Ritratto di Bufalino (dal libro In fondo agli occhi. Ritratti siciliani di Arturo Patten - Edizioni di passaggio editore) |
Ci sono persone che sconvolgono le altrui esistenze attraverso i dettami del loro stile di vita o la fascinazione della loro arte; proprio come Alain de Botton suggeriva nel titolo di un famoso libro su Proust, così è avvenuto per chi ha avuto il pregio di conoscere Gesualdo Bufalino. Tra coloro cui è toccata questa invidiabile sorte c’è Giovanni Iemulo, comisano, amico dello scrittore e bibliotecario della Fondazione Bufalino.
A Comiso le persone conoscevano Bufalino come “U prufissuri”, il professore, poiché aveva insegnato per tanti anni presso le scuole superiori. Tutti erano al corrente della sua passione per i libri perché ne “divorava” in grande quantità, mentre altri conoscevano persino l’interesse per la scrittura, avendo regalato ad amici libriccini con alcuni suoi scritti. Nessuno però sapeva che Dino - nome affettuoso con cui gli amici d’infanzia come il pittore Salvatore Fiume lo chiamavano abitualmente - in realtà nascondesse un romanzo che in poco tempo l’avrebbe reso celebre: Diceria dell’untore, vincitore del premio Campiello nel 1981. La vittoria non cambiò soltanto le sorti dello scrittore, ma anche quella della piccola casa editrice di Palermo, la Sellerio, che grazie al fiuto di Elvira Sellerio e Leonardo Sciascia proiettarono la casa editrice verso una diffusione nazionale.