L'arcobaleno è una canzone diafana, trasparente. Le peculiarità compositive del brano, unite ad una serie di ambigue circostanze relative alla sua genesi, la rendono un'opera dai contorni figurativi sbiaditi, a tratti metafisica. Il filosofo Valèry inquadrava la musica nell'ambito delle arti incorporee, capaci di farsi 'altro da se' e di influenzare i sensi silentemente: le frequenze della musica ci influenzano al di là del livello di attenzione o capacità interpretativa personale; nel caso de L'arcobaleno ci troviamo difronte a una canzone paranormale che ci porta per mano in una dimensione ‘altra’.