidentemente mai olvidada, conduce il protagonista ad una riflessione assai amara: pur non conoscendo l'identità di chi adesso le è al fianco, la miseria cruel da lui offertale giustifica il suo vederla, adesso, hecha una reina che meglio vivrà lontana da lui. Confesión, intenso ed avvolgente tango, presenta inoltre una struggente versione esclusivamente strumentale ad opera dell'orchestra di Francisco Canaro, la cui sublime interpretazione ha reso possibile un'efficace comunicazione della più intima atmosfera del brano, nonostante l'assenza delle affascinanti ed indimenticabili letras di Discépolo.


I due testi qui brevemente affrontati non rappresentano che in minima parte l'immenso universo 'letterario' costituito dalle letras de tango composte ed interpretate durante la Nueva Guardia, periodo assai fecondo e ricco della storia tanguera.


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