4 agosto 2025

Il segno di Venere: tra incertezze e misoginia, il lato oscuro del boom economico

Dino Risi e Franca Valeri denunciano le ombre che si celano dietro l’ottimismo dell’Italia durante la ripresa del secondo dopoguerra

Roma, 1955. In un’Italia in pieno boom economico, Cesira è una ragazza del settentrione che si trasferisce nella capitale in cerca di una sistemazione. Va a vivere a casa degli zii, retrogradi e bigotti, che disapprovano lo stile di vita della nipote che, addirittura, si mantiene con un lavoro. Cesira stringe un forte legame con la cugina Agnese, una bella ed ingenua ragazza che tenta, in tutti i modi, di raggiungere l’indipendenza guadagnata dalla prima. Il punto debole di Cesira è l’amore: cerca di trovare un uomo che la ami ma tutti i suoi tentativi risultano vani. 

Il film, uno dei più grandi esempi della commedia tutta italiana, è stato girato da Dino Risi che ha messo su pellicola una sceneggiatura che vanta grandi firme: Cesare Zavattini, Ennio Flaiano e Franca Valeri, che nel film interpreta l’ironica sognatrice Cesira Colombo. Nel Segno di Venere Dino Risi non manca di dare il proprio tocco personale alla storia, soprattutto nel finale amarissimo e disincantato. 

Una costante nella produzione del maestro è il taglio documentaristico delle proprie pellicole che diventano delle vere e proprie testimonianze dell’Italia dal dopoguerra in poi. Nel Segno di Venere Risi documenta il fermento della penisola dopo la fine del Fascismo e della Seconda guerra mondiale: automobili, grossi centri commerciali, elettrodomestici, fanno capire la voglia di benessere e di ricostruzione dalle macerie lasciate dal conflitto mondiale. È questa l’Italia del boom economico, della speranza della ripresa, dell’ottimismo proiettato verso un roseo futuro. Eppure, dietro tale fiducia, si nasconde un male oscuro

Cesira, dopo aver scoperto che uno dei suoi amati sta convolando a nozze con un’altra donna, decide di rivolgersi ad una chiromante sua vicina di casa, la signora Pina, la quale le predice che presto troverà l’amore della sua vita. Già dal titolo, Segno di Venere, si è proiettati in una dimensione astrologica e chiromantica: pendolini, tarocchi, oroscopi testimoniano di una società inquieta e preoccupata che si aggrappa a qualsiasi espediente pur di avere rassicurazioni sul proprio avvenire. Non a caso il titolo iniziale della pellicola sarebbe dovuto essere La chiromante con la regia di un altro grande maestro della commedia italiana, Luigi Comenicini, che però rifiutò quando la casa di produzione impose un cast di celebrità che avrebbe distolto l’attenzione dalla protagonista Franca Valeri. Il boom è sinonimo di ottimismo ma gli italiani continuano ancora a temere per il futuro: l’ombra della dittatura, le rovine della guerra, l’estrema povertà non sono poi tanto lontani negli anni e proiettano la loro ombra che minaccia l’avvenire della penisola e dei suoi abitanti. 

Il fulcro del film, d’altro canto, è la condizione femminile nell’Italia degli anni Cinquanta. Il padre di Agnese rimprovera Cesira perché, secondo la sua concezione retrograda e patriarcale, le donne non devono lavorare ma hanno l’obbligo di trovare un marito e badare alla casa. Tutte le altre figure maschili che ruotano attorno Cesira e Agnese sono squallide e meschine. Il fotografo Mario, interpretato da uno spassosissimo Peppino De Filippo, si innamora della bella Agnese e, in più di un’occasione, non manca di metterle le mani addosso diventando invadente e molesto. Il ladruncolo di mezza tacca Romolo, interpretato da Alberto Sordi, sfrutta l’ingenua Cesira per i suoi loschi affari trattandola anche in maniera brutale. Il poeta Alessio (Vittorio De Sica) che, dietro i suoi ideali di arte e di nobiltà, cela in realtà l’animo di un parassita che sfrutta donne ingenue, tra queste c’è anche la signora Pina, o per farsi pagare i numerosi debiti o per farsi offrire un lauto pasto. Come appaiono poi vulnerabili! Infatti, Mario scappa via piagnucolando davanti alle minacce di Romolo che vuole vendergli una macchina rubata; quest’ultimo, intercettato dalla polizia, viene picchiato dalla madre davanti agli stessi funzionari; Alessio è sbattuto fuori di casa dalla proprietaria perché stanca delle sue inadempienze. Personaggi meschini fino alla fine. Anche il vigile Ignazio, nonostante la sua sensibilità, non esita a sfruttare Cesira che dovrà testimoniare a suo favore in un processo. 

Nell’Italia del progresso ancora resiste una mentalità arcaica e patriarcale che vuole la donna relegata ad un ruolo di secondo piano, dietro l’uomo. Innervosiscono, di conseguenza, figure di donne come Cesira, spregiudicate e indipendenti, che bastano a loro stesse. La donna non deve leggere, non deve lavorare, deve pensare a sposarsi, deve accettare tutte le attenzioni moleste degli uomini senza ribellarsi. In una scena, la povera Agnese, che è alla ricerca di un lavoro, piange dopo che un vecchio ha allungato le mani durante il colloquio e lei si domanda perché nessuno la prenda sul serio. È quella una società che deve fare i conti con il nuovo che chiede di entrare. Il finale, però, non fa presagire nulla di buono. L’Italia è ancora profondamente maschilista, in mano a uomini rozzi e privi di sensibilità che allungano le mani e considerano la donna come un accessorio; però, quegli stessi uomini, appaiono infantili e deboli, venendo ridotti a maschere grottesche prive di dignità; anzi, sono proprio le donne, come ricordato poche righe prima, a metterli sotto scacco. 

Dico che non siamo più nel medioevo, che la donna cià lo stesso giro dell'uomo, anche in campo amoroso, perché cià la sua indipendenza lavorativa, almeno dalle mie parti! 

Il finale è amaro e non fa sperare per il meglio. Agnese, alla fine, riesce a trovare marito, coronando così il sogno del padre che non vuole una figlia indipendente ma succube del compagno. La felicità è addirittura al colmo quando scopre che Ignazio ha anche un buon lavoro. Un altro personaggio lieto è la zia di Agnese e Cesira perché anche lei, anziana zitella, è ancora legata ad un’idea vetusta di donna; questo per sottolineare come anche alcune personalità femminili accettano acriticamente quella concezione falsa e discriminante. Cosa succede a Cesira? Si incammina da sola per prendere il tram che la porterà ad un nuovo giorno di lavoro, mentre si avvia alla porta per uscire ricorda, con rammarico e apatia, gli orari da rispettare a casa degli zii, come a voler evidenziare l’immutabilità delle cose, il vecchio che vince sul nuovo. Sul suo sguardo disilluso si ferma la macchina da presa nelle scene finali, eppure, a dirla tutta, la sua condizione è esemplare perché segue il proprio cammino. Cesira ha un lavoro, è indipendente, è spregiudicata, è libera e ciò è causa di una profonda solitudine. Agnese, a dirla tutta, accetta e rimane vittima del sistema ingiusto e ignorante, mentre Cesira decide di chiamarsene fuori, addirittura lo rifiuta. 

L'immagine di lei che canta la Marsigliese è forte ancora oggi. 

Emmanuele Antonio Serio

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