27 ottobre 2011

Jack Unterweger, lo scrittore serial killer


Jack Unterweger
Può la cultura redimere un criminale? E la detenzione poi riabilita davvero un individuo? Queste domande fanno parte di un dibattito che da anni divide le opinioni interne ad ogni paese: tra coloro che sostengono l'impossibilità di una “guarigione” dalla pulsione criminale e chi afferma il contrario. La vicenda di Johann Jack Unterweger sembra rappresentare proprio il condensato di questo dibattito...

Una fredda mattina di settembre del 1990 alcuni passanti scoprono sulla sponda del fiume Vitava, nei pressi di Praga, il cadavere di una donna. Il corpo era nudo e giaceva con la faccia in su e le gambe divaricate, attorno al collo aveva stretto un paio di collant grigi. L'autopsia accertò anche segni di percosse, un accoltellamento e un decesso per strangolamento avvenuto il giorno precedente. Contrariamente a quanto si potesse supporre non vi erano tracce di violenza sessuale. La vittima si chiamava Blanka Bockova ed era impiegata presso una macelleria di Praga. Gli inquirenti provarono a ricostruire i movimenti della vittima onde seguire una pista ma si scoprì solo che Blanka era stata vista, per l'ultima volta, il giorno precedente in un pub mentre discuteva con un uomo ben vestito. Poi nulla.

Blanka Bockova
Blanka Bockova
Cinque settimane dopo a Graz, in Austria, venne rinvenuto il corpo di una donna in un bosco nei pressi di Bregenz in Austria da alcuni escursionisti. La donna si chiamava Heidemarie Hammerer e faceva la prostituta; anche in questo caso il corpo era stato ritrovato coperto di foglie, riverso sulla schiena ma rivestito subito dopo l'omicidio e trascinato nel bosco. C'erano segni di percosse, ma il decesso era avvenuto per strangolamento tramite i suoi stessi collant. Nessun segno di violenza sessuale, tuttavia venne trovata una traccia estranea al corpo della vittima, una fibra rossa che venne analizzata ed archiviata.
Cinque giorni dopo venne scoperto un altro cadavere di donna a nord di Graz. Il corpo però era in avanzato stato di decomposizione, giaceva sulla schiena, era parzialmente coperto di foglie, aveva subito percosse e la morte era avvenuta per strangolamento tramite collant.

Elfriede Schrempf
Elfriede Schrempf
Il 7 marzo 1991 scomparve un'altra prostituta, Elfriede Schrempf. La polizia avviò le ricerche. Due giorni dopo la famiglia ricevette una telefonata anonima da un uomo che criticò il mestiere della donna minacciandola apertamente. Ci fu anche un'altra telefonata dallo stesso tono, poi nulla. Della donna si erano perse completamente le tracce quando sette mesi dopo venne ritrovato il cadavere in un bosco nei pressi di Graz. La modalità era la stessa: il corpo giaceva sulla schiena ricoperto di foglie e strangolato.
La stessa sorte toccò anche ad altre quattro prostitute di Vienna; stessa modalità menzionata, con la differenza che la polizia non riuscì subito a collegare la logica seriale con i primi delitti. Ma quando il 20 maggio la morte toccò anche un'altra prostituta la stampa austriaca cominciò a sospettare la presenza di un serial killer.

Jack Unterweger
Jack Unterweger
Nel trambusto di quei giorni August Schenner, un ex investigatore del Dipartimento di Investigazione Criminale di Salisburgo ormai in pensione, leggendo i quotidiani che parlavano di quegli strani delitti notò una grande somiglianza con alcuni omicidi avvenuti negli anni settanta; in particolare si ricordò del delitto di una prostituta trovata morta in un bosco, strangolata col proprio reggiseno e col corpo ricoperto di foglie. Allora riuscì a risolvere il caso grazie alla segnalazione di un'amica della vittima; l'assassino subito arrestato confessò il delitto e venne condannato a 25 anni di reclusione. L'omicida che Schenner aveva catturato anni addietro si chiamava Joahnn Jack Unterweger, un uomo dai modi affascinanti, definito dagli psicologi come un «sadico con tendenze narcisistiche e istrioniche».
Entrato in carcere ignorante, in quei lunghi anni di detenzione iniziò a leggere moltissimi libri e a scrivere racconti, poesie e drammi teatrali. Divenne famoso dopo la pubblicazione della sua autobiografia Purgatorio, dove emergeva un'infanzia difficile: figlio di uno sconosciuto soldato statunitense e di una prostituta, visse la sua adolescenza accanto ad un nonno alcolizzato. Intraprese così brutte strade, finendo in prigione svariate volte per furti e aggressioni a prostitute. Dopo la sua trasformazione i suoi lettori lo soprannominarono “Il prigioniero poeta”. Inoltre un gruppo di intellettuali austriaci assieme alla scrittrice, futuro premio Nobel Elfriede Jelinek, interessatisi alla sua storia firmarono una petizione per favorire il suo rilascio. Concessagli la grazia nel 1990 Unterweger divenne un uomo libero e iniziò a partecipare ad una serie di programmi televisivi di approfondimento culturale. In merito a quell'ondata di omicidi Jack iniziò una sua investigazione attraverso interviste a prostitute e ai detective interessati al caso. Per quanto potesse sembrare apparentemente contraddittorio, dopo il suggerimento di Schenner la polizia cominciò considerare seriamente la possibilità che Unterweger potesse essere coinvolto nella vicenda: ma non avendo prove sufficienti, specie contro un personaggio così famoso, mantennnero uno stretto riserbo sui loro sospetti.

