2 ottobre 2011

Intervista a Graziano Cecchini

Graziano Cecchini

L’imprevedibile Graziano Cecchini, classe 1953, ha un solo obiettivo: risvegliare le coscienze degli uomini verso l’azione e la critica.
I suoi primi gesti eclatanti risalgono all’ottobre del 2007 quando versa del colorante rosso nella Fontana di Trevi e nel gennaio del 2008 lasciando cadere 500mila palline colorate dalla scalinata di Trinità dei Monti verso Piazza di Spagna.
Pochi mesi fa il suo ultimo blitz futurista in Piazza della Repubblica, sempre a Roma, questa volta l’obiettivo è la Fontana delle Naiadi (fontana realizzata da Mario Rutelli bisnonno di Francesco Rutelli, ex sindaco di Roma), ne tinge l’acqua di rosso, bianco e verde e posizionando un busto di donna in gesso con dei rubinetti al posto dei seni, grida: «IO NON CI STO perché la cultura, così come l’acqua, è di TUTTI e DI TUTTI deve restare!»
Cecchini, artista anticonvenzionale, come ama definirsi, è sempre in prima linea contro l’ arroganza del potere e in attesa di una sua nuova irriverente performance attraverso questa intervista cerchiamo di conoscere meglio chi è questo futurista del terzo millennio.


Chi è Graziano Cecchini?
Semplicemente il più realista dei sognatori. Sognatore perché ancora continuo a credere che le cose possano migliorare, possano essere cambiate; realista perché so che per farlo bisogna lottare, agire e non stancarsi mai. Tutte le mie performance e lo spirito di tutti i miei quadri, le mie opere, nascono dall’osservazione di una realtà nella quale vivo e della quale mi nutro costantemente.

Nel 2007 ha fondato il movimento di Avanguardia Futurista. Ce ne parli.
La performance di Fontana di Trevi risale al 2007, dopo ho fondato FTM-AzioneFuturista. In occasione di Piazza di Spagna poi ho proseguito nel mio omaggio al Futurismo e ai suoi padri sottolineando, a livello internazionale, l’importanza e l’attualità di una Avanguardia come il Futurismo. Questo un anno prima del centenario. Nel 2009 poi, ho pubblicato il manifesto del Futurismo del terzo millennio. Dall’ottimo riscontro ottenuto sul territorio nazionale e non solo, ho avuto la conferma della necessità di un movimento che risvegli le coscienze degli uomini, indirizzandoli verso l’azione e la critica. Azione Futurista si nutre di realtà tanto che non può, per questo motivo, essere etichettata sotto nessuna bandiera politica. E’ arte e sociale, è critica propositiva, è azione e osservazione.

A Salemi, in Sicilia, il sindaco Vittorio Sgarbi l’ha nominata Assessore al Nulla, in che modo ottempera quindi a questo incarico?
Filosoficamente il nulla è “assenza di materia, assenza di ciò che è”, una dimensione vuota che va riempita. Ecco, l’Assessorato al Nulla era l’Assessorato che doveva riempire i Vuoti del Comune di Salemi. Ero svincolato dalle normali procedure istituzionali, sia nel bene (maggiore velocità di azione), sia nel “male” (nessuno stipendio, né rimborso spese, né altro genere di emolumento). Ma dopotutto essere Assessore al Nulla è una missione. L’esperienza siciliana è stata l’ennesima palestra che per un po’ ha dato i suoi frutti.

Oltre ad essere un’attivista lei si dedica all’arte in prima persona. Com’è nata questa sua passione?
Come è nata? E’ nata insieme a me. Ricordo che, sin da bambino, ho avuto sempre una matita in mano e una passione sfrenata per i colori. I miei primi veri quadri risalgono a quando avevo 12 anni, il mio impegno politico ai 14. Diciamo che politica, attenzione per ciò che mi circondava e arte sono andati di pari passo da quel momento. In entrambi i casi ho studiato… nel campo dell’arte studio ancora moltissimo, come è giusto che sia. Non penso che un artista possa mai sentirsi del tutto soddisfatto dei traguardi raggiunti. E’ il pregio e il difetto di chi crede in ciò che fa: ottenere sempre il meglio.

