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6 giugno 2024

Omaggio a Marina Cicogna

Gli anniversari sono ricorrenze che smuovono ed animano la memoria, che risvegliano dal sonno o dalla frenesia a cui spesso la nostra società contemporanea ci costringe. Nascite, morti, tutto va pensato e tirato fuori dalla cassetta dei ricordi che appartiene a ciascuno di noi. Quando, però, qualcuno lascia la vita terrena e raggiunge il mondo dell’ignoto, gli anniversari servono a riscoprire o a far scoprire per la prima volta alle nuove generazioni l’universo personale, culturale e lavorativo di quell’anima, che un tempo era anche corpo. Nel mondo dell’arte e, più in generale, della cultura, queste ricorrenze costituiscono un’occasione per focalizzare l’attenzione sul patrimonio di inestimabile valore che è stato creato e che è entrato nella mente e nel cuore del pubblico. Come non ricordare, quindi, che il 29 maggio Marina Cicogna, prima donna produttrice cinematografica in Italia, avrebbe compiuto 90 anni. Un compleanno importante che ci suggerisce di ripercorrere alcuni dei momenti della sua straordinaria carriera.

5 febbraio 2024

Louise Brooks: ritratto di una diva

Ci sono volti iconici che lasciano il segno, nella vita come nell’arte. Quadri, pellicole, fotografie accolgono sguardi rimasti ormai impressi nella storia della cultura e soprattutto nella memoria della gente. Sono figure con un’aura particolare, capace di creare una forte connessione con chi guarda e che, attraverso le varie forme d’arte, riescono a sprigionare un’energia travolgente. Uno dei volti che ha sicuramente lasciato un’impronta indelebile nella storia del cinema e dell’arte è quella di Louise Brooks.

8 gennaio 2024

Il cinema africano degli anni Sessanta e Settanta

3. La noire de

Una delle tante opportunità che ci consegna il cinema, ma più in generale la cultura, è quella di venire a contatto con altre realtà e di aprirsi a nuovi mondi, spesso lontani nello spazio e nel tempo. Grazie al lavoro di tanti cineasti è per noi possibile, ad esempio, fare un tuffo nell’Africa del passato, quella degli anni Sessanta e Settanta, e, per compiere questo viaggio, ci affidiamo alla guida di quattro importanti registi: Ousmane Sembène, Ahmed El Maanouni, Djibril Diop – Mambèty e Med Hondo.

9 dicembre 2023

Francia, anni Trenta: il cinema di Jean Vigo

Jean Vigo

La ricostruzione delle società del passato prende forma attraverso libri, fotografie, pellicole. Questi prodotti culturali ci consentono di sopperire, almeno parzialmente, alla nostra assenza e di poter sentire l’odore e il sapore di qualcosa che non abbiamo mai vissuto e che non potremo vivere mai. Così, per “entrare” nel mondo della Francia degli anni Trenta, è possibile, per esempio, lasciarsi guidare dai film di un artista del cinema che, purtroppo, ci ha lasciati troppo presto: Jean Vigo.

18 ottobre 2023

Uno sguardo sul “critico” Antonioni

Michelangelo Antonioni

Michelangelo Antonioni non è stato solo il grande regista che tutti conoscono, vincitore di Nastri d’argento, David di Donatello, più volte protagonista a Cannes, Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 1983, ma anche tanto altro: sceneggiatore, scrittore, pittore e critico cinematografico.
Ed è per questo che rientra a pieno nell’alveo delle personalità multiformi, dei cosiddetti artisti a trecentosessanta gradi. Figure che, purtroppo, come sovente capita, vengono riconosciute e ricordate dal grande pubblico per un solo colore, mentre, invece, nascondono al loro interno una vasta gamma di sfumature. Spesso, però, questa affascinante complessità che rende grandi questi artisti non viene del tutto restituita dalle pagine dei quotidiani, dai documentari e, più in generale, da tutti i prodotti mediali che si occupano di cultura e spettacolo. Così al pubblico arriva solo un colore dell’artista ed è la parzialità a vincere. Una parte per il tutto. È accaduto molte volte nel passato e continua ancora oggi ad accadere, perché è alla riduzione e alla semplificazione che si è abituati. Sarebbe auspicabile un esercizio di approfondimento, di attraversamento di un limite, di un confine tra ciò che è noto e ciò che lo è meno.

