22 dicembre 2013

Il "Manuale" di Coelho


Manuale del guerriero della luce

Un prologo fantasioso il cui personaggio è un bambino richiamato alla vita dal desiderio di udire campane infondo al mare, non può che accompagnare il lettore sino a dentro una favola che parla all'animo. Come tornare piccoli, la grande storia di un giovane guerriero fa tornare l'uomo moderno alla sua natura originaria fatta di sogni e magie, di desideri che contornano un cammino chiamato crescita. Un prologo che reca in sé già il finale di questo cammino, è più di un prologo e meno di una storia: è anch'esso intriso di significato. Se si potesse leggere senza tenere aperti gli occhi il lettore si sentirebbe certamente oltre questo mondo, eppure in esso, per combatterci alla maniera del guerriero della luce.

Paulo Coelho in questo manuale dà l'impressione di essere conoscitore esperto dell'animo umano e delle sue debolezze. La forza e la debolezza dell'uomo diventano un tutt'uno, e ogni sconfitta vale più di una vittoria, così come a contare non è il raggiungimento dello scopo bensì il cammino che ci conduce ad esso, le avventure trascorse e le lezioni imparate. Nel Manuale del guerriero della luce non un pensiero è banale, eppure, in pieno clima natalizio, l'abilità dello scrittore sta proprio nel semplificare i concetti banali per farli entrare più facilmente nel cuore. Il cuore al quale mira il libro è quello del guerriero, e lui, annota nel prologo parlando attraverso la misteriosa donna dal velo, non sa di esserlo: essere un uomo nel senso autentico del termine significa essere guerriero, essere guerriero significa iniziare un percorso di uomo e godere delle miriadi di brutture e bellezze che l'animo è in grado di apprezzare. Non è un libro new age, non è un manuale di filosofia, né una storia fantastica in strictu sensu. È una semplice raccolta di aforismi e pensieri raccontata da un uomo per il guerriero che c'è in noi.

Simile al racconto simbolico dello Zarathustra narrato da Friedrich Nietzsche, il guerriero di Coelho scopre la sua luce vivendo un percorso terreno con gli altri. I molti temi affrontati nel manuale non sono però di immediata comprensione, il tempo della lettura abbisogna anche di una preparazione "in campo" del lettore. A precedere e seguire la lettura del manuale resta il percorso intimo e personale di ogni uomo-guerriero. Linee guide suggeriscono tesi la cui trama è ben aperta e intesse l'intera struttura del libriccino. Sembra che ogni uomo, lascia intendere Coelho, debba passare attraverso l'esperienza del male, inteso anche come sentimento negativo personale, e in questo stato d'animo lasciarsi sconfiggere, per rendersi più cosciente e più forte per battaglie future. Quello della battaglia è una chiara metafora della vita, che non va però caricata di un senso meramente negativo. La battaglia à la Coelho è il senso stesso dell'esistenza, la cui essenza e bellezza risiedono proprio nella sua natura spettacolarmente vivace. Non sono sciagure le vie percorse con tanta sofferenza, bensì percorsi personali in cui ci si imbatte nella ripetizione di errori dai quali allora bisogna imparare:

«Un guerriero della luce sa che alcuni momenti si ripetono. [...] "Questo l'ho già passato", si lamenta con il cuore. "È vero, l'hai vissuto," risponde il cuore. "Ma non l'hai mai superato". Il guerriero allora comprende che il ripetersi delle esperienze ha un'unica finalità: insegnargli quello che non vuole apprendere.»

