29 maggio 2010

Dialoghi sulla religione naturale - David Hume (Saggio - 1779)

Dialoghi sulla religione naturale - David Hume
Le vecchie domande di Epicuro sono ancora senza risposta. Vuole   prevenire il male, ma non ne è capace? Allora è impotente. Ne è capace ma non vuole? Allora è malvagia. Ne è capace e lo vuole? E allora da dove proviene il male?
I "Dialoghi", con estrema lucidità e impetuosità, profanano quanto di più certo potesse esserci nella mente degli uomini: l'esistenza di Dio. Infatti, il tema essenziale di questa accesa e tesa conversazione tra diversi attori è che non può essere dimostrata, né a priori né a posteriori, l'esistenza di un Essere sommo, per alcuni necessario.

La forma dialogica, insieme allo stile lapalissiano, permette di seguire senza grandi affanni l'analisi che il filosofo di Edimburgo sviluppa. Ne scaturisce uno scritto che ha nello scetticismo, in questo atteggiamento razionale e non dogmatico, l'epifania dell’onesta superbia dell'uomo di ragione.

Le prove dell'esistenza di Dio, accettate e ostentate nel corso della storia della filosofia, con arguzia e finissima e impeccabilissima logica, sono smantellate da uno spietato Filone, l'alter ego di Hume. Nelle sue riflessioni questi si appoggerà alle domande di Epicuro sulla divinità, oltre che alle sue stesse scoperte scettiche in campo epistemologico. Sembra che anche il "Sistema della natura" del barone d'Holbach sia sullo sfondo delle idee di Filone, così come il "Dizionario" di Bayle. Di fronte alla sua logica, gli altri due protagonisti in un primo momento sicuri e imperturbabili, devono per forza di cose cedere, anche se non lo ammetteranno mai. La certezza di Cleante - il teista dietro cui si nasconde la figura del filosofo e teologo Samuel Clarke, sostenitore dell'argomento del "disegno" - e di Demea - che rappresenta sia i filosofi che hanno cercato di provare con la logica l'esistenza di Dio sia i filosofi che hanno seguito la via "mistica - fideista" - è distrutta a colpi di cannoni dalle argomentazioni di Filone. Quest'ultimo si mostra ironico, sembra abbia disegnato sulle labbra un ghigno di derisione, eppure è estremo nella sua idea di tolleranza. Gli basta un semplice sguardo per capire i malumori dei suoi amici per riconoscere il momento in cui tacere. Per contrasto, gli altri due sono nervosi, quasi intolleranti, e attaccano Filone ingiuriandolo e accusandolo d’ignoranza (atteggiamento non mutato ai giorni d'oggi...). La loro arroganza si manifesta soprattutto alla fine, con l'abbandono del confronto di Demea, quando Filone-Hume sosterrà che la morale è indipendente dalla religione e che anzi questa, e la prova non è solo storica, la corrompe. Non può essere altrimenti: i precetti religiosi sconvolgono le inclinazioni naturali dell'uomo, e questo subbuglio non può non riflettersi nella società.

Quest'opera postuma (a seguito delle solite censure, persino degli amici più intimi) è la summa del pensiero humeiano. Per dimostrare l'indimostrabilità di Dio, infatti, troviamo le sue sovversive idee epistemologiche, alcune riflessioni sulla morale. Tuttavia, sebbene sia utile conoscere il pensiero del filosofo empirista e quindi antimetafisico, la lettura non è affatto difficile e scoraggiante. L'Appendice che accompagna i "Dialoghi", inoltre, che contiene tra l'altro un'autobiografia e le lettere agli amici sugli stessi "Dialoghi", ci offre la possibilità di capire ancor di più la straordinaria e toccante mitezza di un filosofo che per fortuna la storia (anche se nella cattolica Italia non è molto studiato...) non ha dimenticato.

Le foto e i post, se non diversamente specificato, sono state realizzate da Salvatore Calafiore e si possono trovare, insieme ad altro, su: http://salvokalat.blogspot.com/


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