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2 novembre 2017

Il grande inquisitore ovvero l’oscura natura del potere


Quando per la prima volta lessi il capitolo de Il grande inquisitore all’interno de I fratelli Karamazov di Dostoevskij non mi resi conto della portata del testo, anzi ricordo che mi parve qualcosa di strano, tanto da non riporre l’attenzione di cui necessitava; è stato poi il suggerimento di un amico a farmi riprendere il testo, scoprendo quanto fosse pregno di sconvolgenti verità.
La leggenda del Grande inquisitore è molto citata nell’ambito della critica letteraria ma anche in ambito cattolico. In genere si sottolinea la potenza del messaggio e la forza con cui Dostoevskij esprime l’incapacità dell’uomo nel gestire l’ebrezza della libertà che gli è stata donata con la venuta di Cristo. È evidente una feroce critica all’ortodossia cattolica che in genere viene mitigata nei libri e negli articoli, ma nello stesso tempo c’è una comprensione delle sue drammatiche ragioni. Ciò porta ad un generico disinteresse verso le parti più scomode e irriverenti, forse perché ci si ostina nel leggere il testo seguendo solo un punto di vista “politicamente corretto”. La Chiesa Cattolica quindi ne esce devastata e compatita, secondo logiche che verranno man mano esposte in questo articolo.

25 agosto 2017

Il Mediterraneo, il lago del mondo

Mappa del mediterraneo
Il Mediterraneo non è un mare, il Mediterraneo è uno specchio che riflette l'immagine di chi lo guarda proiettandolo indietro nel tempo tra le navi che lo hanno attraversato, gli uomini che vi hanno combattuto e le civiltà che qui, floride, sono germogliate creando il più grande lago aperto della cultura. La storia di questo mare un tempo limite e confine del mondo potrebbe avere inizio da qualsiasi punto temporale della storia, allo stesso modo geograficamente parlando da molto lontano arrivarono i primi colonizzatori che sparsero il seme di una civiltà di cui ancora oggi siamo partecipi e che regge, come la colonna di un tempio tra le rovine, la nostra memoria.

6 agosto 2017

La vita in un bagaglio a mano. Consigli per l’uso di Gabriele Romagnoli


Si può iniziare a raccontare una storia, una vita, mentre si è stesi ancora vivi in una cassa da morto? Il racconto, suddiviso in brevi capitoli dal sapore realistico-moderno, narrato da Gabriele Romagnoli è una narrazione che ha inizio proprio da lì, da una cassa da morto, o anche, dalla fine della vita per raccontare la vita. Il viaggio prende le mosse dal desiderio di comprendere il tanto ricercato “senso della vita”, il peso delle cose e, soprattutto, arrivare a capire il nocciolo della propria esistenza, o almeno avanzare elucubrazioni, ipotesi soddisfacenti sullo stato della propria esistenza. Metodi estremi in un tempo di estrema razionalità. L’agenzia della morte, con sede nella Corea del Sud, offre alla popolazione con il più alto tasso di suicidi la possibilità di diventare attori coscienti di un evento ineluttabile. In Occidente parlare della morte è tabù, nella terra del tramonto sono preferibili atteggiamenti meno riflessivi e goderecci. La cultura occidentale è un continuo invito alla notte del pensiero abbagliato dalle folgori dell’edonismo più sfrenato. Anche questo, in fondo, è un modo per morire.

14 aprile 2017

La lingua preletteraria latina, la forza del suono antico

Iscrizione latina
La nostra lingua, l'italiano, ha origini antiche ed è figlia di quel latino di cui ancora oggi ne usiamo spesso, inconsciamente, i termini: Curriculum, corpus, ante litteram, ad honorem, habitat; sono solo alcuni dei frammenti che la modernità, distratta, ha risparmiato. Piccole entità di un codice che nel '400 segnava il confine tra lingua dotta e volgare, tra sacro e profano e già da allora si avvertiva, nascosta, la forza onomatopeica di questa lingua. Mai come oggi, l'importanza della lingua latina definita dai più anacronistica, diviene fondamentale. Non soltanto a scopo di erudizione ma in modo ancora maggiore, per le radici del nostro essere e pensare, in un continente come quello Europeo che più di ogni altro luogo ha smarrito la propria identità.

9 aprile 2017

Universale e particolare nella poetica di Kafka

Kafka

L'opera di Kafka sembra volere indagare l'uomo da punti di vista insoliti, stranianti, che tengono conto del particolare, più che dell'universale. I suoi romanzi e racconti non parlano mai direttamente di crisi esistenziali e dubbi metafisici, i quali invece, pur taciuti, sono le radici profonde di ogni scritto di Kafka. Così Joseph si trova a dover risolvere una bizzarra faccenda giudiziaria, e l'agrimensore K. è costretto a convivere con un misterioso malinteso, senza che vi sia mai una spiegazione, un chiarimento, una ragione che sta alla base di tutto.

