24 novembre 2012

I delitti della Rue Morgue - Edgar Allan Poe

Edgar Allan Poe

Le facoltà mentali che si definiscono analitiche non sono in se stesse molto facilmente analizzabili. Le possiamo apprezzare soltanto dai loro risultati. Quello che ne sappiamo è che per chi possegga al massimo sono una delle più vive fonti di piacere. Come l’uomo forte gode della sua forza fisica e si compiace durante gli esercizi che mettono in azione i muscoli, così l’analitico coglie il suo momento di gloria in questa attività mentale la cui funzione è risolvere. Trae godimento anche dalle più banali occasioni in cui possa impegnare il proprio talento. Va pazzo per gli enigmi, i rebus i geroglifici; in ogni soluzione dispiega una capacità di acume che per la gente comune assume le proporzioni del miracolo. I risultati ricavati genialmente dallo spirito e dall’assenza del metodo , hanno, in realtà, tutto l’aspetto dell’intuizione.

Nel 1841 Edgar Allan Poe scrive I delitti della Rue Morgue inaugurando il genere poliziesco, denominato in Italia letteratura “gialla” (il termine si deve alla collana Il Giallo Mondadori, ideata da Lorenzo Montano e pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929: il termine giallo, dal colore della copertina, ha sostituito in Italia quello di poliziesco, rimasto peraltro nei paesi francofoni – http://it.wikipedia.org/wiki/Letteratura_gialla), cui seguiranno Il mistero di Maria Rogêt (1842) e La lettera rubata (1844) nei quali compare il primo detective della letteratura, Auguste Dupin.
Lo stile di Edgar Allan Poe, anche se del tutto originale, può iscriversi nell'ambito della letteratura romantica, arricchita da un gusto del nero e del gotico.
La sua poetica precorre il simbolismo, volgendo, come Baudelaire, l'attenzione verso le zone oscure della psiche, rappresentando le contraddizioni, le lacerazioni e gli enigmi di una condizione dell’anima.
Il simbolismo di Poe allude analogicamente ad un orrore che richiama qualcos’altro: un senso del perduto, di un’armonia remota e per sempre passata (questo spesso è il presupposto del racconto – un cambiamento in peggio), basti pensare al nevermore (“mai più”) della poesia Il Corvo.
La tensione drammatica dei racconti di Poe è, inoltre, accentuata anche da una forte drammaticità puritana, che fa da sfondo e da prospettiva ai turbamenti rappresentati dall'autore.

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