Nel combattimento quotidiano questo guerriero rifiuta il ruolo che la società ha scelto per lui, può ballare per le strade mentre si reca a lavoro, è folle, sceglie di istinto e con il cuore, a volte è irrazionale ma non perde mai di vista l'obiettivo. Egli ha grande rispetto per l'avversario e sa che da lui può imparare molte cose. Conosce il dono dell'attesa, comprende i ritmi del tempo, ossia quella giostra che inaspettatamente lo mette nella posizione di non poter agire. Allora in quel momento il guerriero sa che deve riprendere fiato, aspetta il momento giusto e nel frattempo torna indietro, a se stesso, riflette e scruta, ma non si perde, i ritmi della natura non possono essere scanditi da quelli societari: «Tuttavia a mano a mano che avanza, il guerriero si rende conto che esistono difficoltà di cui non aveva tenuto conto», la coscienza dell'imprevedibilità della vita è un tutt'uno con l'esperienza dell'incontro con l'altro per la comprensione del proprio percorso: «Per credere nel proprio cammino, [il guerriero] non ha bisogno di dimostrare che quello dell'altro è sbagliato». Chi è l'altro? Come veniamo segnati dagli altri, o anche, cosa impariamo nell'incontro con gli altri? Anche in questo caso il manuale considera il lato più umano e più oscuro che ci caratterizza. Così la rabbia, l'odio e con essi ogni dimostrazione di sentimento negativo è il segnale che l'altro ci sta parlando, in un linguaggio che non deve scalfire il proprio io, ma dal quale si può apprendere a gestire la mole di energie che ognuno, nel bene o nel male, può usare contro il prossimo: «"È curioso," commenta il guerriero della luce fra sé e sé. "Incontro tanta gente che, alla prima occasione, tenta di mostrare il lato peggiore di sé. Cela la forza interiore con l'aggressività; dissimula la paura della solitudine con un'aria di indipendenza. Non crede nelle proprie capacità, ma vive proclamando ai quattro venti i propri pregi"». Dinanzi a tanta inautenticità, il guerriero tace e nel silenzio riconosce i propri errori "giacché gli uomini sono sempre un ottimo specchio".

Lo Zarathustra di Coelho racconta le mancanze del guerriero, non più debolezze che vanno nascoste, ma esperienze vive che vanno marcate nel riconoscimento dell'animo guerriero. Questi combattenti "non sempre agiscono in modo corretto", "soffrono per cose inutili", "si ritengono incapaci di crescere" e nel loro essere bambini sta la purezza dell'animo folle, ma buono. Sbagliano di continuo, infatti ogni guerriero ha tergiversato in combattimenti inutili, per cui non valeva la pena combattere, eppure sono rimasti, hanno disperso energia e contrastato uomini che non erano alla sua altezza. Combattere per la menzogna è l'esperienza che fortifica il vero guerriero, il quale non si ripeterà in una guerra simile.

I precetti continuano a svilupparsi in una serie di racconti il cui significato va interpretato secondo il proprio sentire. Punto fermo del manuale è la coerenza: saper accettare il proprio cammino, o le proprie battaglie, perché esternazioni del nostro volere. Di nuovo in questo pensiero Coelho sembra essere vicino a Nietzsche, quando afferma "Werde, der du bist" (trad. it. "diventa ciò che sei").

Il guerriero non ammette ignoranza, cita T.H. Huxley e John Bunyan, il primo per spiegare il gioco dell'esistenza, il secondo per dare peso alla volontà personale che da sola "crea" i problemi ai quali ognuno è capace di dare una risposta. Pragmatico e idealista al contempo, l'uomo giusto non rifugge nei sogni impossibili e lontani, ma si stringe agli affetti più vicini e realissimi, conferendo alla realtà stessa il valore di sogno, cosa dimenticata dall'uomo comune. Saggio e folle al contempo, all'uomo meccanicizzato dell'età moderna si contrappone un guerriero che, sbagliando, si rende umano e più forte, diventa ciò che è e realizza ciò che può. D'altronde se l'uomo ha creato le macchine, non poteva che aspirare egli stesso alla stessa perfezione. L'errata impostazione esistenziale dell'uomo moderno ha confuso gli obiettivi, inquinato i cammini e i cuori, se di tali valori è ancora dato parlare. Il ritorno alla fede, alla speranza e all'errore, restano i capisaldi del manuale del perfetto guerriero che si cela dietro all'imperfetta corazza dell'uomo di oggi.

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