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11 aprile 2015

Le opere d'arte cancellate dalla storia recente


Gli spaccapietre

Gli spaccapietre di Courbet (1849)

Appare evidente quanto gli eventi storici, le guerre e gli incendi, abbiano devastato città e distrutto opere d'arte di cui rimpiangiamo l'assenza. Uno degli esempi più noti di questa lacerazione è senza dubbio l'incendio della Biblioteca di Alessandria d'Egitto, dove la perdita di migliaia di manoscritti ha cancellato fin troppi tasselli della cultura del passato. Tuttavia su certi eventi storici si è, in un certo qual senso, indulgenti dato che l'importanza di preservare le opere è un concetto acquisito solo in epoca moderna; un po' come per le spoliazioni medievali dei monumenti greci e romani... Ciò che desta rabbia e stupore invece è quando la perdita è avvenuta in epoca moderna per cause accidentali, per conflitti o per mera stupidità umana: proprio come accade oggi in Iraq presso i siti archeologici sumeri.
In questo articolo si mostreranno alcune opere d'arte il cui valore è talmente grande da non poter immaginare il fatto che non esista più nessun originale.

11 febbraio 2015

“I am a sender”: il Fluxus ‘firmato’ Joseph Beuys

Joseph Beuys

La cesura in forma artistica dal mondo di ieri a quello della moderna azione delle arti si compie dopo il 1945. Data singolare e precipua per le sorti storiche e culturali dell'intero mondo, una data di non ritorno per ogni forma culturale che successivamente sarà investita di valori, quesiti e riflessioni più profonde. La data di non ritorno segna idealmente il passaggio forzato ad una modernità tanto agognata, sognata, cercata che contrasta con la violenza e la disumanità dell'obiettivo raggiunto. Essere moderni ed essere schiavi di questo processo, dei mezzi e degli oggetti della modernità è il paradosso che l'arte tende a risolvere con altrettanti mezzi salvifici: l'ironia, una nuova ermeneutica artistica e un occhio sulla realtà capace di penetrarla e in essa leggere la più controversa delle opere dopo il 1945, ossia il rapporto dell'uomo con i suoi oggetti nello spazio di questa modernità.


16 giugno 2014

Interpretazione “scientifica” di un quadro di Pollock


Pollock

In una mia recente visita al Museum of Modern Art di New York (MOMA), famoso per l'esposizione delle Demoiselles d'Avignon di Picasso e della Notte stellata di van Gogh, a parte gli altri capolavori, sono rimasto folgorato soprattutto da un quadro di Jackson Pollock One: number 31. In questo articolo infatti vorrei soffermarmi proprio su questa tela, perché tra tutte è stata in grado di stimolare diverse considerazioni che precedentemente non avevo immaginato e che vorrei condividere con i lettori di Elapsus.

1 agosto 2013

I minuti che riportano alla scelta: lo shock di Marina Abramović e Gillian Wearing

Marina Abramović   Gillian Wearing
Marina Abramović   Gillian Wearing

Venute al mondo per smuovere le nostre coscienze attraverso lo shock artistico, Marina Abramović - classe 1946, di Belgrado – e Gillian Wearing – 1963, Birmingham – sono due artiste equidistanti di uno stesso piano orizzontale. Simbolo di una società mutata troppo in fretta, i contorni amorfi, liquidi – per riprendere la fortunata definizione del sociologo Bauman – e a tratti horror di una modernità mutilata, spiccano nelle loro opere per contrastare la ferma (finta) mobilità di esistenze in fuga eppure inscatolate. 

27 giugno 2013

Il mondo fluttuante delle stampe giapponesi (ukiyo-e)

altUkiyo-e di Toyohara Chikanobu

Una delle forme d'arte che ha reso celebre la vita e i paesaggi giapponesi sono senza ombra di dubbio gli ukiyo-e, le stampe giapponesi. Questa modalità espressiva nata in epoca Edo, cioè dal 1600, ha conosciuto un rapido sviluppo in tutto il paese per giungere poi in Europa dove ha influenzato la pittura degli impressionisti prima e l'art nouveau poi.