24 marzo 2017

Conversazione sur-reale su una sconfitta o una vittoria mai vinta: la scrittura e la letteratura


Corrado Alvaro, scrittore che ha raccontato il destino e la civiltà del Mediterraneo, muore a Roma nel 1956, assistito da Cristina Campo. Aveva sessantuno anni.

Cristina Campo (nom de plume di Vittoria Guerrini), scrittrice e poetessa, muore nel 1977. Aveva cinquantaquattro anni. Una vita incentrata verso lo scavo della malinconia. Una poesia alla deriva del silenzio e del mistero:

«... ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni:
"nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta" ».

16 marzo 2017

Stranieri o esclusi? Pirandello, Alvaro, Camus e Zambrano


Corrado Alvaro scriveva: «La vita non è altro che una comunione di solitudini». La comunione di solitudine è uno straniamento che ci conduce verso la finzione. La Medea di Alvaro è il teatro della recita senza maschera. Come l'Alcesti. In questa condizione si viaggia con la memoria sommersa accanto e con quella del "sottosuolo" dentro. Lo straniero e l'assurdo. La caduta con il riso e la risata nella confusione. La solitudine e l'angosciosa incertezza. Sono percorsi di anima. Viaggi di esistenza. Erranze nei cuori e nel tempo che illumina e chiede di capire il mistero. Com'è possibile capire e comprendere il senso del mistero? Il mistero è un sentiero ma è anche un linguaggio. Le letterature sono linguaggi di parole che inventano, creano immagini su uno palco-scenico la cui ribalta è data dal personaggio che anima la scena. Che anima... l'anima...

25 gennaio 2017

Traiano, frammenti di vita e di gloria

Traiano

Tra le righe del Panegirico, Plinio il Giovane (senatore nel 100 d. C.), rese onore all'imperatore Traiano definendolo Optimus Princeps, persona pregevole e voluta dagli dei, perché destinata a compiere una grande impresa.
Erede del rispettabile senatore Nerva, che solo per pochi anni resse il governo, fondava le sue origini nella colonia romana Hispania. Tutto il popolo dell'ecumene, nonché lo stesso autore, si inchinarono con devozione davanti alle sue gradevoli e sincere azioni.

23 novembre 2016

Il sentiero perduto della fiaba


Chi ha avuto la fortuna, accompagnata dall'abitudine, di passeggiare tra i boschi, sa come luoghi del genere siano immersi totalmente in quella tranquillitá che accoglie passo dopo passo chi li attraversa, allo stesso modo, parola dopo parola, fa con noi la letteratura.
E proprio come i boschi la letteratura è composta da una moltitudine di sentieri, uno di questi lentamente sta appassendo, un frammento di pagine sempre meno consultate che il tempo con la sua laboriosa cadenza inizia a sgretolare. Il sentiero della fiaba.

15 ottobre 2016

Senzatomica - trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari

Senzatomica
 
La mostra, promossa dall'istituto buddista Soka Gakkai, ha aperto le sue porte in tantissime città di tutta Italia con l'obiettivo di far riflettere grandi e piccoli sull'importanza della sacralità della vita, la sicurezza personale, la salvaguardia ambientale e il disarmo nucleare ma sopratutto interiore, perché è da lì che è possibile cominciare a lavorare per trasformare la società.

Si pone in primis come strumento educativo, facendo conoscere ai suoi ospiti le verità che si celano dietro ai fatti storici.
Senzatomica è un viaggio alla scoperta dei fattori che hanno spinto il presidente Truman a sganciare le bombe su Nagasaki e Hiroshima, degli effetti immediati e postumi che si sono manifestati nel corso degli anni e della battaglia di "trattati e accordi" che tutt'oggi è ancora in atto opponendo due fazioni: un armamento più massiccio e un disarmo totale.

13 aprile 2016

Momenti di (non) trascurabile leggerezza

Se volessi scegliere un simbolo augurale per l'affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l'agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d'automobili arrugginite.
Italo Calvino, Lezioni americane

Momenti di trascurabile leggerezza


8 dicembre 2015

La perdita dell'innocenza

John F. Kennedy a Dallas poco prima di essere ucciso.

La perdita dell’innocenza è forse il peggiore shock a cui va incontro un qualsiasi essere umano quando vede crollare in pezzi la sua idea del mondo; come un adolescente chiamato bruscamente dalla vita, in circostanze tragiche, a diventare adulto.
Il 22 novembre 1963 gli americani bianchi (o meglio, buona parte di essi) di colpo diventarono adulti. Quel governo-padre in cui credevano ciecamente, che li aveva allevati al sole della Dichiarazione D’indipendenza e della Costituzione più libera del mondo, che li aveva teneramente risollevati dal crudele strapotere del demone Wall Street col grandioso New Deal roosveltiano, che aveva liberato il mondo dalla piovra Nazista e che ora proteggeva sotto le sue ali l’occidente libero dal mostro Comunista, aveva spazzato via in un solo colpo tutte le loro illusioni, o forse l’unica grande illusione, quella di sentirsi padroni del destino del loro grande paese.

