20 marzo 2017

Iran, oltre i pregiudizi

strada di Teheran
Una strada di Teheran

Una donna che accenna un sorriso mantenendo il suo contegno di madre, una ragazzina curiosa protetta da un lungo hijab nero che copre tutto il corpo, oppure un anziano con la coppola - proprio come quelle che si vedono in Sicilia - che mi propone di fargli una foto... È facile incappare in queste scene se sei un turista in viaggio per l'Iran, talmente facile da sembrare assurdo a causa dei pregiudizi su questo paese.

Sin da ragazzo sono stato attratto dalle questioni di geopolitica, e nell'allora mia parziale visione delle cose, identificavo l'Iran come il paese da cui partiva la fatwa contro Salman Rushdie, o la causa delle tensioni internazionali contro gli Stati Uniti e Israele. Ad alimentare questo timore c'era sempre l'immagine di un paese troppo diverso dal nostro, dove le autorità politiche (gli ayatollah) portavano uno strano copricapo, la veste e la barba lunga e su di un pulpito lanciavano invettive che infiammavano orde di esaltati. Nel tempo poi a questa immagine quasi archetipale si è aggiunta quella più esotica che identifica l'Iran con la Persia delle Mille e una notte, dei poeti, del sufismo o del cinema d'essai, grazie anche al racconto di coloro che vi erano realmente andati, quasi sempre pregno di ammirazione e nostalgia...

Muqarnas dell'Iwan nella moschea dello Scià
Muqarnas dell'Iwan nella moschea dello Scià

Proprio questo sentimento è stato ciò che ho percepito tornando dal mio viaggio in Iran. Un sentimento simile ad uno straniero che visita Roma, investito da cotanta bellezza e storia, ma soprattutto da un'affabilità degli abitanti che pone subito a proprio agio lo straniero. Nel percepire il medesimo approccio da parte degli iraniani, si manifesta subito una sorta di cortocircuito emotivo, l'inattesa contrapposizione tra ciò che i nostri schemi mentali inducono a pensare e ciò che realmente si percepisce.
Persepoli: la processione dei doni
Persepoli: la processione dei doni

Dettaglio di un bassorilievo di Persepoli
Dettaglio di un bassorilievo di Persepoli

Ho riflettuto molto su questo aspetto dell'Iran e sono giunto alla conclusione che non vi è solo una componente climatica* ma anche religiosa e storica. Se ci si rapporta ad alcuni paesi musulmani si percepisce una certa ritrosia al dialogo e al contatto, in Iran probabilmente oltre alla tradizione sciita (rispetto a quella sunnita della maggior parte dei paesi) gioca un ruolo importante l'imprinting storico. La Persia possiede un lungo passato di crocevia di popoli e culture unito alla tolleranza dei regni, come quelli di Ciro e Dario il Grande che fecero convivere diverse etnie e religioni sotto un unico impero. Questo aspetto lo si può notare chiaramente anche nei bassorilievi di Persepoli, dove il potere achemenide è rappresentato non già con vittorie militari o trionfi (come nelle rappresentazioni romane) ma con gesti fraterni.


A causa dei pregiudizi si è convinti che le rigide regole della sharia in Iran impediscano alla gente di vivere una vita normale o di esprimere i sentimenti. Tutto ciò non è ovviamente vero, così come non è vero che tutti rispettano l'etichetta che impone una separazione tra i sessi (come avviene ufficialmente sulla metro, nei bus, nelle moschee o degli altri luoghi pubblici).
Eppure nelle grandi città come Teheran o Isfahan non è difficile incontrare coppie di giovani che camminano mano nella mano, o vedere dei ragazzi suonare il clacson per richiamare l'attenzione di due coetanee a passeggio. Le regole imposte a suo tempo da Khomeini valgono tutt'oggi, ma la polizia morale è sempre meno dura con i suoi cittadini, forse perché in tutto questo tempo la società, nel suo insieme, sta davvero cambiando. I giovani non sono interessati ad una visione troppo religiosa della vita, almeno non come quella che praticano ancora le persone anziane, e per questa ragione si lasciano volentieri sedurre da ciò che gli imam condannano con veemenza.

