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30 luglio 2021

L'insensatezza dell'uomo moderno

Roberto Maggi

Recensisco volentieri i tre racconti e le poesie di Roberto Maggi, perché mi danno l’opportunità di parlare dell’insensatezza dell’essere umano nella contemporaneità.

Ma prima di tutto, chi è Roberto Maggi? Viene definito poeta biologo. 

15 luglio 2021

La Monaca di Monza: nel nome del padre, nel segno del peccato

Se su la porta dell’Inferno è scritto: Lasciate ogni speranza, o voi ch’entrate su la porta de’ monasteri ancora puossi scrivere il medesimo.

Vi siete mai chiesti cosa possa significare nascere in una famiglia aristocratica del XVII secolo? Cosa possa comportare essere una figlia femmina nell’imperativo di un universo patriarcale?
Avete mai immaginato cosa voglia dire sentire l’austero cigolio del portone di un monastero chiudersi eternamente alle nostre spalle?

12 luglio 2021

Intervista a Giuseppe Raudino

Giuseppe Raudino

In attesa del suo prossimo libro, ho intervistato Giuseppe Raudino, docente di comunicazione all’università di scienze applicate di Groninga (Paesi Bassi) e scrittore di romanzi. Nel 2019 sono usciti Mistero nel Mediterraneo (edito da Genesis Pulishing) e Stelle di un cielo diviso (edito da Polidoro).

16 giugno 2021

L'uomo nella gabbia di vetro

Adolf Eichmann

Il male, nel Terzo Reich, aveva perduto la proprietà che permette ai più di riconoscerlo per quello che è la proprietà della tentazione. Molti tedeschi e molti nazisti, probabilmente la stragrande maggioranza, dovettero esser tentati di non uccidere, non rubare, non mandare a morire i loro vicini di casa […]; e dovettero esser tentati di non trarre vantaggi da questi crimini e divenirne complici. Ma Dio sa quanto bene avessero imparato a resistere a queste tentazioni.

Lei è Hannah Arendt e il libro, celeberrimo e indiscutibilmente pregnante, è La banalità del male. Nel 1961, a Gerusalemme, davanti al Tribunale distrettuale, dopo essere stato catturato l’anno prima a Buenos Aires, Adolf Eichmann, “burocrate ligio e zelante”, organizzatore della cosiddetta “soluzione finale” della questione ebraica, viene sottoposto a processo. Deve rispondere di quindici imputazioni, relative a crimini commessi sotto il regime nazista e lui, difeso dall’avvocato di Colonia Robert Servatius, si dichiara “non colpevole nel senso dell’atto d’accusa”. 

12 giugno 2021

Il mito di Rifkin: tra Woody Allen e Albert Camus

Locandina

“Anche la lotta per la cima basta
a riempire il cuore di un uomo.
Bisogna immaginare Sisifo felice.”
Albert Camus, Il Mito di Sisifo
 

«Hai mai letto quella roba di Camus? Forse è lo sforzo che ti fa bene, no?» dice Cristoph Waltz a un certo punto, quando il film è quasi finito. E poi, dopo un po’, Wallace Shawn sorride, e probabilmente sorridono anche gli spettatori in sala.

25 maggio 2021

L’infinito e dintorni: per una nuova poetica leopardiana

 

Leopardi

Giacomo Leopardi, poeta del pessimismo. Un consolidato filone di esegesi letteraria, per decenni, ci ha presentato il poeta di Recanati – che in realtà, a ben analizzare, prima di essere un poeta è un filosofo – come un autore dalla marcata inclinazione pessimistica. Se dovessimo dare una rapida definizione di “pessimismo”, sicuramente diremmo, di primo acchito, che il pessimista è colui che “vede tutto nero”, che ha una percezione peggiorata e drammatica della realtà che vive e che lo circonda. La nostra riflessione di oggi si attesta su una domanda: con quali occhi Giacomo Leopardi osservò la vita? La rigorosa categorizzazione letteraria – che ha l’amaro sapore della tragedia annunciata – con la quale la poetica dello scrittore è stata imprigionata ed etichettata in “pessimismo storico”, “pessimismo cosmico” e “pessimismo eroico”, può essere considerata valida? Oppure, alla luce di un’attenta lettura delle sue opere, andrebbe de-costruita?