4 maggio 2023

La musica straniante nei film di Tarantino

Quentin Tarantino

Quentin Tarantino è il regista che negli ultimi trent’anni ha avuto forse il maggior successo. Diversi suoi film sono rimasti impressi nell’immaginario collettivo e, soprattutto a partire da Pulp Fiction, hanno inaugurato un nuovo modo di intendere il cinema. Con Tarantino infatti nasce in maniera definitiva il film slegato da fonti esterne, in cui fa da padrone la brillantezza della trama in sé, i dialoghi e gli omaggi ad altre pellicole d’autore. È metacinema, è linguaggio indipendente da fonti narrativo-letterarie.  

3 ottobre 2022

L’uomo con la macchina da presa – il cinema che parla di sé

David Abelevič Kaufman, meglio conosciuto come Dziga Vertov, è stato una delle stelle più lucenti del cinema sovietico degli albori, prima che il giogo della censura pesasse sulla libertà artistica. Il suo capolavoro del 1929, L’uomo con la macchina da presa (Čelovek s kino-apparatom), mantiene ancora oggi l’originalità e l’intensità di un tempo, qualità che gli hanno fatto guadagnare un posto tra i migliori film di sempre. Il seguente articolo si propone di rilevare i tratti più rivoluzionari della pellicola, con particolare attenzione all’aspetto metacinematografico che la contraddistingue sin dal titolo. 

21 luglio 2022

Cinema, paranoia e potere: «Il dottor Stranamore» di Stanley Kubrick e «Vogliamo i colonnelli» di Mario Monicelli

Kubrick

Una volta conclusasi la Seconda Guerra Mondiale, il mondo intero avrebbe potuto, e soprattutto voluto, tirare un sospiro di sollievo e sperare in un’epoca migliore della precedente; invece i decenni che seguirono furono attraversati da svariate paranoie, una delle tante fu causata dalla minaccia di un nuovo conflitto ancora più devastante. Di conseguenza il cinema di quegli anni si trasformò nello specchio sulla cui superficie gli spettatori videro riflessi i propri terrori. 

11 marzo 2022

L'importante è non oltrepassare la «Sottile linea rossa»

La sottile linea rossa

Tratto dall’omonimo romanzo del veterano James Jones e candidato nel 1999 a sette premi Oscar, la Sottile linea rossa del regista statunitense Terrence Malick è una riflessione filosofica sui danni morali e psicologici causati dalla guerra ma, soprattutto, è un invito affinché l’essere umano recuperi la comunione persa con la propria parte spirituale

22 novembre 2021

"La Pescatora" di Lucia Loré: «Te paro una fimmina come tutte le autre?»


LA PESCATORA

Candidato a Miglior Corto al Tallinn Black Nights Film Festival, La Pescatora, fiaba cruda e sincera di Lucia Loré, canta del coraggio di Lea e della sua lotta quotidiana contro una realtà sempre più misogina e violenta

26 ottobre 2021

Interstellar. Le origini di uno dei più grandi film di fantascienza del XXI secolo

L’amore è l’unica cosa che riusciamo a percepire che trascenda dalle dimensioni di tempo e spazio

Interstellar è senza dubbio un grande film di fantascienza, apprezzato molto dal pubblico, la sua storia ci porta in un futuro imprecisato, un mondo distopico dove il pianeta Terra è sempre più inabitabile. Un agricoltore, ex pilota, di nome Cooper decide di abbandonare la sua famiglia per intraprendere un viaggio nello spazio con la speranza di salvare il genere umano. Il regista Christopher Nolan ha saputo girare un film introspettivo e sentimentale, ma anche visivamente spettacolare e complesso, in grado di lasciare lo spettatore incollato allo schermo. Nolan e il suo team, insieme alla consulenza del fisico premio Nobel Kip Thorne, sono riusciti a creare la più accurata rappresentazione di un buco nero mai vista sullo schermo. Ma come è nato Interstellar? Ripercorriamo insieme, grazie alle parole dell’astrofisico  Kip Thorne, le prime fasi della produzione di uno dei film di fantascienza più ambiziosi del XXI secolo. 