 Lo charme di una ragazza a Teheran L'abbigliamento decisamente attillato di due ragazze a Shiraz 
Lo charme di una ragazza a Teheran L'abbigliamento decisamente attillato di due ragazze a Shiraz

Contrariamente a ciò che si possa pensare il vizio delle giovani iraniane è quello di apparire tremendamente eleganti e belle, e in ciò molte donne vi riescono pienamente. Curare la propria acconciatura, seppur parzialmente nascosta dal velo (che negli anni scende sempre di più) indossando un paio di guanti bianchi e degli occhiali scuri avvolgenti, è ormai la norma a Teheran. Così come è noto il fatto che sempre più donne ricorrano alla chirurgia plastica per modificare il profilo del naso "alla persiana", che al termine dell'operazione diventa irrealisticamente alla francese.


Se questa descrizione appare incredibile, ancor di più è il fatto che le iraniane mostrano una grande civetteria che le induce a farsi fotografare come delle dive; o come è successo a noi, un gruppo di ragazzine scorgendo un italiano con un look un po' troppo rockettaro è impazzita come alla vista di un VIP, e per questa ragione facevano a gara nel chiedere delle foto se non addirittura un autografo.
Gli smartphone in tutto ciò hanno livellato verso il basso gli interessi della gente scadendo persino nel ridicolo. Molto più che dalle nostre parti, la moda dei selfie ha contagiato anche gli iraniani di entrambi i sessi, sempre più interessati nel mostrare se stessi ad ogni occasione attraverso lo scatto digitale.

una rappresentazione all'interno di un bazar iraniano
Un eunuco serve la sua padrona, una rappresentazione 
all'interno di un bazar iraniano

È indubbio il fatto che l'avvilente degradazione verso il consumismo e la leggerezza di quest'epoca, fa breccia con facilità tra le nuove generazioni. Laddove gli anziani mantengono un contegno, i giovani si mostrano molto propensi al cambiamento e alla possibilità di osare. I più impavidi ad esempio organizzano delle feste a casa, dove le donne si tolgono il velo e a volte qualcuno porta persino del vino, praticamente introvabile attraverso i canali ufficiali del paese. I social network come facebook e twitter sono bloccati, ma tutti usano dei protocolli criptati per accedervi e mantenere i contatti. C'è persino la possibilità di viaggiare e farsi ospitare tramite couchsurfing da centinaia di utenti, forse persino troppo disponibili, a detta di qualcuno...

Pittura muraria "sensuale" del XVII secolo di un palazzo di Esfahan
Pittura muraria "sensuale" del XVII secolo di un palazzo di Esfahan

L'ipocrisia religiosa in Iran mostra chiaramente un volto maschilista e spesso davvero insopportabile; come ad esempio la regola ferrea di non poter avere alcun contatto (neanche stringere la mano per un saluto) con una donna all'interno di una moschea. O di non poter affittare una stanza ad un uomo e una donna iraniani non sposati, salvo raggirare la regola tramite un matrimonio temporaneo... Ma è chiaro che di questi aspetti "controversi" si può parlare molto a lungo, e il discorso dovrebbe estendersi un po' a tutti i paesi musulmani che in forme diverse applicano tradizioni controverse. Però è anche vero che in quanto musulmani il valore etico è altrettanto forte con le categorie più deboli. Per esempio l'elemosina è molto diffusa (essendo uno dei pilastri dell'islam) tanto da impedire la presenza di poveri per strada, o cosa ancor più bella di consentire libertà di culto anche alle minoranze cristiane, zoroastriane e giudaiche: forse in pochi sanno che alcuni seggi del parlamento iraniano sono esplicitamente dedicati a queste minoranze.