3 maggio 2021

C’è una forza più forte della morte e dell'Inferno

Paolo e Francesca

Osservazioni sul Canto quinto dell’Inferno. Attraverso l’infelice ed eterna storia d’amore tra Paolo e Francesca, Dante Alighieri descrive l’amore: una potenza divina capace di sopravvivere alla morte e al degrado del regno infernale

24 aprile 2021

24 aprile 1915: ricordare il Metz Yeghern, il Grande Male degli Armeni

Negli ultimi decenni dell’Ottocento, dopo quasi sei secoli di dominio indiscusso su un territorio appartenente a tre distinti continenti, l’Impero ottomano entrò definitivamente in crisi, iniziando pian piano a disgregarsi. Esso cedette alle spinte indipendentistiche dei popoli sottomessi e alle mire espansionistiche delle maggiori potenze europee. Anche l’autorità del sultano perse gradualmente vigore; questo permise l’affermarsi dei Giovani turchi, un movimento nazionalista composto per lo più da funzionari e militari. Nel 1908 con un colpo di stato i Giovani turchi riuscirono a imporsi sul sultano. Assunto il potere, essi cominciarono a lavorare con l’intento di rendere l’Impero ottomano uno Stato moderno, forte e soprattutto coeso, ben più di quanto lo fosse stato in passato. 

10 aprile 2021

La Ragione nella Follia: “Il Misantropo” di Molière

Misantropo

«Dove siamo?
Dovunque mi volti, non vedo che dei folli.»
Molière, Les fâcheux

Per Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, il 1664 sembra essere l’anno della svolta: già popolarissimo a corte grazie alle prime farse e commedie di enorme successo, in primavera la sua nuova pièce, Le Tartuffe, ou l’Hypocrite, va in scena a Versailles per la prima volta. Il drammaturgo parigino si sente pronto, forte della convinzione che si porta dietro fin dagli esordi: la commedia non può (e non deve) accontentarsi di parlare solo di corna e gelosia, scappatelle e paturnie amorose; il suo compito è piuttosto capire cosa non va nella società, metterlo in ridicolo e cambiarlo attraverso la risata, stimolare la riflessione nel pubblico senza però rinunciare alla sua vocazione comica. Ed è proprio questo che Tartuffe rappresenta, lo sforzo maggiore mai compiuto da Molière in tal senso, la tappa più importante del suo progetto di “nobilitazione del ruolo della commedia”. 

16 marzo 2021

Nei panni di Frankestein

Frankestein

Mary Shelley appare nella maggior parte delle immagini arrivate fino a noi, come una donna sottile con lo sguardo timido ma chiaro e profondo. Studiando la sua biografia quello che mi ha maggiormente colpito è stato vederla bambina, nascosta dietro una delle poltrone di casa ed ascoltare Coleridge declamare La Ballata del Vecchio Marinaio. Ho sentito l’atmosfera cupa e nebbiosa che deve aver avvolto la sua mente che immaginava la maledizione lanciata dall’albatros ucciso dal marinaio e costretto ad attraversare mari e fantasmi alla ricerca della salvezza e del vero sé.

8 marzo 2021

"Eccomi" di Jonathan Safran Foer. L’importante è «essere completamente presenti»

Eccomi Jonathan Safran Foer

Pensieri sparsi sull’ultimo, grande ed imperdibile romanzo dello scrittore americano Jonathan Safran Foer

1 marzo 2021

Qualche riflessione su “Le cose dell’amore” di Umberto Galimberti

È una declinazione filosofica dell’amore, quella contenuta ne Le cose dell’amore di Umberto Galimberti, che non ne risparmia i fantasmi, le sfaccettature più celate e quelle meno nobili. Un libro a tratti enigmatico, a tratti rivelatore, come è in fondo l’amore stesso. 

