14 agosto 2012

Il sapore tormentoso...due poesie

Quante volte, nel silenzio della notte, abbiamo pensato allo scorrere lento delle ore, al loro circolo vizioso, al viaggio che il sonno ci avrebbe fatto intraprendere velocissimo verso l'alba, al nuovo giorno ed al suo inesorabile declino, per arrivare, di pensiero in pensiero, al lento fluire della vita ed alla sua foce ineluttabile. Abbiamo così cercato un appiglio, un orlo cui aggrapparci, sospesi sull'abisso dell'infinito, per indugiare ancora un attimo nella vita....fosse anche - come nella novella “Di sera un geranio” di Pirandello - un geranio: ”Una cosa, consistere ancora in una cosa, che sia pur quasi niente, una pietra. O anche un fiore che duri poco: ecco, questo geranio...”.

Allo stesso modo, ma con molta ironia, Boris Vian indulge sul tema, cercando ragioni pretestuose per chiedere alla vita un attimo in più: per cercare di ottenere un improbabile proroga all'avvicinarsi del termine ultimo, perchè si sa...non si può crepare prima di aver visto i "cani messi-cani"... Nella poesia di Caproni, il viaggiatore, giunto al proprio capolinea, saluta con un improbabile quanto ironico sussiego (Chiedo congedo a voi, senza potervi nascondere, lieve, una costernazione.), i propri compagni di viaggio augurando: "...calma, senza sgomento. Scendo. Buon proseguimento." 

Così le due godibilissime poesie che seguono (Io non vorrei crepare di Boris Vian, e Congedo del viaggiatore cerimonioso di Giorgio Caproni), interpretate, la prima da Vittorio Gassman e, la seconda, da Roberto Herlitzka, si segnalano per il loro umorismo e per l'ironia con cui i due poeti trattano l'argomento finale e fondamentale della vita.


Boris Vian (Ville d'Avray, 10 marzo 1920 – Parigi, 23 giugno 1959) scrittore, ingegnere, cantautore, poeta, trombettista e traduttore francese, visse tutta la vita con la consapevolezza che la morte potesse arrivare da un momento all'altro perché era malato di cuore sin dalla nascita e consapevole della propria malattia. Un destino da poeta maledetto ma sempre rifiutato in cui il dramma finisce sempre con un sorriso, una burla, una beffa.


Giorgio Caproni (Livorno, 7 gennaio 1912 – Roma, 22 gennaio 1990) è stato un poeta, critico letterario e traduttore italiano. Nel corso della sua produzione Caproni procede sempre maggiormente verso l'utilizzo di una forma metrica spezzata, esclamativa, che rispecchia l'animo del poeta alle prese con una realtà sfuggente impossibile da fissare con il linguaggio.

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