3 dicembre 2020

Overtone singing, canto difonico: una voce, due suoni


Spesso si sente parlare in musica degli “overtone”, ovvero degli armonici del suono. Ma cosa sono, gli armonici in un suono? Per saperlo, dobbiamo prima capire…

Cos'è il suono

Secondo la Treccani, è la sensazione uditiva che le vibrazioni di un mezzo (per lo più l’aria, ma anche mezzi elastici qualunque) possono produrre. Le vibrazioni si organizzano in onde sonore, che, eccitate generalmente nell’aria da corpi elastici in vibrazione, si trasmettono agli organi sensibili dell’orecchio per il tramite dell’aria medesima (trasmissione aerea) o, eccezionalmente, attraverso la struttura ossea del cranio (trasmissione ossea).

Le onde sonore si propagano: una volta giunte all’orecchio (tramite l’organo del Corti), vengono veicolate dal sistema nervoso e giungono al cervello in forma di sensazioni acustiche ed archiviate in un’organizzazione sonora ben precisa e codificata.
Quello che ci interessa in questo momento è la frequenza. In musica viene chiamata altezza per identificare la sua funzione, è determinata dalla velocità delle oscillazioni in un dato tempo: più le oscillazioni sono rapide e più il suono è alto, con oscillazioni lente avremo suoni più bassi (“acuti” e “gravi” nel linguaggio musicale). Viene misurata in Herz (Hz) e deve essere compresa fra 16 e 20.000 Hz per essere udita dall’orecchio umano. Sono chiamati infrasuoni le frequenze al disotto dei 16 Hz, ed ultrasuoni quelle al disopra di 20.000 Hz.
Arriva all’orecchio per effetto del moto vibratorio della sorgente (per esempio una corda), il quale determina nell’aria una successione di particelle d’aria che prende a vibrare in sincronismo con questa, spostandosi dalla sua normale posizione d’equilibrio, e trasmettendo il moto alle particelle a essa contigue.
Il suono primario si crea così.


Gli armonici sono delle vibrazioni che si formano a seguito della percussione delle onde primarie, e che si rapportano ad esse secondo sequenze matematiche e naturali precise. Si chiamano armonici perché non casuali: un’immagine che illustra al meglio questa situazione vibratoria è quella delle onde che increspano l’acqua quando vi si getta un sasso dentro. Hanno una regolarità ed un espansione non disordinata:  possiamo immaginare il suono degli armonici in tal modo. 

Il canto degli armonici è l’arte di cantare due note, armonicamente congiunte, contemporaneamente.
Gli armonici sono già nella nostra voce, quando parliamo, quando cantiamo, la nostra voce contiene il suo suono ma anche altri suoni, ed anche rumore.
Questi altri suoni sono gli armonici, e fanno della nostra voce un unicum inconfondibile, una bella voce per recitare o per cantare, o da ascoltare mentre seguiamo una lezione.
Ma gli armonici che si formano grazie alle vibrazioni, come visto sopra, non sono casuali, sono in relazione matematica perfetta con il suono primario, per questo sono piacevoli e non dissonanti o fastidiosi.
Se la nostra voce canta la nota La, produce sia quella nota, sia gli armonici, tutti, ovvero i multipli interi della frequenza (hertz) di quel La.
Di questo non siamo consapevoli: siamo invece certi che quando ascoltiamo qualcuno cantare, ci piace qualcosa che non riusciamo ad identificare ma che entra profondamente nel nostro orecchio e nel nostro cervello…
In musica si dice che quel suono che ci piace non è solo suono, è un “timbro” un sigillo che appartiene a quel suono. Nel concetto di timbro quindi sono compresi gli armonici. Quella voce ha dentro quei suoni e quei rumori, ed è il suo timbro, ed è questo quello che ci interessa tanto…quando si dice “che bel timbro di voce”.
Anche il pianoforte ha il suo timbro, come un violino. Gli armonici sono dentro tutti gli strumenti musicali o dentro qualsiasi corpo che venga messo in vibrazione e che quindi “risuona”. Anche l’armadio della nostra camera da letto ha un timbro, se battiamo col pugno.

