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22 agosto 2014

Lagerkvist - Dikter (audiolettura)


Pär Lagerkvist

In quella linea invisibile che divide i due secoli, quello prebellico e l'illusione della quiete perenne, e quello postbellico ovvero lo scontro dell'uomo contro l'idea realissima di un male violento in cui ogni generazione può piombare, in questa contrapposizione di idee e di risvolti storici, non poche sono le voci di coloro che hanno presentito il terrore, il male esistenziale. Tra questi va annoverato il nome del Premio Nobel svedese del 1951: Pär Lagerkvist. La lirica scandinava del Novecento è ben rappresentata dal poeta influenzato da Strindberg, la cui grandezza lui stesso innalza dinanzi all'altro genio scandinavo Ibsen. Nelle Dikter (trad. it. Poesie) di Lagerkvist due sono gli elementi di attrazione: la natura e l'essenza dell'uomo intesa come ricerca del male e del bene, dell'ordine e del Kaos (Caos è il titolo di un dramma di Lagerkvist del 1919). L'inferno sulla terra, questa terra che noi abitiamo, recita una poesia del poeta, è la parte di un tutto che va osservato, indagato fino a scoprire che, seguendo il modello nietzscheano dell'eterno ritorno dell'uguale, tutto torna indietro mentre la vita va avanti. Il disordine, il terrore e la spinta, il fervore degli uomini ricalca la stessa "febbre", lo stesso "fervore" religioso del Medioevo, come intende sottolineare Giacomo Oreglia, uno dei maggiori conoscitori del poeta scandinavo, riprendendo un passo da Modern Teater di Lagerkvist. Ma l'uomo post medioevo non è più rassicurato dall'immagine di un Dio (Den Gud som inte finns, tr. it. Il dio che non esiste), a lui resta solo la natura e con essa lui si identifica: la sera, le nubi, la stella e la via lattea, sono solo alcuni dei temi presenti nelle Dikter.

20 agosto 2014

Il delta di Venere - Anaïs Nin (Racconti - 1969)

Il delta di Venere
Fingendo colpa e vergogna, si gettò contro le ginocchia del frate e piegò la testa come per piangere, ma in realtà il contatto con la nappa l'aveva portata all'orgasmo ed era scossa dai fremiti. Il frate, credendo che fossero dovuti al senso di colpa e di vergogna, la prese tra le braccia, la fece alzare dalla sua posizione in ginocchio, e la confortò.
Scritti su commissione, i racconti erotici di Anaïs Nin narrano di seduttori, donne lascive, prostitute, preti morbosi, ragazzini curiosi, ermafroditi; un carosello di amori incestuosi, pedofili, omosessuali, necrofili.

27 maggio 2014

Il capitano è fuori a pranzo - Charles Bukowski (Diario - 1998)

Bukowsky il capitano è fuori a pranzo
Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire.
Tra la fine dell'estate del 1991 e l'inverno del 1993, mentre aspettava la morte, Bukowski scrisse questo sincero e intimo diario. Vi troviamo uno scrittore che cerca serenità, solitudine (che sente anche quando si trova sommerso nella folla degli ippodromi), che non vuole essere disturbato e che sbudella contro il mondo, poeti, pensatori, lettori, tutto il suo astio, la sua burbera misantropia. Ogni pretesto è buono per riflettere sulla vita, sul mondo, sull’onnipresente morte; bastano una corsa, i fari di un'auto, una visita, un ricordo, il suo mitizzato computer, le unghie dei piedi ad accenderlo, illuminarlo nella buia notte dell’esistenza. Nessun rammarico, nessun rimorso in queste pagine; anche se l'idea di abbandonare il mondo, la vita come la intese lui, la scrittura, la moglie, da qualche parte lo fa vacillare.