Fino ad ora ha fatto diverse performance nella Capitale e non solo, con messaggi sempre differenti e fortemente provocatori, ce ne vuole lanciare uno attraverso quest’intervista?
Più che un messaggio, vorrei fare una domanda provocatoria. Vorrei domandare a tutte le Istituzioni e alle Accademie, come mai continuano ad avere paura del Futurismo e dei principi del Futurismo… La risposta purtroppo già si sa, è chiara e manifesta nella stessa storia del movimento. Sa, il Futurismo ha dimostrato che è l’Avanguardia che si evolve nel tempo, è sempre attuale e fonda le sue radici nella critica e nella autocritica. Un movimento siffatto libera le menti e sprona all’azione. Come può piacere questo al cosiddetto “potere”, sia esso istituzionale o accademico? Ma io continuo ad essere sognatore e sogno qualcuno che risponda a questa domanda, e che ammetta la pericolosità di tutto ciò che stimola i cervelli e li rende liberi e autonomi nella valutazione della realtà circostante. Un’ammissione del genere sarebbe già un passo avanti.




Dalle sue azioni traspare un forte impegno politico e sociale: cultura e libertà d’espressione in primis. Cosa la preoccupa di più?
Mi preoccupa l’immobilità delle coscienze e l’arroganza del potere. Sono convinto che l’arte debba essere al servizio del fruitore e debba diventare un mezzo per farsi ascoltare. Se è vero che le ideologie sono morte, non vuol dire che insieme a loro siano morte anche le emozioni. L’arte è emozione e attraverso essa si possono veicolare messaggi universali. Oggi in Italia dobbiamo combattere per liberarci da una mediocrità che non appartiene alla nostra storia. Spesso mi ripeto che non è del gigante che bisogna aver paura, ma dei nani. E purtroppo l’Italia ne è piena! Ricorda il film Carlito’s way? Ecco, pensi alla scena finale del film. E’ il personaggio più mediocre che colpisce a tradimento e che l’ha vinta. Di questo dobbiamo preoccuparci, delle infinite piccole manchevolezze delle Amministrazioni.
Da parte mia, l’eco delle mie performance dura e perdura nel tempo e, come è mia abitudine, ciò che dico è fondato su prove e documenti. Difficile smentire le accuse che faccio. Insomma, in finale, sono io che faccio preoccupare.

Alle ultime elezioni ha accettato la candidatura al consiglio comunale di Latina al fianco dello scrittore Antonio Pennacchi con la Lista Pennacchi per Latina- Futuro e Libertà. Perché ha scelto questa lista?
Lista Pennacchi con Futuro e Libertà è stata una sfida e le sfide mi sono sempre piaciute. Ho scelto le persone più che il partito, come ho spiegato in più di un articolo e intervista. Io sono convinto che l’esperimento di Salemi possa continuare e che oggi come oggi si debba puntare sulle persone e non sulle appartenenze politiche, che troppo spesso si basano sulla personale convenienza e niente altro. Ormai io scommetto solo sulla faccia delle persone e, quando mi espongo, lo faccio in prima persona. Sono così poche le persone che dispongono di una faccia sola! A Latina mi sono trovato a fianco di un uomo come Antonio Pennacchi che, oltre ad essere un uomo che non ha difficoltà a dire le cose come stanno, è un uomo che di faccia ne ha una. A prescindere dal risultato ottenuto, l’esperienza è stata molto importante e non è detto che non abbia un seguito.
A chi l’accusa di essere un sedicente artista e fascista, lei cosa risponde?
Sedicenti erano le brigate rosse e da sedicenti sono diventate una realtà. Bene, l’essere sedicente mi piace. A maggior ragione poi, visto che certe definizioni provengono proprio da chi, in privato mi stringe la mano e mi chiede un buon prezzo per i miei quadri, e in pubblico mi critica e si dissocia. Purtroppo per loro, io, da artista anticonvenzionale e non in vendita, scelgo attentamente le persone cui vendere le mie opere!
Per quanto riguarda il “fascista”, direi che oggi fascista è una parola grossa. Oggi nessuno può essere fascista come convenzionalmente viene definito il fascismo. Ma, se rivendicare la Carta del Carnaro e, di conseguenza, la Repubblica Fiumana di D’Annunzio e Marinetti, significa essere fascista, allora io sono fascista. Ma, attenzione, vorrei ricordare che la Carta del Carnaro, nella sua fase sociale, fu rivendicata anche da Togliatti e da circa 60 dirigenti del PCI e che i principi fondamentali del Futurismo furono elogiati da un certo Antonio Gramsci. Quindi, ora come la mettiamo? Io sono convinto che la cultura e la conoscenza siano fondamentali e che travalichino l’essere fascista o comunista. L’importante è avere un giusto senso critico, rispettare il prossimo e se stessi ma soprattutto non dimenticare chi si è e non mettere in vendita i propri valori.

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