5 febbraio 2021

Pinocchio e ‘Ntoni Malavoglia: eroi problematici a confronto

All’inizio del 1881 Giovanni Verga pubblica I Malavoglia, il suo romanzo di maggior, anche se tardivo, successo. A quel tempo Carlo Collodi è già giornalista e scrittore affermato e ha da poco messo mano al suo indiscusso capolavoro, Le avventure di Pinocchio, il quale dal 7 luglio 1881 esce a puntate sul «Giornale per i bambini». Al di là della vicinanza cronologica delle due pubblicazioni, il romanzo verghiano e la fiaba collodiana possono essere accostati in quanto espressioni di quella narrativa italiana di fine Ottocento che dà voce alle inquietudini e alle aspirazioni di una nuova generazione; generazione che subisce al tempo stesso la delusione postrisorgimentale e la forza attrattiva della nascente modernità. 

1 febbraio 2021

“La Storia” di Elsa Morante

Se è vero che ogni libro è un’esperienza, La Storia di Elsa Morante è a pieno titolo tra quelli la cui lettura non può non lasciarci turbati. 
I motivi sono tanti: le figure a tutto tondo dei protagonisti così diversi tra loro, il dramma della guerra, la morte e la fame ma anche lo stupore, la gioia di vivere. 

12 gennaio 2021

L'estate muore giovane a Castle Rock o in un paesino del Gargano

L'estate muore giovane

Nel 2019, il bar tender che ci prova con l'avvinazzata di turno, doveva essere un cliché fuori moda (o almeno si sperava). E invece no. Se poi l'avvinazzata, di cui sopra, non era in uno stato di hangover sufficientemente avanzato, succede anche di accorgersi che le avances subite, fossero un cocktail a base 
di consigli letterari. 
E' più o meno con questa modalità che sono venuta a conoscenza dell'esordio letterario di Mirko Sabatino, L'estate muore giovane, edito dalla casa editrice Nottetempo, fondata a Roma nel 2002, ed è con la stessa modalità che ho riconosciuto una serie di curiose tangenze, non solo in termini di spazio e tempo, con il racconto Il corpo, nato dalla penna del maestro del thriller/horror Stephen King, contenuto nella raccolta Stagioni diverse, pubblicata nel 1982. 

8 gennaio 2021

Natale in casa Cupiello: il gioco degli opposti

Natale in casa Cupiello

Vita e Morte; Infanzia e Età Adulta; Innocenza e Ipocrisia; Ingenuità e Consapevolezza; Commedia e Tragedia: Natale in casa Cupiello mette in scena lo scontro dei contrari

21 dicembre 2020

Meraviglioso Boccaccio. Elementi carnevaleschi nel Decameron (parte II)

Boccaccio

Nella prima parte abbiamo accennato ai vari livelli di lettura del capolavoro boccacciano, notando al terzo punto la presenza e l’importanza che riveste l’anarchia tipica del carnevale in molte novelle.

15 dicembre 2020

Meraviglioso Boccaccio. Evasione, vitalità e rinnovamento (parte I)

Decameron

Ogni opera d’arte è una porta che fa accedere ad infiniti corridoi ed ognuno di questi conduce ad una destinazione diversa. Il Decameron, «cognominato prencipe Galeotto», di Giovanni Boccaccio non fa eccezione. 

30 novembre 2020

Rodari e il fantastico errore

Gianni Rodari

«Oh Capitano! Mio Capitano!» è questa la frase che mi viene in mente quando rivedo una foto in bianco e nero di Rodari; quando rovistando nella libreria confusionaria di un’avida lettrice appassionata come me trovo uno dei suoi libri o quando di rado riesco ad ascoltare una delle interviste sempre interessanti, piene di spunti che rivedrei a ripetizione per cogliere il significato nascosto di ogni parola.
Ecco, Rodari per me è come il professor Keating nel film immortale L’attimo fuggente e per lui salirei sul banco per sconvolgere ogni schema, cambiare prospettiva e comprendere che in fondo tutto ciò che ci guida veramente è la passione, l’arte, la fantasia perché anche se per un attimo, ci fa sollevare su ali sottili che lasciano trasparire il sole ma che allo stesso tempo sono resistenti e solide e ci fanno salire in alto al di sopra delle nuvole.