16 maggio 2014

Dalla parte di Swann - Marcel Proust

Marcel Proust

A lungo, mi sono coricato di buonora. Qualche volta, appena spenta la candela, gli occhi mi si chiudevano così in fretta che non avevo il tempo di dire a me stesso: «mi addormento». E, mezz'ora più tardi, il pensiero che era tempo di cercar sonno mi svegliava; volevo posare il libro che credevo di avere ancora fra le mani, e soffiare sul lume; mentre dormivo non avevo smesso di riflettere sulle cose che poco prima stavo leggendo, ma le riflessioni avevano preso una piega un po' particolare; mi sembrava d'essere io stesso quello di cui il libro si occupava: una chiesa, un quartetto, la rivalità di Francesco I e Carlo V. Questa convinzione sopravviveva per qualche secondo al mio risveglio; non scombussolata la mia ragione, ma premeva come un guscio sopra i miei occhi impedendogli di rendersi conto che la candela non era più accesa. Poi cominciava a diventarmi incomprensibile, come i pensieri di un'esistenza anteriore dopo la metempsicosi; l'argomento del libro si staccava da me, ero libero di pensarci o non pensarci; immediatamente recuperavo la vista e mi sbalordiva trovarmi circondato da un'oscurità che era dolce e riposante per i miei occhi ma più ancora, forse, nella mia mente, alla quale essa appariva come una cosa immotivata, inspiegabile, come qualcosa di veramente oscuro. Mi chiedevo che ora potesse essere; sentivo il fischio dei treni che, più o meno da lontano, come il canto di un uccello in una foresta, dava risalto alle distanze, descrivendomi la distesa della campagna deserta dove il viaggiatore si affretta verso la stazione più vicina, e il sentiero che percorre è destinato ad essere impresso nel suo ricordo dall'eccitazione che gli viene da luoghi nuovi e gesti non abituali, dai discorsi e dagli addii scambiati poco fa sotto una lampada straniera e che ancora lo seguono nel silenzio della notte, dalla dolcezza che si approssima del ritorno.

20 aprile 2014

Il silenzio delle cose




Madida di fumo
è la notte
con le sue onde
di buio,
sulle case cadono,
disfatte, le ore
ciascuna
col suo circolo vizioso.
Tu giaci nel riposo,
in un tramonto
di ciglia flebili
socchiuse,
e lampeggi nel tuo fioco
sogno che ti chiuse e ti piace
e d'intorno...
il silenzio delle cose.

23 marzo 2014

Queneau - Esercizi di stile (audiolettura)


Raymond Queneau

Immaginate un episodio raccontato dalla prospettiva di un narratore. Poi immaginate di leggere lo stesso episodio secondo stili diversi: metaforicamente, al passato prossimo o al presente, ampolloso o in rime, telegrafico o in latino. Esercizi di Stile di Raymond Queneau sono ciò che si professa, un mero esercizio di stile che mette in mostra le qualità letterarie dell’autore. La lettura quindi è come un gioco che si perpetua attraverso gli stili con cui sono sviluppati i diversi esercizi.

18 marzo 2014

L'Agnese va a morire - Renata Viganò (Romanzo - 1949)

L'Agnese va a morire - Renata Viganò
Sognò di andare a tirar giù l'impiccato. Si rammentava di non aver potuto vedergli la faccia. Adesso che era disteso in terra, si chinò per sapere chi era: riconobbe Palita, vivo, che si tolse la corda dal collo, e sembrava che stesse benissimo. Subito lui l'abbracciò; parlava forte, con una bella voce: - Sono venuto per dirti che sei una brava moglie e una brava compagna. Va' pure avanti così senza paura. Non ti succederà niente, a te e agli altri. Sono contento che tu lo sappia che cosa mi hanno fatto i tedeschi.

26 febbraio 2014

Il principe - Niccolò Machiavelli

Machiavelli

Tutti gli stati, tutti e' dominii che hanno avuto e hanno imperio sopra gli uomini, sono stati e sono o repubbliche o principati. E' principati sono: o ereditarii, de' quali el sangue del loro signore ne sia suto lungo tempo principe, o e' sono nuovi. E' nuovi, o sono nuovi tutti, come fu Milano a Francesco Sforza, o sono come membri aggiunti allo stato ereditario del principe che li acquista, come è el regno di Napoli al re di Spagna. Sono questi dominii così acquistati, o consueti a vivere sotto uno principe, o usi ad essere liberi; e acquistonsi o con le armi d'altri o con le proprie, o per fortuna o per virtù.

