6 luglio 2025

La fotografia di Julia Margaret Cameron

La fotografia è l’arte del racconto di un istante, di un presente che diventa passato, ricordo, testimonianza. Gli scatti ricostruiscono la storia di ieri nel domani e mostrano al mondo realtà lontane nello spazio e nel tempo, ma sono capaci anche semplicemente di diffondere pura bellezza. Immergersi nell’opera di un artista della fotografia e seguirne la ricerca significa analizzarne lo sguardo, le sensibilità, il punto di vista. Tra le fotografe del passato maggiormente meritevoli di attenzione, vi è, senza dubbio, Julia Margaret Cameron.

Julia Margaret Pattle, poi Cameron dopo il matrimonio, nasce a Garden Reach, nei pressi di Calcutta, nel 1815, figlia di  un’aristocratica francese e di alto funzionario inglese della British East India Company. Quando è ancora una bambina viene mandata in Europa, prima in Francia e poi in Inghilterra, al fine di ricevere una formazione di ottimo livello. Intorno ai vent’anni incontra Charles Hay Cameron, letterato e giurista della Compagnia delle Indie Orientali, già vedovo, che diventa suo marito e con cui avrà dodici figli di cui sei adottati. Quando questi sono ormai adulti e il consorte è costretto a trasferirsi per lavoro, a 48 anni, grazie all’intuizione della figlia maggiore che le regala un apparecchio fotografico, Julia Margaret entra nel mondo della fotografia, che diventa così la sua grande passione. Così Cameron inizia ad affermarsi nell’ambiente ed è la prima donna ammessa alla Royal Photografic Society. Nel 1865 espone le sue opere in una personale, presso lo Studio Colnaghi di Londra. Dopo anni passati a fotografare con dedizione, Cameron scompare a causa di un’influenza a Glencairn, a Ceylon nel 1879. Attualmente le sue opere sono conservate nella sua tenuta a Dimbola Lodge, che è poi diventato un museo a lei dedicato sull'isola di Wight. Nel 1926 viene pubblicata un’edizione dei suoi lavori fotografici con un’introduzione curata dalla celebre scrittrice Virginia Woolf di cui era prozia materna.

In un interessante contributo di Andrea Inglese del 2023 apparso su «Doppiozero» ed intitolato Il limbo fotografico di Julia M. Cameron, vengono ben descritte le peculiarità che caratterizzano le opere fotografiche di Cameron:

Le foto di Cameron nulla hanno a che vedere con la glorificazione fotografica di uno statuto professionale o di un’appartenenza familiare. Dominano già i ritratti, di uomini, donne, bambini; domina la messa in scena – il teatro di posa di Cameron è, in origine, il pollaio della casa famigliare situata nell’isola di Wight –; non vi è però traccia di esotismo, di abiti smerlettati, di colonne ioniche ad altezza di gomiti. Per quanto riguarda i soggetti maschili, Cameron ritrae soprattutto individui celebri, personalità d’eccezione. […] Mentre alcuni artisti passano all’apparecchio fotografico, cogliendone le possibilità documentarie, e orientano in questo senso l’uso della nuova tecnica, Cameron percorre il cammino opposto: la fotografia tratta a suo modo zone dell’universo iconografico che appartengono da sempre alla pittura, ossia le immagini sacre, mitologiche, letterarie. Ecco allora respinta l’opzione per la fotografia come prova di realtà e il perseguimento, all’opposto, di un mondo immaginario, a cui si forniscono corpi e volti reali, esistiti qui e ora, come quello dell’irlandese Mary Hillier, domestica di casa Cameron, modello costante di tutte le madonne, ma anche di personaggi storici.

I lavori fotografici di Cameron rispondono ad un’esigenza precisa, ovvero quella di avere «meno precisione, più verità». Quelle che, infatti, per alcuni sono imperfezioni date dalla poca tecnica, in realtà sono scelte legate alla ricerca di un’impronta stilistica personale per rendere le sue opere riconoscibili. Queste godono di un’aura particolare che mette insieme pittura, realtà ed immaginazione. A proposito della sua concezione dell’arte fotografica, Cameron afferma: 

La mia aspirazione è di nobilitare la fotografia e di assicurarle il carattere e le qualità di una grande arte combinando insieme il reale e l’ideale e nulla sacrificando della verità pur con tutta la possibile devozione alla poesia e alla bellezza.

Al di là di qualche detrattore e delle suddette critiche di stampo tecnico, la fotografia di Cameron è stata molto apprezzata sia dai pittori Vittoriani preraffaelliti che da altri fotografi. È stato anche messo in luce un legame fra i dipinti realizzati proprio dai preraffaelliti e i lavori di Cameron, per quanto concerne la scelta dei soggetti femminili e per alcune loro caratteristiche fisiche. I volti di donne da lei ritratte hanno, comunque, conquistato e continuano, ancora oggi, a conquistare lo sguardo di molti, con la loro raffinatezza, purezza e bellezza genuina.

Francesca Bella

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