Contrariamente a quanto si possa credere, in Iran la società civile è molto attiva. Esistono i sindacati e certe associazioni spingono l'opinione pubblica verso timide forme di apertura e miglioramento della società. Il tasso di scolarizzazione infatti è molto alto (salvo alcune aree rurali) e nelle università sono più le donne che gli uomini. Da quando è stato cacciato lo scià infatti il regime teocratico ha garantito un sistema parlamentare con suffragio universale.
Le spinte della modernità sono molto forti e allo stesso modo le resistenze dei leader religiosi, che mantengono ancora strette le regole sociali, soprattutto quella del velo alle donne. Ma anche le troppe incarcerazioni facili attuate nei confronti di registi, artisti o attivisti, rientra in questa continua tensione verso tutto ciò che possa erodere le certezze del potere religioso. Ne è un esempio il fotografo Hossein Fatemi vincitore del World Press Photo che ha mostrato le tante contraddizioni del suo paese, sospinto tra divieti e libertà vissute negli angusti spazi domestici. Il suo interessante progetto A journey inside si apre su uno spaccato talmente stridente da imporgli il divieto di tornare in patria. O come il medico e ricercatore Ahmadreza Djalali incarcerato a Teheran dallo scorso aprile e condannato a morte per essere sospettato di collaborazione con i paesi occidentali, e da allora è impossibile avere sue notizie...

Piazza Imam a Isfahan
Piazza Imam a Isfahan

Queste storie ci feriscono e chiaramente denotano un approccio diverso rispetto a quello di casa nostra. Ma se si valuta questa realtà delle cose con gli occhi da occidentale, si presegue una prospettiva miope e poco efficace nel comprendere la psicologia del paese. Bisogna infatti indossare i filtri di una persona comune e provare a calarsi nella tradizione iraniana senza cadere nel facile giudizio. Solo così si può provare a comprendere le ragioni di coloro che mantengono il paese rigidamente ancorato alle regole e ai sospetti.
La storia recente ci dimostra come fin troppe nazioni straniere abbiano cercato di strappare la sovranità dell'Iran attraverso guerre, embarghi e corruzione di governi: Russia, Inghilterra, Stati Uniti e Israele hanno giocato un ruolo politico ed economico fin troppo spietato, determinando così al suo interno una permanente caccia ai fantasmi.

museo archeologico di Teheran
Una scolaresca femminile al museo archeologico di Teheran

Ma c'è di più per i musulmani, così come per gli iraniani, religione filosofia ed etica coincidono, dando un senso totale al termine. Considerare questo aspetto arretrato o peggio ancora sbagliato ci rende semplicemente incapaci di vedere oltre. Un po' come colpevolizzare noi italiani per questo attaccamento, a volte eccessivo, verso la figura materna o ancora per la nostra tendenza a vivere di clientelismo. Certe caratteristiche sono proprie di un popolo, magari strane, ma sono pur sempre espressione della storia e della cultura di quella terra.

Khomeini e Khamenei
Khomeini e Khamenei

Immaginare un Iran occidentalizzato sarebbe come cancellare la storia di un popolo, disgregando la società attraverso un processo innaturale. Probabilmente Khamenei, da teologo e uomo di cultura, nel proseguire l'impronta di Khomeini cerca di contenere le derive della modernità. Ciò che per noi è sicuramente visto come una costrizione, o un'insopportabile mancanza di egualitarismo, per alcune categorie sociali iraniane è connaturato all'identità e alla tradizione.
Voglio chiarire subito che la mia non è una difesa tout cour della Rivoluzione Iraniana, ma l'affermazione del principio secondo cui i processi sociali e culturali vanno rapportati al luogo. La "seduzione" Occidentale opera a sufficienza, determinando alcuni degli aspetti che ho raccontato. Ciò che semmai sarebbe utile per la nostra stessa convivenza civile (dato che le nostre società sono ormai multiculturali), è quello di provare ad ampliare la visione del mondo attraverso il viaggio, ove possibile, ma soprattutto di calarsi nell'altrui punto di vista. Il pregiudizio che con faciloneria abbiamo applicato a questo paese deriva più che altro da ragioni politiche che non dovrebbero mai distoglierci dal fatto che dietro il paravento di un paese c'è la gente comune con la sua vita, la sua cultura e i suoi sentimenti.

Il più bel regalo che può dare l'Iran è quello di far riscoprire il senso dell'umanità: alla gente comune non interessa affatto l'area geografica di provenienza o la religione. L'accoglienza viene praticata anche verso gli americani o gli inglesi. Ma è appunto questa volontà del guardare oltre, attuato dagli iraniani, ciò che ci deve spingere nell'apprezzare, senza troppi pregiudizi, ciò che di buono questo paese ha da offrire.



* tipicamente più ci si spinge verso le regioni calde, più l'estroversione dei popoli diviene maggiore

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