16 febbraio 2014

Il pioggiante


pioggiante

Piove, dunque non posso andare via da qui; dunque cade acqua dal cielo e nubi basse oscurano l’orizzonte; dunque non c’è il sole, non c’è la luce e le strade sono bagnate: non posso uscire; e se non posso uscire, allora devo restare a casa e badare a me stesso: sì devo badare a me stesso, a me stesso! Ma come devo fare? Come devo fare allora se non posso uscire? Le strade si bagnano e l’acqua si accumula ai bordi in pozzanghere di sporco... Allora tutto si sporca, tutto si bagna e io non posso uscire. Devo stare dentro a guardare la pioggia cadere? E che significa che la pioggia cade? Che significa dunque? …Sciocco! Come sono sciocco! La pioggia è la pioggia, che discorsi faccio? Se cade vuol dire che deve cadere, che Dio ha deciso che oggi deve cadere la pioggia e bagnare le strade! La pioggia è normale… come sono stato sciocco a credere diversamente! La pioggia è un fenomeno d’instabilità termobarica del tempo meteorologico, dunque un fenomeno fisico. S’addensano nubi e il contatto dei fronti termobarici ne favorisce il fenomeno. La pioggia è normale, non mi devo preoccupare, foss’anche l’attribuzione di un significato metaspirituale che lo sragionare dei sensi mi porta ad attribuire. La pioggia è la pioggia, con tutte le conseguenze, le citazioni e i tempi verbali in atto: piove, sta piovendo, ha piovuto e pioverà, e se voglio aggiungo piovendo e piovente: in ciò il participio assomiglia a spiovente, proprio come i tetti delle case. Ma non sarà allora che le case sono a spiovente per la pioggia? Probabile, davvero probabile… ma io sto supponendo troppe cose, troppe attribuzioni per un fenomeno meteorologico e non metaspirituale. La pioggia è pioggia e la devo accettare come tale. Dunque resterò fermo, seduto e immobile aspettando che termini e che esca il sole. E se non ci sarà il sole basterà che non piova più per poter uscire. Le strade saranno bagnate ormai e io posso uscire solo dopo la fine della pioggia… resto immobile a guardare, guardare dalla finestra le gocce bagnare i vetri.

7 febbraio 2014

La natura - Tito Lucrezio Caro (Poema - I sec. a. C.)

La natura - Tito Lucrezio Caro
E quand'anche il tempo raccogliesse la nostra materia dopo la morte e di nuovo la disponesse nell'assetto in cui si trova ora e a noi fosse ridata la luce della vita, tuttavia neppure questo evento ci riguarderebbe minimamente, una volta che fosse interrotta la continuità della nostra coscienza.
Sei libri di fuoco, eccellenti per stile e filosofia professata; un omaggio alle dottrine di Epicuro, presumibilmente il più grande filosofo dell'antichità. Lucrezio, riponendo fiducia nei sensi, scagliandosi contro le superstizioni religiose, scrive un’opera inattuale, umanista, illuminista, materialista. Liberato da qualunque peso superstizioso, coglie il mondo sotto una nuova luce e solo allora può permettersi di iniziare a discutere sull’universo, sulla natura, e a scoprire che è la materia composta di atomi l’unico sostrato della natura. Nell’elogio dei sensi, l’atomismo, il materialismo, il meccanicismo trovano ragione d’essere e ogni cosa trova il suo ordine, la sua geometria, il suo significato. E la conoscenza della natura può divenire strumento per raggiungere la felicità; la gnoseologia per l'etica. Lo scopo della scienza sarà perciò quello di raggiungere l'atarassia, l'imperturbabilità dell’animo, afflitto e stanco dal fardello dell’ignoranza e delle credenze che incutono terrore e allontanano l’uomo dalla serenità. È dunque un libro che descrive ciò che è e, allo stesso tempo, descrive ciò che dovrebbe essere…

26 gennaio 2014

Moravia - Il disprezzo (audiolettura)


Il disprezzo
è un romanzo di Alberto Moravia del 1954 da cui è stato tratto anche un film di Jean-Luc Godard.

21 gennaio 2014

Babbo Natale e la favola della democrazia rappresentativa


Alcuni anni orsono, durante un rilassante pomeriggio autunnale a passeggio tra le luci calanti del porto grande, col ritmo scandito dalle boccate di un buon Toscanello, il caro Luciano mi informò dell'imminente venuta dell'allora parlamentare europeo Claudio Fava in occasione della presentazione del suo ultimo libro Quei bravi ragazzi, testimonianza della sua concreta opera parlamentare nello smascherare lo scandaloso sistema delle "extraordinary renditions" messo in atto dall'amministrazione Bush nell'emergenza dell'ormai famigerata "lotta al terrorismo".