15 luglio 2015

Grotowski: il teatro dell’effimero


Ricorre quest’anno il decimo anniversario della morte del regista teatrale polacco Jerzy Grotowski, forse l’ultimo grande riformatore della cultura teatrale, che fu così innovativa da trasformare l’idea stessa di teatro. Per il rigore della sua concezione teatrale, può essere considerato il riferimento più importante nella ricerca scientifica del secondo Novecento. Grotowski, che ha messo in discussione gli stessi presupposti della tradizione teatrale in Occidente, determinando una svolta teorica di grande importanza influenzando tutte le successive pratiche del teatro; l’evoluzione dell’approccio metodologico, il linguaggio sulla scena, il training dell’attore, il rapporto attore/pubblico, fino al superamento del concetto stesso di spettacolo in vista di una prospettiva più ampia dell’idea di performance, eliminando ogni diaframma tecnico tra attore e spettatore, riconducendo l’intera materia teatrale alla sola materia del corpo dell’attore:  «l’attore fa tutto: lo scenario e il clima, il tempo e lo spazio. È la nostra idea condotta alla forma estrema di “teatro povero”». 


20 febbraio 2015

Il peso della storia - Il grande quaderno (A. Kristóf, Trilogia della città di K., PT. I)



Nonostante una grande fluidità e un'apparente semplicità nelle sue prose, non è affatto scontato collocare un'autrice come Ágota Kristóf stabilmente all'interno di un qualsiasi panorama letterario, né da un punto di vista nazionale né in un'ottica rigorosamente stilistica. Nata in un remoto villaggio dell'Ungheria nordoccidentale nel '35, a soli 21 anni fugge in Svizzera durante l'assedio di Budapest da parte dell'Armata Rossa. Dopo aver attraversato il confine con l'Austria a piedi ed essere rocambolescamente giunta a Neuchâtel, la giovane scrittrice lavora per cinque anni in una fabbrica di orologi, periodo in cui inizia la stesura di dialoghi teatrali con l'intenzione di migliorare la sua conoscenza del francese. La fuga dall'Ungheria rappresenta un abbandono definitivo del proprio Paese natale e al contempo della lingua madre; tutti i suoi scritti dagli anni '70 in poi saranno difatti redatti in francese, scelta azzardata considerando la scarsa conoscenza del nuovo idioma (ammessa in prima persona dall'autrice stessa), ma che garantirà in seguito un vasto successo di pubblico e di critica. Saranno necessari ben trent'anni di pratica ad Ágota Kristóf per perfezionare la stesura in prosa in lingua francese e vedere finalmente pubblicato il suo primo romanzo, Le grand cahier (Il grande quaderno, edito in Italia da Guanda nel 1988 con il titolo di Quello che resta), che otterrà numerosi riconoscimenti e verrà tradotto in oltre trenta lingue. Si tratta del primo volume della cosiddetta Trilogia della città di K., pubblicata in un unico volume dalla Einaudi e giunta l'anno scorso alla quarta ristampa.

12 novembre 2014

La Venezia eterna secondo Brodskij

Iosif Brodskij

Quando Iosif Brodskij lascia l'Unione Sovietica nel giugno del 1972, fuggendo da una censura nei suoi confronti sempre più opprimente, opta per un breve soggiorno in Europa, precisamente a Vienna, dove grazie alla complicità di W. H. Auden riesce ad ottenere un posto presso la University of Michigan. Appena cinque mesi dopo il suo approdo negli States il giovane scrittore si trova nuovamente in Europa, stavolta sulle sponde dell'Adriatico, attratto da qualche reminiscenza di letture di Henry de Régnier e da una serie di dodici datate cartoline color seppia appartenenti alla nonna di una sua amante che ritraevano una città meravigliosa, avvolta da una densa atmosfera invernale, estremamente intrigante e vagamente somigliante alla sua San Pietroburgo. Quel luogo era Venezia, e nel freddo Natale del 1972, mettendo piede nella città che più di tutte amerà, il visitatore ricorda con un tono enigmatico che «molte lune fa il dollaro era a quota 870 e io ero a quota 32. Il globo era anch'esso più leggero – due miliardi di anime in meno – e il bar della Stazione, in quella gelida sera di dicembre, era deserto». A dispetto del traumatico primo impatto con la città lagunare Brodskij vi si recherà con una certa assiduità nel corso dei successivi diciassette anni; e proprio nel 1989, due anni dopo l'assegnazione del Nobel per la Letteratura all'autore russo, il Consorzio Venezia Nuova commissiona la stesura di un'opera in qualche modo celebrativa e definitiva sulla Serenissima.