6 luglio 2021

Il cinema della diaspora: fenomenologia di un tema

Alì ha gli occhi azzurri

A cavallo tra il XX e il XXI secolo, quel fenomeno di scambio economico/commerciale meglio conosciuto come “globalizzazione”, coincise con lo spostamento di masse che, provenendo soprattutto dalle regioni più povere, erano dirette verso altri paesi in cerca di opportunità. Osservando chi abbandonava la propria patria, cercando di mettere radici altrove, molti registi iniziarono a considerare la centralità della migrazione sul grande schermo, nonché la sensazione di sentirsi sospesi tra due culture, il disagio di parlare la lingua di una minoranza e per molti aspetti il vedersi tagliati fuori dalla vita sociale. 

12 giugno 2021

Il mito di Rifkin: tra Woody Allen e Albert Camus

Locandina

“Anche la lotta per la cima basta
a riempire il cuore di un uomo.
Bisogna immaginare Sisifo felice.”
Albert Camus, Il Mito di Sisifo
 

«Hai mai letto quella roba di Camus? Forse è lo sforzo che ti fa bene, no?» dice Cristoph Waltz a un certo punto, quando il film è quasi finito. E poi, dopo un po’, Wallace Shawn sorride, e probabilmente sorridono anche gli spettatori in sala.

8 giugno 2021

«Gimme Shelter»: l'incubo apocalittico e la «Notte dei morti viventi»

Let It Bleed

I Rolling Stones chiusero gli anni Sessanta con Let It Bleed; tra i brani più famosi dell’album c’è Gimme Shelter, un pezzo cupo e violento, un’inquietante riflessione su quello che era stato uno dei decenni più turbolenti della storia. Cosa successe negli anni Sessanta?

21 maggio 2021

Soledad Miranda: tragica storia di una diva mancata

Soledad Miranda

Qualcuno avrà in mente il collo di Lucy Westenra per le scene del film Il conte Dracula nelle quali l’attrice spagnola Soledad Miranda compare nei panni della giovane morsa e trasformata in vampira dallo stesso conte Vlad. La difficoltà nel parlare di personaggi diventati delle vere e proprie icone nella storia del cinema è sempre quella di sacrificarne passato e futuro per concentrarsi su un eterno presente. Tuttavia, ricordando Soledad Miranda a cinquant’anni dalla sua morte, si deve, per forza di cose, partire dal ruolo interpretato in Il conte Dracula, ruolo che la consacrò musa del regista Jesús Franco. Ma Soledad Miranda non è solo la vorace predatrice sessuale presente nei film diretti da Franco, in cui l’erotismo e l’horror si mescolano, è molto altro.

27 aprile 2021

"L'oro di famiglia" di Emanuele Pisano: la necessità di preservare i ricordi

L'oro di famiglia
In concorso alla 66iesima edizione dei David di Donatello, come miglior cortometraggio dell’anno, L’oro di famiglia di Emanuele Pisano è una lucida riflessione sul bisogno di preservare quanto di più prezioso noi possediamo: i ricordi.

2 novembre 2020

Borat – Seguito di film cinema: La dissacrazione del mito americano

Borat

Dall’American Dream all’American Nightmare: l’ultima opera del comico americano Sacha Baron Cohen è una spietata critica ad un’America da incubo

L’attore comico Sacha Baron Cohen è ritornato, questa volta più scatenato ed irriverente che mai. In piena pandemia, durante il lockdown, riesce ad ultimare il seguito del film Borat, uscito nelle sale nel 2006. 