9 marzo 2013

PartendoDaZeroProject: artisti di tutto il mondo unitevi!

Ne Il sistema dell'arte contemporanea, Francesco Poli afferma:

Il numero delle gallerie che sono tali di nome (non avendo alcuna importanza all'interno del vero mercato) è dappertutto abbastanza consistente. [...] La principale attività dei gestori di queste gallerie è quella di organizzare mostre personali o collettive a pagamento. Un lavoro di questo tipo non richiede, per funzionare, che un locale adatto. Non è necessaria, infatti, nessuna competenza artistica da parte del gallerista, [...] il costo della mostra in posti del genere, per un artista, varia a seconda della collocazione della galleria, dell'ampiezza e del lusso delle sale, delle spese per il catalogo e la pubblicità, e della durata della mostra (mai più di un mese). [...] Il suo unico interesse è attirare il maggior numero di partecipanti, tutti di mediocre livello, essendo, ovviamente, l'iscrizione a pagamento.

È ormai piuttosto frequente, per un giovane artista, ricevere inviti di questo tipo da parte di gallerie più o meno quotate. Devo ammettere che anche nella mia casella di posta elettronica sono finite spesso sgradevoli convocazioni ad eventi analoghi. L'ultima, rappresentativa dell'irritazione collettiva dei numerosi utenti contattati, recava la risposta di uno di questi: anche se dall'evento in questione fosse derivato un guadagno di 700 euro – scriveva l'interlocutore - di certo non ne avrebbe dati 500 ad una galleria che non si curava nemmeno di mettere in copia carbone gli indirizzi degli altri artisti. La superficialità che ha portato a commettere il clamoroso errore, è stata forse l'ultima goccia per un artista che, come molti altri, non sarà magari il novello Cattelan, ma nel proprio lavoro ci crede.

27 dicembre 2012

L'Urban Art di Massimo Mion


Big bad wolf di Massimo Mion
Big bad wolf di Massimo Mion

L'Urban Art nasce negli Stati Uniti agli inizi degli anni Settanta da un fenomeno artistico denominato Graffitismo che continua ancora oggi ad essere uno degli aspetti più caratteristici delle aree metropolitane di tutto il mondo.
Le rappresentazioni iniziali non sono altro che delle scritte, delle tag, ovvero le firme degli autori o delle crew che per un bisogno di autoaffermazione o di protesta decidono di rivendicare un diritto o un'area d'appartenenza nei ghetti newyorkesi.
Ben presto quest'arte si trasforma in un fenomeno alla moda, da seguire ed imitare e mentre alcuni, ancora oggi, continuano a considerarla solo una forma di vandalismo, l'Urban Art riceve consensi da parte di critici e intellettuali che vedono in questi disegni un'originale forma d'arte portatrice di grandi contenuti sociali.
Keith Haring, Jean Michel Basquiat, Banksy, sono solo alcuni dei nomi più celebri che hanno fatto e che continuano a fare dell'arte di strada un vero e proprio manifesto alla libertà d'espressione.

13 dicembre 2012

Le pittrici del Seicento

Uomo offre dei soldi a una giovane donna di Judith Leyster
Uomo offre dei soldi a una giovane donna (1631) di Judith Leyster

Il Seicento è un secolo dove la possibilità di esprimersi attraverso l'arte da parte delle donne comincia timidamente a divenire realtà. Sono soprattutto i paesi protestanti a concedere più spazi, con ruoli e possibilità espressive di primo piano del tutto sorprendenti per l'epoca. Nei paesi cattolici invece la donna è costretta a superare molti più ostacoli, ma non per questo l'espressività ne è ridimensionata.
Le vite e le vicende delle pittrici di quest'epoca sono in molti casi avvincenti e curiose, e permettono di scoprire una storia dell'arte fin troppo trascurata. 