11 gennaio 2014

Discorso sul metodo - René Descartes

Discorso sul metodo

Bene vixit qui bene latuit
(Cartesio)

Il buon senso è fra le cose del mondo quella più equamente distribuita, giacché ognuno pensa di esserne così ben dotato, che perfino quelli che sono più difficili da soddisfare riguardo a ogni altro bene non sogliono desiderarne più di quanto ne abbiano. E in questo non è verosimile che tutti si sbaglino; è la prova, piuttosto, che il potere di ben giudicare e di distinguere il vero dal falso, che è propriamente quel che si dice buon senso o ragione, è per natura uguale in tutti gli uomini; e quindi che la diversità delle nostre opinioni non dipende dal fatto che alcuni siano più ragionevoli di altri, ma soltanto da questo, che facciamo andare i nostri pensieri per strade diverse e non prestiamo attenzione alle stesse cose. Perché non basta avere buono l'ingegno; la cosa principale è usarlo bene. Le anime più grandi come sono capaci delle maggiori virtù, così lo sono dei più grandi vizi; e quelli che camminano assai lentamente possono progredire molto di più, se seguono sempre la via diritta, di quelli che correndo se ne allontanano.

16 dicembre 2013

La matematica della condizione umana in letteratura

e=mc2


Una forma di pensiero che va oltre il linguaggio. Forse il genio sta in questo: il pensiero senza tempo. Il pensiero matematico esiste a prescindere dalle parole, non credo che il pensiero sia qualcosa di verbale, le parole sono incidentali, si può farne almeno.
(dal film Stephen Hawking, il genio della fisica)

Parto dal presupposto che la letteratura umanistica intesa come salvezza e conforto dalla condizione umana è, come la religione, sintomo di credenze irrazionali e speranze infondate. Se siete lettori facilmente suscettibili od incalliti religiosi, evitatemi. Una forma di pensiero libera dal linguaggio è certa, la matematica non mente, se così non fosse lo spazio-tempo non esisterebbe, tutto ciò che vedete, aldilà del cielo ed aldiquà delle nostre cellule, non sarebbe mai esistito. Miliardi di stelle, galassie, quasar, buchi neri, esistono a prescindere dalle parole. Il nostro più ardito pensiero, così come la nostra scoreggia, sono solo rumori sordi nel silenzio dell'universo. Ora, avendovi confortato quel tanto che basta, dilaniati dal pensiero del nulla, siete pronti per addentravi in un campo tanto affascinante quanto orrendo.

13 dicembre 2013

Piccole scene amorose - Pierre Louÿs (Racconti - 1927)

Piccole scene amorose

"Sei proprio gentile, Simone, a ospitarmi nel tuo letto... Ma non vorrei scandalizzarti"."E come?"."Non posso addormentarmi senza... senza..."."Ah! sei stata proprio cortese a dirmelo. Io l'avrei fatto senza confessartelo"."Ah! tu pure?... Ma tutto il letto trema, sappilo, quando io lo faccio. Per questo ho preferito avvertirti...".
Se volete eccitarvi, nel vero senso della parola, non potete non leggere questa spassosissima raccolta di scenette dialogiche a sfondo libidinoso. Brevissime e veloci scene; in poche battute sono descritti amori lesbici, confidenze erotiche, giochi onanistici a bizzeffe, ménage à trois, immaginazioni, desideri, voluttà, carnalità... Sono quasi unicamente donne le protagoniste che si raccontano, senza pudicizia, senza pregiudizi. Ma non tutto è innocente e gustabile: sono infatti raccontate storie estreme, spesso incestuose, di coprofagia, persino di pedofilia che non hanno nulla di eccitante e provocante.

18 novembre 2013

Il sarto della stradalunga - Giuseppe Bonaviri

Il sarto della stradalunga


Io don Pietro Scirè sarto della stradalunga, costretto dall'ozio di questi mesi di fitto inverno, mi propongo di scrivere qualche pagina della mia vita. Finite le feste di Natale in cui i contadini, con le berrette calate sino alle orecchie per il freddo, mi girano attorno o per i calzoni di tricot o per la giacca vechia da rivoltare e rimettere a nuovo, a Mineo, per noi sarti, non resta altro da fare che posare aghi, ovatta e forbici e starcene dietro i vetri della bottega a contare le pietre della strada o andare a sputare tra i tavoli del Caffè dei Benserviti.