Borat – Seguito di film cinema (il titolo poi continua con: consegna di portentosa bustarella a regime americano per beneficio di fu gloriosa nazione di Kazakistan) racconta, senza peli sulla lingua, l’altra faccia, quella più cupa e spietata, dell’America


30 gennaio 2018

Woody Allen tra autobiografismo e (auto)plagio

Woody Allen

"Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento tanto bene."
Nell’inverno del 1997 Woody Allen è morto. Almeno per me.
Dopo aver terminato Harry a pezzi nient’altro che il prolifico regista americano puntualmente ogni anno, ci propina, sembra essere all’altezza della stagione d’oro che ha vissuto tra la fine degli anni settanta (da Io e Annie) e quella fatidica data. Quella della sua morte, appunto. Ma siccome la morte, notoriamente, «nobilita l’uomo» e ancor di più l’artista, ecco i critici europei non mancare mai al puntuale appuntamento – a Cannes o a Venezia – con lo sperticato elogio del maestro.

«Segnali d’imperfetta morte», per dirla con le parole d’un grande scrittore, s’erano visti da tempo, per la verità, ma dopo quell’ultima testamentaria opera che racchiude tutte le ossessioni cinematografiche di Allen – autobiografismo, comicità brillante e surreale, analisi psicologica, folgoranti ‘trovate’ a servizio d’una tecnica a volte inefficace – il nostro sembra vagolare, sperduto, nella notte della senilità.

So già che state pensando a Match Point (2005), che lo stesso Allen ha definito il suo miglior film, ma si stratta di un (auto)plagio, certo non privo di geniali intuizioni, o a Vicky Cristina Barcelona (2008) che non aggiunge niente alla sua carriera, ma che s’è beccato la denuncia dello scrittore Alexis de Vilar che lo ritiene un plagio del suo Goodbye, Barcelona.

In realtà certe caratteristiche i suoi film le hanno sempre avute – e parlo anche del plagio – solo che l’icastica che allora – quando era in vita – trasbordava potente dai suoi film, rendeva queste caratteristiche dei “marchi di fabbrica”. Eccone alcuni:

9 marzo 2017

Il condizionamento futurista nel cinema

Marinetti

Immersa in un profumo di modernità l'Italia novecentesca usciva dalla civiltà contadina cercando qualcosa di nuovo.
Prendevano piede le rombanti automobili per le strade, gli scioperi e i diritti. Il cittadino novecentesco faceva capolino su una realtà che poteva dargli molto ; un gruzzoletto di denaro ottenuto dalla lotta sociale, poteva permettergli di frequentare sale cinematografiche o caffè letterari. L'innovazione plasmava i mestieri, le persone e le attività e per questo anche l'arte doveva abbandonare i modelli ottocenteschi e "rinfrescarsi" .
Primi tra tutti i futuristi italiani lanciarono la novità con un'arte trasgressiva.

20 settembre 2015

Il portento della mitopoietica in "C'era una volta in America"

C'era una volta in America

Oggi il termine Mito ha numerose accezioni e forme di applicazioni, risultando impossibile una definizione unica. In passato d’altronde filosofi e scrittori si sono avvicendati a dare un’idea di mythos. In Omero era sinonimo di «progetto, macchinazione». Per Vico era in grado di esprimere la genuina concezione del mondo. Mentre Creuzer vi individuava la presenza di simboli archetipici che accolgono l’eterna verità dell’uomo e del mondo. Pìù in generale invece nel periodo classico il Mito si stabilì intorno all’idea di racconto riguardante dèi ed eroi. Avventure mitiche che si spingevano finanche nell’aldilà. La Mitopoietica in fondo altro non è che la capacità dello spirito umano atta a produrre, appunto, narrazioni mitiche. Sicché come in letteratura anche nel cinema si sono avuti sfaccettati esempi di questo tipo di narrazioni. Ma un regista che più di qualunque altro ha colto l’essenza dell’epopea del Mito, elevandola al sublime, è stato Sergio Leone. «Il cinema dev'essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito». Con queste parole Leone dà una precisa definizione del suo cinema, e di ciò che era per lui quest’arte, che sin da piccolo respirò, a pieni polmoni, grazie ai film pionieristici del padre, anch’esso regista.