Quante volte, nel silenzio della notte, abbiamo pensato allo scorrere lento delle ore, al loro circolo vizioso, al viaggio che il sonno ci avrebbe fatto intraprendere velocissimo verso l'alba, al nuovo giorno ed al suo inesorabile declino, per arrivare, di pensiero in pensiero, al lento fluire della vita ed alla sua foce ineluttabile. Abbiamo così cercato un appiglio, un orlo cui aggrapparci, sospesi sull'abisso dell'infinito, per indugiare ancora un attimo nella vita....fosse anche - come nella novella “Di sera un geranio” di Pirandello - un geranio: ”Una cosa, consistere ancora in una cosa, che sia pur quasi niente, una pietra. O anche un fiore che duri poco: ecco, questo geranio...”.
Allo stesso modo, ma con molta ironia, Boris Vian indulge sul tema, cercando ragioni pretestuose per chiedere alla vita un attimo in più: per cercare di ottenere un improbabile proroga all'avvicinarsi del termine ultimo, perchè si sa...non si può crepare prima di aver visto i "cani messi-cani"... Nella poesia di Caproni, il viaggiatore, giunto al proprio capolinea, saluta con un improbabile quanto ironico sussiego (Chiedo congedo a voi, senza potervi nascondere, lieve, una costernazione.), i propri compagni di viaggio augurando: "...calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento."
Allo stesso modo, ma con molta ironia, Boris Vian indulge sul tema, cercando ragioni pretestuose per chiedere alla vita un attimo in più: per cercare di ottenere un improbabile proroga all'avvicinarsi del termine ultimo, perchè si sa...non si può crepare prima di aver visto i "cani messi-cani"... Nella poesia di Caproni, il viaggiatore, giunto al proprio capolinea, saluta con un improbabile quanto ironico sussiego (Chiedo congedo a voi, senza potervi nascondere, lieve, una costernazione.), i propri compagni di viaggio augurando: "...calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento."