3 aprile 2021

Sanremo 2021: vincono i Måneskin. Da dove arriva la canzone, dove va la canzone

MANESKIN

Per fortuna le note sono libere. Mai statiche, mai prigioniere. Possono essere usate da tutti, si lasciano usare per libere composizioni.

Come le parole: molte parole, messe assieme da chi vuole, come vuole, per dire quello che vuole.

Fanno parte di una canzone, o brano, il testo, la melodia, la musica (arrangiamenti adatti alla melodia), il ritmo.

Introduco un altro concetto: il trash. Tutto quello che passa quasi per bello ma non lo è. Ottenuto con poco lavoro o poco materiale, rappresentativo, di facciata. Quello di cui ci si accontenta pensando che sia il top. Destinato di solito ad un target poco informato o poco colto. Non esisteva il concetto di trash, fino a qualche decennio fa. E’ stato coniato proprio per definire questa sorta di gusto strano, momentaneo, e presto dimenticato. Nel momento in cui qualcuno canta “non c’è niente che ho bisogno” e nessuno ha nulla da ridire, lì c’è il trash.

Quest’anno a Sanremo ha vinto il rock, questo è quello che si scrive. Il rock basa molto la sua riuscita sul buon uso di alcuni strumenti, basso, batteria, chitarra, voce graffiante.

Ascolto questo pezzo dei Maneskin, Zitti e Buoni, che ha vinto Sanremo 2021. In diretta, in video, la base piano, gli accordi, e leggo il testo. Guardo come suonano, ascolto il riff, mi faccio un’idea di come sia partito il pezzo. Una curiosità che non mi spiego è perché sia sparito da tutte le piattaforme il video della diretta di Sanremo, che per fortuna ho visto. Non c’è, ci sono foto e ricostruzioni video, ma le riprese dal vivo sono sparite dagli schermi. Rimane quella meraviglia di esibizione con Manuel Agnelli, che avrà sicuramente scelto, curato e gestito lui, anche se si dichiara il contrario, perché è veramente molto bella.


Dal punto di vista musicale su Zitti e Buoni abbiamo musica molto semplice, un rock fatto con pochi accordi di basso ripetuti per tutta la durata del pezzo, sopra i quali sta una melodia semplice. La voce del cantante è forte quanto basta, graffiante, tiene bene il palco e l’interpretazione è buona, ma anche la linea melodica del canto è molto basica. L’insieme musicale tiene, proprio perché non ha difficoltà particolari. Il ritmo c’è. Un buon pezzo rock che poteva uscire da una band fra le migliaia presenti nei garage e negli studi di registrazione e invece esce da una casa di produzione che lo promuove ai massimi livelli.

Ed ora analizziamo il testo. Alcuni giornalisti sentono il bisogno di spiegarci che il testo significa che bisogna andare avanti anche se ci criticano, come se non fosse del tutto evidente, o come se fosse una novità. Con l’andare degli anni la scoperta dell’acqua calda sembra la scoperta della pietra filosofale. Un giovane che si ribella agli schemi è vita reale in ogni famiglia ove ci siano figli, tutti i giorni.

Sempre in relazione al testo, la rima a caso prevale sul senso dello scritto: “Mo’ li prendo a calci ‘sti portoni. Sguardo in alto tipo scalatori.”

Questa frase non ha alcun senso, e non si unisce né con la precedente né con la successiva in alcun modo. Altro periodo: “ho scritto pagine e pagine. Ho visto sale poi lacrime”, e fin qui ha un senso, poi continua con “questi uomini in macchina”, che non ha alcun legame con il testo né precedente, né successivo.

E poi il ritornello: “sono fuori di testa, ma diverso da loro”..da loro chi? dagli adulti? O da altri giovani fuori di testa in altro modo? Dai perbenisti che però anche loro sono fuori di testa?

Insomma, poca chiarezza nel senso del messaggio: alla fine la comunicazione è un banale “sono incazzato e vado dritto per la mia strada anche se controcorrente”, si tratta di questo. Possiamo risalire al Renato Zero degli anni ’70 se vogliamo rivedere questo, con la differenza che lui ha avuto tante porte in faccia prima di uscire al grande pubblico, e nessun reality che lo ha “lanciato”.

Per confezionare il pacchetto col nastrino finale…. parolacce quanto basta, inflessione del carbonaro Gasperino di Sordiana memoria, ed il tocco finale, il finto “fluid gender”: sono eterosessuali certi ma si presentano “indefiniti” per strizzare l’occhietto alla pruderie dell’italiano medio che ama spiare dal buco della serratura della camera da letto.

Con buona pace di tutti coloro che hanno un genere sessuale (la popolazione mondiale) e non sentono la necessità di dire a qualsiasi persona quale sia. Il genere e la sua promozione da categoria biologica a marketing di vendita è un argomento che mi sta a cuore e che affronterò approfonditamente in futuro.

E anche con buona pace di tutti i giornalisti che per convenzione fanno le domande che scrive la major discografica e le risposte sono anch’esse previste dalla major, e sono tutti FANTASTICI con musica STUPENDA, dei veri FUORICLASSE. Tutti, indifferentemente, che siano i Rolling Stones, il signor Mario, I Maneskin, un milione di milioni di cantanti tutti splendidi e geniali, e lo spirito critico, ma basterebbe solo quello di un ascolto attento,… in cantina.

Ascolto Vecchioni, il professore, il cantante, il poeta, il difensore della lingua italiana, che vinse Sanremo nel 2011, con i dovuti distinguo perché il genere e le tecniche, pop e rock, sono completamente diverse, ma ne faccio un discorso di qualità. Se qualche altro gruppo rock avesse vinto Sanremo ovvio che farei questo paragone, ma non è mai successo. Sarebbe stata una buona occasione perché fosse davvero dell’ottimo rock. E perciò dico che la mela è caduta lontana dall’albero.

Per fortuna le note e le parole sono libere. Torneranno a cantare, prima o poi. 

Margherita Zoni

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