29 agosto 2009

Gli italiani scrivono per soldi?

Shakespeare scriveva per soldi

In una libreria del centro, rifugio ideale per sottrarsi, almeno per qualche minuto, all'umida canicola della mia città, tra gli scaffali sfoglio svogliatamente Shakespeare scriveva per soldi, qualcosa che sta tra il diario d'un lettore e una raccolta di recensioni, di Nick Hornby. Lo scrittore inglese - noto al grande pubblico soprattutto per il romanzo About a Boy (1998) - ha diligentemente raccolto le "sue" letture dal 2006 al 2008. Ho voracemente sfogliato le pagine del libro incuriosito dai nomi degli autori e delle opere: cosa leggerà Hornby? Trovo con sorpresa - in realtà non molta - che gli autori e le opere acquistate e/o lette mi sono quasi totalmente sconosciuti; in prevalenza si tratta di autori anglosassoni e (credo) contemporanei. Ho sfogliato allora ancor più voracemente di prima il libro alla ricerca di scrittori italiani, sapete quanti sono? 

Uno solo. Si tratta (prevedibilmente) di Roberto Saviano e del suo enorme successo mondiale Gomorra. Ora, a parte il fatto che certamente le letture (vere o false che siano) di Nick Hornby non abbiano necessariamente valore statistico, mi chiedo com'è possibile che la letteratura italiana d'oggi a parte Saviano - che tanto deve la notorietà alla sua commovente storia d'esiliato speciale e allo splendido film di Garrone - non abbia la forza d'imporsi all'estero. «Ma se non riesce ad imporsi neanche qui da noi?» penserete voi, ed avreste ragione. Insomma, siamo noi che non abbiamo grandi scrittori o il meccanismo editoriale non ci favorisce, se non quando produciamo l'Italia dei cliché?

P.S.: Una mostra attualmente in corso a Milano (Copy in Italy) mostra dei dati che sembrano smentire tutto ciò, illustrando come le esportazioni di testi italiani siano vertiginosamente cresciute, tra il 2001 e il 2007, del 93,9%. Una cifra eccezionale, ma i più esportati, tra i romanzieri, rimangono comunque Saviano e Camilleri e la loro categoria, narrativa per adulti, rappresenta solo il 17% dell'esportazione, mentre esportiamo molta più saggistica (28%) e letteratura per ragazzi (29%).

Nessun commento: