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20 dicembre 2010

I sogni di un visionario chiamato Kant

Kant
Immanuel Kant

Immaginiamo un Kant precritica, dal tono ironico ma forse, in realtà, neanche troppo ironico direi piuttosto un tono falsamente ironico, nel caso in cui il lettore serio voglia alzare un polverone di critiche contro un filosofo serio che non si è certamente tirato indietro dinanzi alla possibilità di rispondere in modo semiserio - secondo me serissimo - alla lettera di Charlotte. Non è importante qui spiegare chi sia Charlotte, bensì è interessante notare come dalla storia da lei raccontata, scaturisca un pamphlet kantiano il quale, collocandosi prima delle Critiche, andrebbe considerato in certi suoi aspetti essenziali: questi sono quelle tematiche sulle quali si incentra la Critica della ragion pura e la Critica della ragion pratica, la questione dell’anima.


16 maggio 2010

I sogni di un visionario spiegati coi sogni della metafisica - Immanuel Kant (Saggio - 1776)

I sogni di un visionario kant



Perciò io non disapprovo il lettore se, invece di considerare i visionari come semi cittadini dell'altro mondo, li ritiene senz'altro e per davvero candidati al manicomio e si dispensa così da ogni ulteriore ricerca
Nelle risposte alle opere e alle storie dello svedese Emanuel Swedenborg - capace, a suo dire, di comunicare con le anime dei morti - il filosofo di Konigsberg anticipa sommariamente, ma già piuttosto categoricamente, molte delle intuizioni delle future e rivoluzionarie "Critiche".

1 marzo 2021

Qualche riflessione su “Le cose dell’amore” di Umberto Galimberti

È una declinazione filosofica dell’amore, quella contenuta ne Le cose dell’amore di Umberto Galimberti, che non ne risparmia i fantasmi, le sfaccettature più celate e quelle meno nobili. Un libro a tratti enigmatico, a tratti rivelatore, come è in fondo l’amore stesso. 

6 settembre 2009

Il caffè filosofico

Il caffè filosofico

Con il quotidiano «La Repubblica» e il settimanale «L'Espresso» dalla prossima settimana sarà possibile acquistare i 16 DVD della serie Il caffè filosofico. La filosofia raccontata da filosofi.

13 maggio 2013

Die schweigenden Wörtern: l’indicibile della storia

Paul Celan  Martin Heidegger 
 Paul Celan Martin Heidegger 

Della poesia del Novecento tratto saliente sono gli eventi terribili che segneranno la letteratura del XX secolo. Il male delle due guerre e di una politica che tenta di trovare il suo centro ideale tra dittature e comunismi è lo stesso male che culmina nei pogrom degli ebrei, quelli marchiati dal nome della città tedesca Auschwitz. In Germania, in Italia e in altri paesi, la questione del male, che richiama anche il filosofo Kant, resta taciuta fino a quando la parola di alcune vittime operare un'azione purificatrice e liberatoria del male subito dagli altri. Tra coloro che richiamarono alla memoria l'ombra silenziosa della morte, ricordiamo Primo Levi in Italia e Paul Celan la cui identificazione geografica e culturale appare particolare e paradigmatica. Celan è rumeno ma grazie alla madre approfondisce la lingua e la cultura tedesca, scrivendo così più tardi in pura lingua tedesca. Celan è un rumeno che scrive in tedesco ma, e qui sta l'eccezionalità della sua natura, Celan è anche ebreo, un ebreo che scriverà in tedesco il canto della morte, grido silente degli orrori dei campi di concentramento. Una delle sue poesie più drammatiche e asciutte nel risultato linguistico che ne consegue, è Welchen der Steine du hebst (Qualunque pietra tu alzi).