Come

Quando parliamo, usiamo le vocali per ogni parola. Le vocali sono le uniche lettere che ci aiutano ad emettere dei suoni. Buffo vero? Come non si pensi a cose scontate… Ma senza le vocali, non esisterebbe la parola parlata, ma solo quella scritta.
Posto che vi sono insegnanti e scuole che insegnano queste tecniche, e che comunque bisogna possedere una buona propriocezione del suono per potersi avviare a questa sperimentazione musicale, in buona sostanza grazie ad un utilizzo attento delle vocali all’interno del cavo orale riusciamo ad isolare un unico armonico, fra tutti quelli presenti, e riprodurre solo quello, assieme al suono primario.
L’effetto finale è quello di percepire due suoni distinti: la voce e l’armonico. Emettendo note diverse, è possibile ricreare un effetto simile ad una melodia, e cantanti molto allenati riescono a farlo.
Wolfgang Saus spiega nel suo sito che la nostra voce consiste in due strumenti: le corde vocali della laringe producono il canto, che consiste in un amalgama di toni parziali, gli armonici più una componente di rumore. Mentre le cavità risonanti del tratto vocale (bocca, gola, naso), concentrano l’energia su un singolo tono. Ed è qui che si producono i toni “over” che sentiamo durante il canto armonico.
Organi coinvolti dunque laringe e tratto vocale.
Le tecniche principali per riprodurlo sono due: a una cavità o a due cavità a seconda che si usi o meno la lingua sul palato. 
Ordinariamente questa tecnica non viene insegnata nelle tecniche di canto, in quanto ci si concentra molto di più sulla ricerca di tutti gli armonici della voce, che conferiscono una bellezza straordinaria al canto classico, soprattutto lirico.

Dove, quando 

Nasce dalle steppe asiatiche ed affonda le sue origini in un passato molto remoto. Noi occidentali iniziammo a studiarlo nel novecento, agli inizi degli anni ’60. In Italia sono stati Demetrio Stratos e Roberto Laneri i precursori di questo nuovo approccio al canto difonico. Dedicheremo a Roberto Laneri, ed alla sua attività artistica, la prossima intervista.
Le tecniche di canto difonico sono state diffuse negli ’80 in Occidente, dall’etnomusicologo vietnamita Tran Quang Hai.


Stili (selezionati da Wikipedia)

Tuva, si trova in Russia, ed ha una tecnica molto raffinata, che si chiama Khoomei. Veniva emesso il canto per rendersi amiche le entità spirituali che pervadono tutte le cose ed acquisire la loro forza attraverso l'imitazione dei suoni della natura. Analogamente ad altre culture, il suono viene ritenuto il mezzo di comunicazione per l’anima e lo spirito divino.


Sygyt

Si tratta di una tecnica che enfatizza gli armonici a tal punto da renderli simili a dei fischi, poggiando la punta della lingua sul palato (in Europa è chiamata anche tecnica a due cavità). Chi sente questa tecnica vocale per la prima volta, ha l'impressione di udire uno strumento musicale, anziché una voce umana, poiché il volume degli armonici, in questo caso, supera di gran lunga il volume della nota emessa con le corde vocali.


Kargyraa

Si tratta di una modalità di canto che sfrutta la tecnica delle false corde, ottenuta facendo vibrare contemporaneamente sia le corde vocali vere, sia le false corde: queste ultime risuonano un'ottava esatta sotto alla nota prodotta dalle corde vocali vere. Modulando le vocali si selezionano contemporaneamente altri armonici, con i quali è possibile intonare melodie, senza variare la nota fondamentale. Il maggior virtuoso di questo stile è Kaigal-Ool Khovalyg.

Inuit

La popolazione indigena canadese degli Inuit possiede una forma di canto gutturale, non melodica ma essenzialmente ritmica. Praticato quasi esclusivamente dalle donne, consiste nell'intonare dei pattern ritmici imitando i versi degli animali: a tal scopo vengono utilizzate la tecnica falsocordale, aritenoidea ed altri meccanismi sovraglottici.

Tale pratica, dopo un lungo periodo di declino, è stata recentemente riscoperta, soprattutto dalle giovani generazioni, nell'ottica di una riscoperta delle tradizioni Inuit.


Sardegna

Nel tradizionale stile di canto sardo, il canto a tenore, due delle quattro voci che compongono il quartetto; il "bassu" e la "contra", sono identiche a livello timbrico alle tecniche tuvane Kargyraa e Korekteer. Un'altra forma di canto simile è il "canto a basciu e contra", un coro di tre elementi anziché quattro, che vede un solista accompagnato da un "basciu" e da un contra, tipico della zona campidanese.

Africa

La popolazione di origine bantu dei Xhosa ha uno stile di canto difonico, detto Umngqokolo (letteralmente: suono grezzo), eseguito esclusivamente da cantanti donne. Esso consiste nel produrre due note separate, mentre ipertoni vengono amplificati simultaneamente: se eseguito bene, è tutt'altro che grezzo! È una tecnica di canto utilizzata per cerimonie tradizionali in cui si sviluppa una specie di "dialogo" tra gruppi diversi di cantanti.

Scuole

La Sherden Overtone Singing Schooll, italiana, è una scuola di canto difonico specializzata in Khöömei Tuvano e Canto Difonico Politonale.

Margherita Zoni


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