Negli ultimi anni mi sono spesso interrogato sui rischi potenziali che una webzine come la nostra può avere pubblicando articoli; di certo non un articolo su un pittore o uno scrittore, ma magari una critica più pungente su un argomento controverso potrebbe farci inserire nella lista dei siti di fake news. È ciò che è successo ad alcuni blog di cosiddetta controinformazione per cui il programma di pubblicità Google Ad Sense è stato bloccato e il sito dichiarato “inattendibile”.
Le ragioni in merito a ciò sono vaste e di certo non intendiamo discutere in merito al sovravanzare di questo processo. Inoltre il nostro non è un sito di controinformazione, ma semmai un sito che si pone dei dubbi in alcuni casi e cerca di non limitare la verità solo alle convenzioni. Tuttavia è noto il fatto che, proprio come indicato in un mio articolo di qualche anno fa, il trend della libertà di stampa nel mondo nonché in Italia, non è in decrescita. Per nostra fortuna l’Italia non è la Turchia dove: giornalisti, magistrati e insegnanti vengono imprigionati sull’onda emotiva del tentato golpe di un anno fa, da noi a parte il rischio di una querela, si può solo venire ostracizzati dal sistema dei media. Ma è interessante immaginare quanto possa essere difficile oggi, per un giornalista scomodo, proteggere i propri dati a causa del controllo globale dei governi.