8 agosto 2012

La vita di Rosalba Carriera in un romanzo storico, intervista all'autrice


Autoritratto di Rosalba Carriera
Autoritratto di Rosalba Carriera (1715)

Tra i tanti artisti che la storia dimentica c'è da annoverare sicuramente Rosalba Carriera pittrice vissuta tra il 1673 e il 1757 e profondamente legata alla città di Venezia. Amica del famoso pittore Antoine Watteau e apprezzata ritrattista, la sua vita ha attratto l'interesse della scrittrice Valentina Casarotto che ha pubblicato il romanzo Il segreto nello sguardo - Memorie di Rosalba Carriera prima pittrice d'Europa. Di seguito la nostra intervista.


22 febbraio 2012

Le pittrici del Rinascimento

Tre bambini con cane (1570-1590) di Sofonisba Anguissola
Tre bambini con cane (1570-1590) di Sofonisba Anguissola

C’è una storia dell’arte che non si racconta, una storia oscurata da preconcetti e da un secolare maschilismo della cultura. C’è una storia che vede le donne come muse ispiratrici, mere rappresentazioni sensuali e veneri immortali, ma v’è anche una storia che le vede protagoniste nel ruolo inconsueto di pittrici… 
Per quanto sin dall’epoca medievale vi sia traccia di donne dedite alle varie forme di espressione d’arte è nel Rinascimento che il loro valore comincia ad emergere, con storie a volte sorprendenti.


2 ottobre 2011

Intervista a Graziano Cecchini

Graziano Cecchini

L’imprevedibile Graziano Cecchini, classe 1953, ha un solo obiettivo: risvegliare le coscienze degli uomini verso l’azione e la critica.
I suoi primi gesti eclatanti risalgono all’ottobre del 2007 quando versa del colorante rosso nella Fontana di Trevi e nel gennaio del 2008 lasciando cadere 500mila palline colorate dalla scalinata di Trinità dei Monti verso Piazza di Spagna.
Pochi mesi fa il suo ultimo blitz futurista in Piazza della Repubblica, sempre a Roma, questa volta l’obiettivo è la Fontana delle Naiadi (fontana realizzata da Mario Rutelli bisnonno di Francesco Rutelli, ex sindaco di Roma), ne tinge l’acqua di rosso, bianco e verde e posizionando un busto di donna in gesso con dei rubinetti al posto dei seni, grida: «IO NON CI STO perché la cultura, così come l’acqua, è di TUTTI e DI TUTTI deve restare!»
Cecchini, artista anticonvenzionale, come ama definirsi, è sempre in prima linea contro l’ arroganza del potere e in attesa di una sua nuova irriverente performance attraverso questa intervista cerchiamo di conoscere meglio chi è questo futurista del terzo millennio.


24 marzo 2011

Il volto del domani, le facce dell’oggi


The face of tomorrow

Il linguista settecentesco Melchiorre Cesarotti, già traduttore di Omero e di Ossian, nel suo saggio Sulla filosofia delle lingue introduce il concetto di Genio, inteso come il carattere originario e tipico di un popolo. L’intellettuale affronta questo argomento per contrattaccare le tesi dei cosiddetti “puristi” del linguaggio, i quali rifiutano categoricamente la possibilità che nella lingua italiana possano entrare parole straniere. Secondo loro, infatti, l’uso di qualsiasi termine alloglotto corromperebbe irrimediabilmente il nostro idioma.
Il ragionamento del linguista padovano si basa sul fatto che ogni lingua, così come ogni popolo, ha delle caratteristiche proprie che lo rendono unico e riconoscibile. Per genio, quindi, possiamo intendere l’inclinazione naturale di una determinata cultura, la sua indole, il suo spirito o, insieme, le sue caratteristiche più intime.
Ma come mai parto da così lontano, da considerazioni forse troppo erudite e, in apparenza, per niente pertinenti? Perché, guardando le immagini di The face of tomorrow, mi è venuto in mente proprio Cesarotti e il suo Genio. Face of tomorrow è un progetto open source che si basa sul morphing, ovvero la creazione di compositi facciali generati dalla sovrapposizione di immagini che vengono interfacciate via software in base ad alcuni punti notevoli, come il profilo degli occhi, del naso e così via. Pioniera di questa tecnica è un’artista americana, Nancy Burson, che ha sviluppato software usati anche dalla polizia per il riconoscimento e il ritrovamento di bambini rapiti.

