15 novembre 2025

Principalmente modesta


Il cancello della villa si apriva cigolando al passaggio della Rolls-Royce nera, che proseguiva lungo il viale alberato fino a giungere nel meraviglioso giardino.
La contessa scese dall’auto e si diresse all’ingresso dove l’attendeva il maggiordomo a cui consegnò la pelliccia. La donna, ormai sessant’enne, conservava, nascosta tra le rughe, la bellezza di un tempo, quando gli uomini venivano rapiti da quella ragazza bionda, alta, longilinea, che faceva la ballerina di fila al varietà. Fu una sera d’autunno che, durante uno spettacolo, il conte la vide per la prima volta e perse la testa. La sera stessa la chiese in moglie. Lei non ebbe il coraggio di rifiutare, abbandonò la sua carriera di ballerina e si trasferì in campagna nella villa del conte. Si vedevano di rado, lui arredava ville di lusso in tutto il mondo e lei viveva serenamente circondata dagli affetti: l’adorato cane Fuffi e i suoi amatissimi gioielli, tra cui spiccava la preziosissima collana in zaffiri e diamanti, dono di un emiro conosciuto durante un viaggio a Dubai.
Aveva una figlia di nome Sofia che era scappata di casa all’età di vent’anni rinunciando a tutti i suoi privilegi per essere una donna libera.

Erano trascorsi quattordici anni da quando Sofia se n’era andata e quel pomeriggio, all’improvviso, riapparve. Era vestita di rosso, salutò la madre con freddezza, la contessa rispose con altrettanta indifferenza ma, quando avanzò timidamente una bambina, gli animi si rasserenarono e Sofia disse: “Questa è tua nipote, si chiama Jenny. Devo assentarmi per un periodo, ti lascio la bambina. Verrò a riprenderla al più presto”. La contessa rimase senza parole, le serviva qualche minuto per elaborare una risposta ma era troppo tardi perché Sofia se n’era già andata.
Jenny era una tredicenne esuberante che aveva bisogno di essere educata, così la contessa decise di istruirla ed insegnarle varie forme d’arte, fornendole gli strumenti necessari per poter debuttare in società.

Iniziò raccontando i suoi meravigliosi trascorsi artistici: “Devi sapere cara Jenny che io sarei stata una grande ballerina. Ho il collo del piede naturale, quando lo vide l’insegnante di danza ne fu entusiasta”.
“Che bello nonna, allora sei una ballerina?”
“No, ho smesso, perché ero troppo alta. Ma vogliamo parlare della mia predisposizione per la musica, possedevo l’orecchio assoluto e la giusta sensibilità per suonare il pianoforte”.
“Ma nonna, tu sei una pianista?”
“No, ho smesso, avevo le mani troppo piccole. Ma se vuoi ti parlo della mia voce da soprano leggero, raggiungevo note altissime, ero invidiata da tutti”.
“Che brava! Cantami qualcosa?”
“No, ho smesso, perché non riuscivo a sentire le note basse. Così mi sono messa a dipingere, pensa che riesco a far risaltare i colori sulla tela in maniera unica”.
“Ah, ho una nonna pittrice!”
“Non proprio. Sai, in realtà, mi sporcavo troppo i vestiti. Adesso non faccio niente ma potevo essere una grande artista, peccato che gli altri non lo sappiano!”
Finita la conversazione la nipote corse in giardino a giocare. Non sopportava la danza, odiava il pianoforte e la pittura. In realtà la bambina non era incline a nessuna forma d’arte.
La contessa però insisteva: “Avete visto Jenny? Ho deciso di spiegarle i primi rudimenti di francese”.
La bambina era intimidita, ma decise di dire la verità: “Nonna ti voglio bene, ma sono stanca di fare lezioni di danza, pianoforte, francese, pittura, io non diventerò mai brava come te!”
“Pazienza, vorrà dire che l’unica vera artista in famiglia sarò io!”
La nonna accarezzò dolcemente il viso della nipote, poi disse: “Hai ragione Jenny, non devi imparare niente, si vede che hai preso tutto da me. Diventerai un’ottima contessa nel modo più antico del mondo, sposando l’uomo giusto. Tu sarai come me, parlerai di tutto senza dire niente e diventerai un’ottima padrona di casa, ne sono certa”.

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