29 settembre 2025

Gli effetti benefici dei mandala

La società contemporanea è, senza dubbio, altamente frenetica, piena di stimoli e pressioni che influiscono non poco sul nostro benessere psico-fisico. La quotidianità è sempre una corsa, spesso ad ostacoli, in cui si fa fatica ad apprezzare l’hic et nunc, il qui ed ora, nel miglior modo possibile. La mente è sovente affaticata e ciò ha delle ripercussioni sulla gestione dei tempi, degli eventi e degli impegni nella vita di tutti i giorni. Sono certamente tanti i modi per prendersi cura di sé, ma una delle attività più semplici, piacevoli e meno dispendiose che possono aiutarci a ritrovare benessere e tranquillità attraverso la creatività è la realizzazione dei mandala.

La parola mandala deriva dal sanscrito, «essenza» (maṇḍa) + «possedere» o «contenere» (la) ed è tradotta anche come «cerchio-circonferenza» o «ciclo», ed indica dei disegni, o meglio, delle rappresentazioni dal valore simbolico che richiamano l’universo. Graficamente, i mandala si presentano come strutture circolari con triangoli, quadrati, punti e cerchi di varie dimensioni e differenti colori. I mandala hanno origini molto antiche, infatti se ne possono trovare alcuni in graffiti rupestri in diverse parti del mondo: Europa, America e Africa. Inoltre, le forme mandaliche sono state usate in passato nei riti propiziatori nell’ambito dell’agricoltura e della caccia e, nel corso del tempo, si sono diffuse sia nel mondo orientale che in quello occidentale. In particolare, in molte chiese è possibile trovare delle forme mandaliche nei rosoni, poiché nel Cristianesimo queste rappresentano Cristo posto al centro e gli evangelisti nei quattro punti cardinali.

Il noto psichiatra, psicanalista e antropologo svizzero Carl Gustav Jung individua nel mandala la rappresentazione del Sé, il centro della personalità, l’unità di coscienza e lo definisce così:

Il Mandala è un archetipo molto importante. È l’archetipo dell’ordine interiore ed esprime il fatto che esiste un centro ed una periferia, che cerca di abbracciare il tutto. È il simbolo della totalità. Perciò, durante una terapia, quando nella psiche del paziente c’è grande disordine e caos, questo simbolo può apparire sotto forma di Mandala in sogno, o nelle fantasie o nei disegni liberi. Il Mandala compare spontaneamente come archetipo compensatorio, portando ordine, mostrando la possibilità dell’ordine. 

Per “archetipi” Jung intende delle strutture innate nell’essere umano, dei modelli di comportamenti comuni che formano il cosiddetto inconscio collettivo. Lo psichiatra mostra per anni un rilevante interesse nei confronti dei mandala e nel 1916, a 41 anni, ne disegna uno per la prima volta. Rendendola poi un’attività quotidiana, capisce, in prima persona, quanto questa possa essere uno strumento terapeutico e che attraverso la realizzazione dei mandala sia possibile percepire qualcosa riguardante il proprio equilibrio psichico. Egli, infatti, afferma:

Cominciai a capire i disegni mandala [...]. Là ogni mattina schizzavo in un taccuino un piccolo disegno circolare, un mandala, che sembrava corrispondere alla mia condizione intima di quel periodo. Con l’aiuto di questi disegni potevo di giorno in giorno osservare le mie trasformazioni psichiche. [...] Quando cominciai a disegnare i mandala, comunque, vidi che tutto, tutte le strade che avevo seguito, tutti i passi intrapresi, riportavano sempre a un solo punto, cioè nel mezzo. Mi fu sempre più chiaro che il mandala è il centro.   

Negli ultimi anni, oltre all’interesse storico, artistico, architettonico e religioso dei mandala, si sta sempre più frequentemente focalizzando l’attenzione sui diversi benefici che questi possono apportare nella vita degli esseri umani, come ad esempio, l’aumento della creatività, della concentrazione e dell’armonia interiore, la riduzione dell’ansia e dello stress, un miglioramento dello stato di rilassamento psico-fisico e della sensazione di essere in sintonia con sé stessi. Per questo motivo, sovente, la pratica di disegnare e colorare i mandala viene usata nell’arte-terapia. Vi sono, a tal proposito, molti studi in merito redatti da esperti nel settore della psicologia e del benessere. Fra questi, è possibile ricordare un articolo presente all’interno della rivista dell’Istituto di Psicosintesi dal titolo Il dialogo interiore attraverso il mandala. Uno strumento di sintesi e autocoscienza, in cui Manuela Voltan, counselor professionista in Psicosintesi, scrive:

L’atto molto semplice di colorare forme mandaliche predisegnate attiva la creatività, inoltre ci offre la sensazione di poter ritrovare e immettere il colore nella nostra vita, e ci conduce pertanto ad una sensazione di scelta di possibilità e di governo della situazione e di noi stessi. Con questo utilizzo del Mandala possiamo esercitare e sviluppare aree del nostro cervello presenti nella corteccia cerebrale che regolano l’intuizione e la creatività (emisfero destro) o quelle di ragionamento e logica (emisfero sinistro). Colorando attiviamo entrambi gli emisferi. Grazie al semplice gesto del colorare ritroviamo il nostro ritmo armonico e quindi siamo in uno stato di benessere. 

Anche in un interessante approfondimento di Renzo Rossin pubblicato sulla rivista «Psicosintesi» ed intitolato Il Mandala: uso psicologico ed educativo si afferma che «lavorare con queste figure geometriche può giovare al benessere di persone di tutte le età, dai bambini irrequieti agli anziani malinconici». Continua così poi Rossin:

[…] la psicologia del benessere in Europa da un ventennio propone il mandala come mezzo educativo e preventivo, mentre si affaccia una neuro-pedagogia del mandala che valorizza l’antico cerchio magico come raccordo fra pedagogia e neuroscienze, oltre che come mezzo di riarmonizzazione cerebrale. […] Un sistema educativo più attento a bisogni profondi dell’essere umano e impegnato innanzitutto nella prevenzione, avrebbe oggi a disposizione innumerevoli ed efficaci strumenti di lavoro, fra cui i mandala, il cui uso in classe e in famiglia promuove un’atmosfera di grande e piacevole impegno, favorendo la concentrazione e la stabilità emotiva. 

Francesca Bella

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