19 marzo 2011

Gino Severini, frammenti di vita parigina

Gino Severini

Gino Severini non è solo un pittore italiano nel novecento a cavallo tra cubismo, futurismo e nuove avanguardie; egli è un testimone del suo tempo, un artista che prova a comprendere la sua epoca descrivendo l’arte e gli artisti attraverso la pittura e la scrittura. Ne La vita di un pittore racconta le sue vicende artistiche ma anche i suoi incontri con personalità come Balla, Boccioni, Marinetti, Picasso, Modigliani e Apollinaire. Un ritratto lucido e obiettivo quello di Severini, artista umile quanto basta per poterne esaltare le sue doti di equilibrato osservatore.

1 marzo 2011

Michael Wolf e la Google Street Photography


Google Street View

Chi non ha mai usato Google Street View per curiosare, per guardare la propria casa, il proprio quartiere o una città che vorrebbe visitare? Michael Wolf, un fotografo tedesco, però, ha usato questo servizio per scattare delle fotografie senza mai spostarsi dal proprio appartamento. Ha passando ore ed ore su Google alla ricerca di particolari curiosi o significativi. Quello che ha ottenuto è la raffigurazione un giorno di straordinaria quotidianità in un mondo che scorre fluviale nella sua normalità.


23 maggio 2010

La Video art di Bill Viola

Bill Viola

Oggi viviamo in un’ epoca in cui l’importanza e il riconoscimento di un’artista deriva sempre più spesso dal giudizio esclusivo di un ristretto gruppo di esperti.
C’è un’artista invece che con i suoi video e le sue installazioni riesce a coinvolgere un ampio pubblico: Bill Viola. Newyorkese classe ’51, artista unico e geniale, esponente della visual art, lavora con il pubblico e non contro di esso, la sua arte è per tutti, per l’uomo comune più che per gli intenditori.
La video arte si afferma nel contesto artistico degli ultimi anni ’60, in una fase di slancio creativo e sperimentale; ed è proprio in questi anni che Bill Viola inizia la sua carriera artistica affiancando i padri fondatori della visual art: Bruce Nauman e Nam June Paik.



31 marzo 2010

La Morte: quattro quadri a confronto

Il 3 di maggio 1808 a Madrid goya

Il tema della morte è stato utilizzato nell’arte per rappresentare, sotto forme diverse, il trapasso verso un’altra dimensione ma anche per diffondere messaggi sociali, religiosi o politici. Dalla tipica iconografia medievale del memento mori, l’interpretazione di questo soggetto è mutato radicalmente assieme alla società e ai costumi, attraverso una pittura fatta di stilemi ora realistici, ora romantici, ora astratti...

8 gennaio 2010

L’arte (proto)pop di Walter Sickert

Walter Sickert
Walter Sickert, foto di George Beresford

«Tutto è rappresentazione. Se reciti bene inganni gli altri, se reciti male inganni te stesso».
Sarebbe piaciuta a Walter Sickert questa frase che Zhang Yimou mette in bocca ad una sua attrice in Lanterne rosse - se avesse potuto udirla, cinquant'anni dopo la sua morte.


5 settembre 2009

L’arte della follia: Filippo Bentivegna

Filippo Bentivegna

Negli anni Cinquanta un pittore svedese scelse Sciacca per soggiornare assieme alla moglie in Sicilia. Trovando il paesaggio incantevole preparò tele e pennelli per immortalare i volti contadini e i paesaggi bruciati dal sole. Lavorò alacremente, finché soddisfatto dei risultati decise di organizzare una mostra personale in un ex albergo del paese; l’iniziativa rese il pittore piuttosto famoso, tanto da attirare l’attenzione di artisti e uomini di cultura saccensi. Dopo aver stretto amicizia con essi ebbe modo di parlare delle tradizioni siciliane, della leggendaria Isola Ferdinandea, ma anche di un saccense ritenuto da tutti un folle: un folle che ossessivamente scolpiva teste in pietra…