18 novembre 2025

Mail art: l’arte che connette

Uno degli obiettivi primari dell’arte è quello di avvicinare, unire, connettere anime presenti in tutto il mondo. Che sia musica, letteratura o pittura, l’arte espressa in tutte le sue innumerevoli forme può essere come un filo che può oltrepassare i limiti spazio - temporali: un’opera di ieri può emozionare anche oggi, così come un’opera creata in un paese sperduto può approdare in una grande metropoli. Uno dei fenomeni artistici che concretizzano al meglio questo ammirevole scopo è, senza dubbio, la Mail Art.

La Mail Art, o arte postale, è un movimento artistico dato alla luce nel 1962, anno della creazione della New Correspondance Art School di New York, per volere dell’artista americano Ray Johnson, nato nel 1927 e morto suicida nel 1995. La Mail Art prevede lo scambio per posta di cartoline, francobolli, buste, lettere e pacchi decorati in maniera creativa con tecniche e stili differenti e che diventano poi delle piccole vere e proprie opere d’arte. Attraverso questo scambio postale si assiste alla nascita di una rete artistica molto interessante, negli anni sempre più numerosa, che ha oltrepassato i confini americani per raggiungere ogni parte del globo.

Recentemente, il mondo della Mail Art ha perso due fra le sue più grandi personalità di spicco: Clemente Padín e Ruggero Maggi. L’uruguaiano Padín, scomparso lo scorso 3 ottobre a Montevideo a pochi giorni dal suo ottantaseiesimo compleanno, è considerato fra i più importanti   scrittori e artisti visivi del Sud America. Consegue la laurea in Letteratura Spagnola e nel 1967 inizia ad occuparsi di Mail Art. Nel 1974, nonostante la difficile situazione politica del suo paese, sotto dittatura, Padín riesce ad organizzare la prima mostra di Mail Art latinoamericana a Montevideo. Il suo impegno artistico diventa anche un impegno sociale di lotta e voglia di libertà ed è per questa ragione che per due anni Padín viene incarcerato. A seguito di questo periodo di prigionia, dà vita all’Associazione Latinoamericana e Caraibica di Mail Artists e prende parte a diverse iniziative artistiche in tutto il mondo, Italia compresa. Fra queste si ricordano quelle organizzate proprio da Ruggero Maggi. Torinese, classe 1950, diplomato in Architettura d’Interni, Maggi è stato parte integrante del mondo della Mail Art fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta lo scorso 29 ottobre a Bologna. Nel corso degli anni partecipa a diverse mostre e rassegne nazionali ed internazionali di alto livello, come nel caso della Biennale di Venezia e della  Biennale d’arte contemporanea di San Paolo.

Queste le parole del critico d’arte francese Pierre Restany su Ruggero Maggi in un contributo intitolato Più vero di natura, che ci restituiscono la grandezza e il valore del suo lavoro artistico:

Ruggero Maggi viene definito come un outsider e, forse, questa parola può essere l’illustrazione più giusta della sua marginalità operativa. Dall’inizio degli anni 70 in poi, Maggi ha iniziato una ricerca apparentemente eclettica, ma di fatto totalmente legata ad una logica interna e ad una visione di perfetta e totale continuità. Il suo lavoro è di natura linguistica. Le sue opere derivano da una ricerca sul linguaggio basato su una dialettica elementare e primaria. Il suo linguaggio combina elementi di alta tecnologia con i materiali primari ed elementari, il primitivismo con la sofisticazione. Cemento, legno, fotografia, ologrammi, neon, laser, pittura, scultura, installazioni, performance: l’opera di Ruggero Maggi è legata ad un approccio etico del linguaggio. […] L’opera di Ruggero Maggi è una lotta perpetua contro l’ingiustizia umana. La sua dimensione strutturale è il vero. L’artista, dall’inizio del suo impegno, ha assunto una sfida fondamentale: la rivoluzione della verità! Il criterio fondamentale dell’estetica di Ruggero Maggi è il vero. Il vero che si sostituisce al bello, al bello dei canoni tradizionale dell’Arte. Sostituire il vero al bello implica un concetto rivoluzionario del vero e il vero dell’artista non è certo il prodotto delle constatazioni, delle osservazioni ineluttabili dell’evidenza. [...] Presentare il vero nella realtà non è percepito dall’Uomo se questo vero si limita ad essere sé stesso. Per rendere il vero estetico, per rendere il criterio fondamentale del linguaggio artistico è necessario renderlo e presentarlo più vero di Natura. [...] Più il vero è percepito come tale, più viene presentato come più vero di natura, e più siamo nell’universo di un’estetica attiva, operativa, capace di creare gli elementi di una sensibilità armonica. Proprio questo senso della verità trova la base nella grande interrogazione del momento, nella grande sfida del gusto e della sensibilità. Siamo in una società totalmente satura di industrie. In questa società è necessario reinventare il rapporto fra l’Uomo e la macchina, e la macchina, oggi, è il computer. Ridefinire questo rapporto implica creare le condizioni giuste e vere di un dialogo tra due tipi di intelligenze: l’intelligenza artificiale e l’intelligenza dell’Uomo. E’ proprio nel cuore di questo dialogo che si inserisce la ricerca linguistica di Ruggero Maggi. Ecco perché la sua ricerca è vera e si presenta come più vera di natura. [...]

In Italia è presente un museo pubblico dedicato alla Mail Art, ovvero il Museo della Mail Art di Montecarotto, voluto dal Prof. Carlo Emanuele Bugatti e che aderisce alla rete del Sistema Museale della Provincia di Ancona. Costituito nel 1984 grazie alle numerose donazioni di alcuni importanti maestri d’arte italiana, raccoglie un numero davvero importante di opere di Mail Art.

Mai come adesso, in un periodo storico così complesso, la Mail Art può essere uno strumento di vicinanza e connessione fra persone geograficamente lontanissime ma tutte legate dall’amore comune per l’espressione artistica nella sua forma più pura, senza vincitori né classifiche, e più diversa, con un interessante accostamento di messaggi, tecniche e stili eterogenei.   

Francesca Bella

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