Purgatorio
La copertina di Purgatorio
Tuttavia pochi mesi dopo emerse una strana coincidenza. Una rivista austriaca aveva commissionato a Unterweger un articolo sulla criminalità statunitense e sul mondo della prostituzione, e proprio durante quell'assenza di cinque settimane nessuna nuova vittima seriale venne scoperta in Austria. Al suo ritorno quindi, in assenza di nuovi indizi, la polizia chiamò lo scrittore per interrogarlo. Ma egli dopo l'interrogatorio reagì scrivendo articoli che accusavano la polizia di incapacità e inefficienza, ma soprattutto di pregiudizi contro il suo passato. Quegli attacchi mettevano in serio pericolo la dignità della polizia e la risoluzione del caso, per questa ragione vennero intensificate le indagini sul suo conto. Furono interrogate tutte le prostitute che avevano avuto rapporti sessuali con lui, onde ricostruire la sua vita privata. Tuttavia c'era di più, indagando tra i beni appartenuti allo scrittore si scoprì che appena uscito di prigione aveva acquistato una BMW poi sostituita con una Passat. Il cambio di vettura non provava nulla, ma dopo aver ritrovato la BMW presso il rivenditore ed eseguito i controlli della scientifica furono prelevati frammenti di DNA sul sedile: il responso delle analisi fu perentorio, il DNA prelevato era quello di Blanka Bockova, la prima delle vittime accertate che era stata in quell'auto.
Grazie a queste prove venne autorizzata la perquisizione dell'appartamento di Unterweger dove fu trovata una giacca di pelle e una sciarpa rossa. Dalle analisi delle fibre spuntò un collegamento col cadavere di Heidemarie Hammerer a causa delle tracce di DNA nella giacca, ma soprattutto per la fibra rossa della sciarpa che combaciava col tessuto “estraneo” rinvenuto sul cadavere. A quel punto venne contattata la polizia di Los Angeles per comprendere meglio gli spostamenti di Unterweger durante il periodo americano; si scoprì che anche lì si indagava su tre casi di prostitute morte con le stesse caratteristiche. La soluzione era arrivata: la polizia austriaca firmò un mandato di arresto nei confronti dello scrittore. Però quando fece irruzione in casa di Unterweger scoprì che era già partito per gli USA con Bianca Mrak, la sua nuova fidanzata. Dall'America sapendosi pedinato contattò i giornalisti austriaci lanciando invettive contro la polizia che a suo modo voleva incastrarlo. La sua fuga durò poco perché a causa dell'imprudenza della fidanzata, che aveva comunicato alla madre il suo indirizzo, gli agenti americani poterono raggiungerlo e catturarlo.


Venne eseguito nuovamente il controllo del DNA che confermò l'omicidio di una delle tre donne americane. Poi si procedette alla richiesta di rimpatrio onde presentarsi al processo in Austria dove si proclamò innocente sin dal primo momento. Durante i due mesi e mezzo di processo pur affermando d'aver commesso in passato degli errori, continuò a dichiarare la sua innocenza. Ma l'evidenza delle accuse era schiacciante per nove degli undici delitti. Subito dopo la condanna all'ergastolo, Jack affermò alla corte con spavalderia che non avrebbe trascorso un solo giorno di prigione; e così avvenne perché a causa di una distrazione delle guardie carcerarie, appena giunto in cella ebbe il tempo di impiccarsi con la corda dei suoi lacci e un elastico dei pantaloni da ginnastica.


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