25 febbraio 2019

Boucher, David e Fragonard: la Francia del ‘700 negli sguardi dei pittori di corte

la lettrice

Una bolla di sapone, leggera, continua a sfidare l’aria e le sue leggi avvicinandosi il più possibile al cielo, ma più questa vi si accosta più il rischio che esploda si fa concreto: chi riuscirebbe a sentire il piccolo tonfo schiumoso di una sfera quasi inconsistente e sempre più distante dalla terra? La Francia che danza sinuosamente attraverso il XVIII secolo altro non è che l’interno di questa bolla, un intero ceto, quello nobiliare e altolocato, vive in una commistione di banalità e leggerezza; ma come tutte le bolle troppo distanti dal suolo anche questa rischia di esplodere in un tonfo che, questa volta, tutto sarebbe tranne che inascoltato.

Il pittore che nella prima parte del ‘700 riesce a interpretare floridamente la società francese ha il nome di François Boucher. Boucher come molti artisti francesi in quegli anni ha visitato l’Italia e il suo occhio non può non essere stato attratto dai veneziani, Tiepolo in particolare, ma la sua pittura oltre che prolifica è soprattutto frivola nei contenuti. 

La toilette di Venere, François Boucher
La toilette di VenereFrançois Boucher
La Toilette di Venere gli viene commissionata da Madame de Pompadour, donna ormai da tempo nelle grazie di Luigi XV, intorno al 1747. Il soggetto di Venere è quasi un manifesto della Francia dell’epoca: ricca, lussuosa ma soprattutto, come i suoi occhi dimostrano, palesemente distratta dai beni e dai piaceri che la circondando, mentre un putto gioca con le sue perle l’ altro le sfiora i capelli; c’è una colomba tra le sue braccia, simbolo abbastanza ambiguo che ondeggia tra l’infedeltà e l’amore coniugale. Ma Boucher oltre ad essere tecnicamente stupefacente è maestro nell’uso del colore, la pelle della dea è di un rosa abbagliante e spicca chiaramente tra il verde mare delle tende e il simile rosso Tiziano del drappo.

Dal magistero del maestro passano numerosi artisti, uno di questi è Jacques Louis David. Sembra paradossale ma allievo e maestro sono due artisti antitetici in tutto; Boucher è sofisticato nei modi ma leggero nei contenuti  David è teso, malinconico soprattutto irrequieto, sono anni che tenta di vincere il Grand Prix de Rome messo in palio dall’Académie, l’unico modo per vedersi finanziare il sogno di tutti gli artisti, il viaggio nella citta eterna per studiare i grandi maestri: Raffaello e Michelangelo su tutti. Ci riesce, ma solo nel 1774 e il viaggio nella capitale e nel classico cambia il suo modo di vedere e di dipingere.

L'addio di Telemaco ed Eucarestia di Jacques Louis David
L'addio di Telemaco ed Eucarestia di Jacques Louis David

David si ritrova a leggere un romanzo di Fénelon, Les aventures de Télémaque nel quale il protagonista Telemaco incontra in uno dei suoi viaggi la ninfa Eucaride, ma è costretto ad abbandonarla per proseguire la sua avventura; David rimane colpito dal romanzo e soprattutto dalla storia dei due giovani e non esita a immortalarli. Riesce, solamente con il colore rosa acceso che infiamma le guance della giovane, a rappresentare limpidamente la malinconia che scaturisce da una partenza, l’espressione angelica di Eucaride poggiata sulla spalla di Telemaco e il suo abbraccio annullano qualsiasi altro tipo di commento.

Ma dalle mani di Boucher emerge un altro artista che darà ampio respiro ai salotti francesi del '700, e questi è Jean-Honorè Fragonard. Quest’ultimo è senza dubbio l’artista che meglio ha rappresentato la Francia nella sua bolla di evanescenze settecentesche, è molto amato nei salotti nobili di Parigi ma in modo particolare da Madame du Barry in quel periodo nuova amante del sovrano Luigi XV che non a caso gli commissiona un ciclo di quadri che prenderanno il nome dei Progressi dell’amore: L’incontro, la ricerca, confessione d’amore, la corona dell’innamorato.


L'incontro Confessioni d'amore
La ricerca La corona dell'innamorato

Fragonard porta la pittura francese ad aprire il sipario su uno stile, quello Rococò, che ama interpretare nelle scene di amori frivoli, che si consumano in giardini lussureggianti di verde e rose profumate, amori sfuggevoli destinati solo a chi, in quell'epoca poteva permetterseli e a chi tra i tanti lussi poteva annoverare anche quello del capriccio. Forse è questa la motivazione che porta i grandi studiosi e i collezionisti ad annoverare L’altalena come il dipinto manifesto di Fragonard.

L'altalena
L'altalena
C’è un giardino, ricco di vegetazione e incolto, ricorda quasi l'Eden delle sacre scritture prima che la punizione dell’uomo venisse perpetrata per l’eternità. Qui legata ad un albero secolare e rigoglioso, mentre il tempo è fermo anche lui sopito nel tepore del lusso, una donna viene spinta su un altalena dal compagno, ma ad aspettarla nascosto in un cespuglio di fronte vi è l’amante, il quale gode della vista rubata che si è concesso; poggiato su una statua raffigurante un putto che maliziosamente, indica di fare silenzio per non interrompere l’incantesimo e non risvegliare l’anestesia del tempo. Fragonard così interpreta in modo scherzoso e frivolo quello che per alcuni può essere disvelatore di tragedie, ovvero il tradimento, così come la Francia del '700 ha interpretato la tragedia del popolo meno abbiente, ovvero in modo distratto.

Ma il pittore francese sa riportare le sfumature dell'amore licenzioso in maniera così nitida, forse perché ha conosciuto anche la parte semplice di quest’espressione ed è quello che appare nella Lettrice

La lettrice
Rispetto ai dipinti precedenti è un completo capovolgimento espressivo anche se il contesto altolocato permane. La ragazza è assorta nella lettura di un libro, tempo che, all’epoca, in pochi potevano permettersi di utilizzare in questa maniera, un lusso che sembra essere accentuato dalla stoffa rigogliosa che emerge dall’avambraccio. Ma al di fuori dell’abito utilizzato c’è un sentore di semplicità; pareti vuote senza decorazioni e un grande cuscino dove la lettrice abbandona il suo tempo. 

La lettrice di Fragonard apre un altro modo di pensare l’alta società francese, forse una parentesi, una lieve presa di coscienza di chi sa che da lì a poco la scena nobiliare e teatrale che si consumava a Versailles stava per giungere al termine, verso le sponde della Rivoluzione. Cosi, come la protagonista del dipinto sembra che da un momento all'altro possa sollevare lo sguardo, allo stesso modo i ceti elevati stavano per sollevare il loro, allontanandosi dalle loro distrazioni, questa volta però senza potere più farvi ritorno.

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