E’ con somma sorpresa che mi ritrovo nelle stanze di Palazzo Reale per la mostra dedicata all’artista Grazia Varisco. Lei è il quinto elemento e l’unica donna del Gruppo T (dove T sta per “tempo”), formatosi agli inizi degli anni Sessanta a Milano.
E’ con somma sorpresa che mi ritrovo nelle stanze di Palazzo Reale per la mostra dedicata all’artista Grazia Varisco. Lei è il quinto elemento e l’unica donna del Gruppo T (dove T sta per “tempo”), formatosi agli inizi degli anni Sessanta a Milano.
David Abelevič Kaufman, meglio conosciuto come Dziga Vertov, è stato una delle stelle più lucenti del cinema sovietico degli albori, prima che il giogo della censura pesasse sulla libertà artistica. Il suo capolavoro del 1929, L’uomo con la macchina da presa (Čelovek s kino-apparatom), mantiene ancora oggi l’originalità e l’intensità di un tempo, qualità che gli hanno fatto guadagnare un posto tra i migliori film di sempre. Il seguente articolo si propone di rilevare i tratti più rivoluzionari della pellicola, con particolare attenzione all’aspetto metacinematografico che la contraddistingue sin dal titolo.
Le Déjeuner sur l’herbe e l’Olympia costituiscono una preistoria nell’evoluzione stilistica e intellettuale dell’arte del secolo XIX, senza le quali il trapasso verso le nuove forme della figurazione non sarebbe stato possibile. Resta il fatto che esse rappresentano solamente le necessarie premesse di un ragionamento espressivo che si dovette sviluppare in un denouement (un risultato finale), ovvero nella straordinaria opera intitolata La Musique aux Tuileries.
Viresque acquirit eundo
Eneide, IV, 175
J’ai toujours pensé que les premières places ne se donnent pas, qu’elles se prennnent.
Edouard Manet
A wall is a very big weapon.
It is one of the natiest things
you can hit someone with
Bansky
Passeggiando per i vicoli di Brick Lane e Shoreditch, calpestando le loro strade ciottolate che sfociano in parchi o sottopassi lontani dall’occhio indiscreto di Dio, nel silenzio di un pale afternoon londinese, non possono non tornare in mente i versi finali della celebre canzone di Paul Simon e Art Garfunkel The Sound of Silence: «And the sign said the words of the prophets / are written on the subway walls and tenement halls / and whispered in the sounds of silence». Credo che tra questi versi e l’impatto visivo che queste opere trasmettono, ci sia un collegamento quasi automatico, un’associazione tra suono e immagine che mi lascia spiare tra le fronde di palazzi, strade e sottopassi, per ritrovarmi poi in un vero e proprio campo d’addestramento per futuri profeti che parlano non esattamente una nuova lingua ma esprimono un linguaggio e un’arte non ancora cristallizzata nel tempo, seppur con una notevole storia alle spalle.
Tratto dall’omonimo romanzo del veterano James Jones e candidato nel 1999 a sette premi Oscar, la Sottile linea rossa del regista statunitense Terrence Malick è una riflessione filosofica sui danni morali e psicologici causati dalla guerra ma, soprattutto, è un invito affinché l’essere umano recuperi la comunione persa con la propria parte spirituale
Io sto morendo, ma quella puttana di Emma Bovary vivrà in eterno
Gustave Flaubert
Un occhio spietato, un po’ crudele ma solo quel tanto che basta per distruggere il falso mito, degradarne la presunta leggiadrìa, sopprimerne ogni inopportuna e leziosa sensualità. Un impietoso iconoclasta che non ha scrupoli nel trascinare le donne per i capelli (come un uomo primitivo), mai indulgente ma incisivo amante della verità. Un leale innamorato della vita naturale e della femminilità, questo era, in sintesi, Edgar Degas, artista geniale e senza falsi pudori.
La vanità mi spinse verso l'amore; no, verso la voluttà; neppure, verso la carne.
(Gustave Flaubert, Memorie di un pazzo)
Si dice che la fortuna aiuti gli audaci e che la passione per le donne e il denaro li guidi verso il consenso sociale e il successo. Il che ci induce a ritenere quanto sia utile, nella vita, fare di necessità virtù, magari tradendo un poco il proprio talento, come fece Giovanni Boldini; piccolo uomo, grande ambizioso, notevole artista e instancabile amatore; innamorato della gloria (non per nulla una donna) e del denaro. Uomo camaleontico, tombeur de femmes nonostante il fisico, sfacciato adulatore del beau monde parigino, impenitente viveur tra eleganti salotti e belle donne. Fascinoso pittore di fama internazionale, spesso troppo indulgente verso l’aristocrazia del denaro, senz’altro: “nato sotto una buona stella”.
Se vuoi sapere tutto di Warhol non hai che da guardare la superficie dei miei quadri, dei miei film, di me stesso. Io sono lì. Dietro non c’è niente.
Sono parole di Andy Warhol, pronunciate nel corso di un’intervista rilasciata al critico d’arte e filosofo Gillo Dorfles, parole inquietanti come le famose muse di De Chirico, nelle quali Warhol trovava un’ideale corrispondenza con il proprio carattere. Ed è probabile che dietro questa affermazione si nascondesse la “veritàˮ della sua arte (sulla quale si sono sempre addensate nubi e contraddizioni). Una verità affidata ad un codice segreto che racchiude la summa di tutti gli espedienti di cui l’artista si serviva per apparire originale e trasgressivo, pur dissimulandone il significato nella naturale ambiguità dello stile e nella reticenza dei suoi atteggiamenti.