9 novembre 2014

Quando si moriva di sudore

Henry Brandon
Henry Brandon, duca ereditario del Suffolk, morto, nel 1551, per la malattia


Decimò la popolazione di Oxford e dimezzò la popolazione di Cambridge. Colpì duramente Londra, tanto da obbligare la corte a sciogliersi ed Enrico VIII a fuggire. Dilagò in Germania, Irlanda, Scozia, Galles, Danimarca, Svezia e Norvegia, per poi colpire l'Europa orientale. Uccise il principe di Galles, baroni, lord sindaci, assessori, sceriffi, risparmiando solo neonati e bambini. Peste? Colera? Niente di tutto questo.
Tra il 1485 e il 1551 impazzava, in Europa, una nuova epidemia, i cui sintomi erano brividi, capogiri, mal di testa, ed infine un'incredibile sudorazione. Nessuna cura, nessun rimedio nell'Europa del tempo, un'incredibile tasso di mortalità e una terrificante caratteristica: generalmente dopo un solo giorno, ed uno soltanto, il malato si ritrovava già cadavere.


14 ottobre 2014

Uno Sciascia inedito e postmoderno: 1912+1


Leonardo Sciascia

Nella storia della letteratura ci sono alcuni scrittori la cui fama è destinata ad essere perennemente legata all'opera che li ha resi celebri: si prenda ad esempio Il gattopardo di Tomasi di Lampedusa, o I promessi sposi del Manzoni, spesso e volentieri inglobati da una tradizione didattica che etichetta e cataloga testi e autori i cui sforzi pare possano essere riassunti da un solo titolo. Tra questi certamente si trova anche Leonardo Sciascia, acclamato autore de Il giorno della civetta, indiscusso capolavoro della letteratura italiana, capace di muoversi in maniera sottile tra le ardite trame del potere istituzionale e non, inaugurando una stagione del giallo che in Italia mai prima di allora aveva realmente trovato un terreno fertile. Non un giallo qualunque né un semplice romanzo di mafia: l'intento di denuncia e la tensione morale lo rendono al contempo accessibile e complesso, drammatico ma quanto mai attuale. Tuttavia sarebbe un grave errore – nel caso di Sciascia e degli autori di cui prima – ridurre un'intensa carriera a un genere, ancor più a un testo per quanto rappresentativo o influente.

13 ottobre 2014

Agorà in gloria: Festival filosofia 2014


Festival filosofia

Pensiamo alla gloria, che significato si da oggi a questa parola? Si pensa alla gloria e ci perdiamo tra immagini di politici potenti, personaggi famosi e ingloriosi e forse a qualche partecipante del “Big Brother”, dimenticando, ingloriosamente, che la luce della gloria si irradia dai corpi e dalle menti capaci di grandi azioni, di grandi opere, di cose grandi.


5 ottobre 2014

La leggenda dell'Ourang Medan


Ourang Medan
Ricostruzione dell'Ourang Medan

Prendiamo una nave: non so, l'Ourang Medan, per esempio, mercantile olandese in viaggio per l'arcipelago indonesiano intorno al 1947. 
Ed ora, ricamiamoci intorno una storia, di questo tipo: due navi americane, la Città di Baltimora e la Silver Star, approcciandosi all'isola di Malacca, intercettano il segnale di richiesta di soccorso di questa grande nave mercantile; equipaggio stimato: 200 persone.

15 settembre 2014

Un Leopardi inaspettato

Giacomo Leopardi

Quando studiavo Giacomo Leopardi a scuola così come qualsiasi scrittore che ci veniva imposto dai programmi annuali, scattava negli studenti un inguaribile sentimento di ripulsa ma anche un'aura di vacua sacralità che quel figurativo mausoleo di parole ci proiettava. Io in realtà trovavo affascinante la letteratura, forse per una predisposizione naturale alle materie umanistiche o forse perché la riflessione sulla vita mi ha sempre interessato. Tuttavia ricordo i commenti in merito alla vita dell'autore e all'interpretazione delle opere; la sua sembrava più che altro la pedante immagine di un individuo che invece di vivere una vita normale si dedicava "barbosamente" alla letteratura. Ciò che ignoravamo era l'idea che ogni scrittore avesse un lato umano ben più reale di come ce lo potessimo immaginare. Sarebbe bastata la lettura saltuaria di una lettera o uno scritto secondario per scoprire un Leopardi diverso, grazie ad espressioni in un linguaggio comune scevro dalle retoriche letterarie e per questo molto più vero.