4 ottobre 2013

Il castello di Crowley - Elizabeth Gaskell (Racconto - 1863)

Il castello di Crowley
L'amore era da lungo tempo scomparso dall'abitazione di quella coppia: un'abitazione, non una casa, persino nei giorni migliori. L'amore era uscito dalla finestra, prima ancora che la povertà entrasse dalla porta: eppure quella spietata ospite, che non tarda a scovare un giocatore poco raccomandabile, era arrivata.
Una visita a un castello normanno in rovina, edere che ne ricoprono le mura, boschi, un ponte su un fossato asciutto, un cimitero semi abbandonato, un vecchio custode testimone di una decadente storia: inizia in questo modo il racconto della scrittrice inglese, un invitante impasto di topos del ghost-story ottocentesco. Eppure questi elementi sono solo pretesti che danno alla narratrice l'occasione di riportare il racconto del vecchio guardiano sulla sfortunata Theresa Crowley. Promessa sposa a un brillante cugino, Duke, Theresa gli mostra sin dall'infanzia una certa indifferenza e così a Bessy, figlia del vicario e amica di giochi e innocenze. Mentre per tre anni il cugino sarà assente per il grand tour in Europa, l'adolescente Theresa si trasferisce a Parigi per crescere in eleganza e raffinatezza. Qui, sedotta dall'opulenza della città e dai modi gentili del conte di Grange, Theresa, di nascosto dal padre, si sposa con il conte; personaggio losco e dissoluto... Ben presto, però, la ragazza si accorgerà della vanità del loro amore e, infelice e con una dote dilapidata, subirà la tristezza che si affaccia prepotente nella sua vita. Nel frattempo il cugino promesso sposo si congiunge con Bessy di cui si era innamorato. Invidia e perfidia sconvolgono Theresa che, dopo la morte per assassinio del marito, ritorna al castello, dal deluso padre che intanto ospitava proprio Bessy e Duke. Anni dopo, morta Bessy per una strana malattia, dopo qualche tempo, finalmente, Theresa e Duke, tra lo smarrimento di amici e parenti, si sposano. Ma i due non saranno felici. Una volta scoperto che Victorine, la sempre fedele domestica di Theresa, era stata l'assassina di Bessy, Duke abbandona il castello e lascia da sola Theresa che morirà di disperazione appena dopo. Si spiega così il perché della rovina del castello di Crowley...

18 settembre 2013

Il profumo - Patrick Süskind


Il profumo
Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali scellerate di quell'epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontato la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte ecc., oggi è caduto nell'oblio, non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.

24 agosto 2013

Il ritardo della coscienza e i suoi risvolti morali


Benjamin Libet

Immaginate d’essere alla guida di un’auto, d’essere sufficientemente concentrati a ciò che state facendo quando d'improvviso appare uno scooter che vi taglia la strada; senza neanche pensarci piantate una brusca frenata, fermate l’auto ed evitate l’incidente. La rapidità del vostro gesto è un atto istintivo che vi ha salvato la vita non certo un qualcosa di ragionato preventivamente e dunque assolutamente inconscio. Questo breve esempio è alla base di uno studio condotto da Benjamin Libet (1916-2007) sul ritardo della coscienza, un ritardo misurato mediamente in appena mezzo secondo ma sufficiente per innescare una serie di interrogativi etici e morali su cui riflettere.


13 luglio 2013

Murakami - Norwegian Wood (audiolettura)


Haruki Murakami

Norwegian wood è un caso letterario pubblicato nel 1987 da Haruki Murakami. Un libro che ha avuto subito un grande successo di pubblico. La scrittura dell'autore colpisce per la sua capacità di profonda introspezione, raccontando i ricordi del protagonista Toru che atterrato ad Amburgo, dopo aver ascoltato Norwegian wood dei Beatles, ricorda le vicende della prima giovinezza. Ricordi che si legano all'amore per due ragazze con lo sfondo dei tumultuosi fine anni sessanta.