Il Fattori fu tra i primi a darsi alla ricerca del tono, per impadronirsi della macchia ma solo di quel tanto che gli importava, poiché non si ordinò precisamente sulle basi tecniche assolute della forma-colore, in quanto nelle sue opere il disegno traccia i contorni e innerva sempre atteggiamenti suggestivi.
Mario Borgiotti, critico
Giovanni Fattori, nato a Livorno il 06 settembre 1825, in una famiglia di modeste condizioni economiche, venne definito dalla critica malevola del suo tempo un ingegno incolto per la totale assenza, all’interno della sua pittura, di teorie estetiche, filosofie o intellettualismi di sorta, ma non se ne preoccupò affatto anzi, con estremo candore, disse spesso di sé (rincarando la dose): “Io per conto mio, tolto il sapere scrivere un pochino, ero perfettamente ignorante e mi sono, grazie a Dio, conservato…”
Candidato a Miglior Corto al Tallinn Black Nights Film Festival, La Pescatora, fiaba cruda e sincera di Lucia Loré, canta del coraggio di Lea e della sua lotta quotidiana contro una realtà sempre più misogina e violenta
Ho ben conosciuto Modigliani; l'ho conosciuto affamato, l'ho visto ubriaco e l'ho visto abbastanza ricco. Mai l'ho visto mancare di grandezza… Mai ho sorpreso in lui il minimo sentimento basso… Ora che tutto è imbellettato e azzimato, ora che si crede di potere sorpassare la vita, dove tutto è super, da supertassa a surrealismo, alcune parole perdono il loro vero senso. lo non so più usare le parole "arte", "artista". Ma supponiamo per un istante che questa parola riprenda il suo colore, il suo senso, il suo sesso… Allora Modigliani era un grande artista
Maurice de Vlaminck
21 gennaio 1906, stazione ferroviaria della Gare de Lyon, nel XII arrondissement parigino; sono le otto di una mattina grigia e fredda, che prelude a una giornata uggiosa; un bel giovane di ventidue anni, con il cuore in tumulto per l’emozione e pochi soldi in tasca, scende lentamente dal treno appena giunto da Livorno, dopo ben ventisei ore di viaggio, guardandosi intorno esitante e un po’ stordito… poi, come se fosse stato improvvisamente rianimato da un impercettibile raggio di sole, trascinandosi dietro il suo scarno bagaglio, il sorriso sornione che gli sfiora appena le labbra, attraversa la banchina con passo sicuro e baldanzoso, impaziente di farsi coinvolgere dall’esaltante avventura che lo attende. Inizia così per Amedeo Clemente Modigliani, detto Dedo, il viaggio verso l’immortalità e la leggenda. Modigliani nello studio
L’amore è l’unica cosa che riusciamo a percepire che trascenda dalle dimensioni di tempo e spazio
Interstellar è senza dubbio un grande film di fantascienza, apprezzato molto dal pubblico, la sua storia ci porta in un futuro imprecisato, un mondo distopico dove il pianeta Terra è sempre più inabitabile. Un agricoltore, ex pilota, di nome Cooper decide di abbandonare la sua famiglia per intraprendere un viaggio nello spazio con la speranza di salvare il genere umano. Il regista Christopher Nolan ha saputo girare un film introspettivo e sentimentale, ma anche visivamente spettacolare e complesso, in grado di lasciare lo spettatore incollato allo schermo. Nolan e il suo team, insieme alla consulenza del fisico premio Nobel Kip Thorne, sono riusciti a creare la più accurata rappresentazione di un buco nero mai vista sullo schermo. Ma come è nato Interstellar? Ripercorriamo insieme, grazie alle parole dell’astrofisico Kip Thorne, le prime fasi della produzione di uno dei film di fantascienza più ambiziosi del XXI secolo.
È quasi impossibile conciliare le esigenze dell’istinto sessuale con quelle della civiltà.
Sigmund Freud
Malum est mulier sed necessarium malum
(La donna è una disgrazia ma una disgrazia necessaria)
Qualcuno avrà in mente il collo di Lucy Westenra per le scene del film Il conte Dracula nelle quali l’attrice spagnola Soledad Miranda compare nei panni della giovane morsa e trasformata in vampira dallo stesso conte Vlad. La difficoltà nel parlare di personaggi diventati delle vere e proprie icone nella storia del cinema è sempre quella di sacrificarne passato e futuro per concentrarsi su un eterno presente. Tuttavia, ricordando Soledad Miranda a cinquant’anni dalla sua morte, si deve, per forza di cose, partire dal ruolo interpretato in Il conte Dracula, ruolo che la consacrò musa del regista Jesús Franco. Ma Soledad Miranda non è solo la vorace predatrice sessuale presente nei film diretti da Franco, in cui l’erotismo e l’horror si mescolano, è molto altro.
Ordine. Forse è questo che più ci affascina in un’opera d’arte. Forse è questa la differenza tra la vita vera, quella di tutti i giorni, e un’opera d’arte: l’ordine.
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La fine del 500 e gli inizi del 600 vedono a Firenze il declino dei Medici; Ferdinando II morì nel 1621 lasciando il potere nelle mani della moglie Maria Maddalena d’Austria e della madre Cristina di Lorena. La cultura aveva ormai assunto un ruolo marginale, provinciale e a Firenze sembrava essere svanita la perfezione dell’architettura e la maestria del colore. Esisteva però nella città fiorentina ancora una certa vitalità espressa nella musica e nelle Accademie.