14 febbraio 2012

Il pornografo - Restif de la Bretonne (Saggio - 1769)

Il pornografo

Ripeto: l'attuazione di questo progetto presenterà qualche inconveniente. Ad esempio sembrerà legalizzare la prostituzione, che ora è solo tacitamente tollerata. Ma questo fatto inevitabile è davvero un inconveniente? E, qualora lo fosse, non è forse abbastanza compensato? Si opererà un bene effettivo e il male sarà, per così dire, solo teorico.
Non è vero che la verità attecchisce e trionfa nel tempo (e la mancanza non è della verità, ma dei limiti umani). Ad esempio, un certo moralismo, specie in Italia, ha ancora una prepotente voce in capitolo e riesce a manipolare con astuzia (ma senza la ragione della storia e dell'evidenza) le 'coscienze' di uomini e donne, elettori ed elettrici, che si affidano solo all'autorità di una tradizione più e più volte smentita. Una condizione, oggi, che diventa insopportabile soprattutto perché oramai ingiustificabile.

I tanto biasimati libertini del '600 e '700 furono i primi, riesumando pensieri dimenticati poiché scomodi, a togliersi i paraocchi e a cercare di smantellare a colpi di urlanti parole il viscido moralismo che dopo secoli si era incollato sotto il cuore dell'uomo. Restif de la Bretonne è stato, con cognizione o no, uno dei promotori di un senso di libertà che adagio ha spolverato sul suo mantello la polvere dell'ipocrisia. Certo, sulla sua figura e sul suo pensiero libertino e illuminista molto si può scrivere e condannare, ma non è questo il luogo opportuno. Concentriamoci invece su uno dei suoi scritti più celebri.

Il tema della prostituzione (il termine Pornografo, di invenzione dello stesso Restif, vuol dire scrittore che parla di prostituzione), argomento di fondo delle lettere di quest'opera, seguendo i dettami della Storia e della relatività della morale, propone (scandalosamente, è vero, ma con una logica raffinata) la soluzione del problema della sifilide e della clandestinità. Accantonati bigottismo e pregiudizi, lo scrittore francese sostiene che la prostituzione debba essere regolamentata. Illustrando la sua volontà legiferatrice e i vantaggi e l'utilità conseguente, l'autore analizza l'obbrobrio che vige falsamente nella società moderna.

Attenzione: la prostituzione non è esaltata come un bene. È invece un male necessario, da cui si può essere in grado di sciogliere preoccupazioni ben peggiori e dissolute.

Certo, il regolamento che l'autore propone ha poco di tollerante, ammende e punizioni corporali sulle prostitute disoneste, e il progetto letterario pecca di noiosa pedanteria (si suggeriscono persino le tariffe...). Le dissertazioni, spesso monotone, sono colorate dai resoconti amorosi e pudichi che l'autore delle lettere scrive a un amico lontano. È bene notare che i promotori della regolamentazione sulla prostituzione sono castissimi e timorati di Dio.

Un libro sulla tolleranza e sul buon senso se vogliamo, ma non del tutto...

Le foto e i post, se non diversamente specificato, sono state realizzate da Salvatore Calafiore e si possono trovare, insieme ad altro, su: http://salvokalat.blogspot.com/

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