10 settembre 2018

Dalla Sicilia alla Grecia, un viaggio archeologico: da Corinto a Argo/2

tomba circolare A Micene
La tomba circolare A a Micene

Corinto

Non avrei mai preso in considerazione una sosta a Corinto se non a causa del legame storico con la mia città, essendone la madrepatria. Questa sottovalutazione tuttavia mi avrebbe allontanato da un luogo che è invece fondamentale per la storia della Grecia e dell’Occidente. 
È interessante notare come vi siano delle somiglianze morfologiche tra le due città, perché l’antica Corinto è posta tra due sponde di mare e possiede pertanto due porti, inoltre è costituita da una rocca e dalla restante parte al centro dell’istmo di Corinto.

Bema
La Bema
Per descrivere Corinto si può iniziare col parlare di San Paolo il quale passò da questo importante snodo commerciale dell’epoca diffondendo il Vangelo dalla Bema. La Bema è una sorta di pulpito elevato, forse connesso alla bimah delle sinagoghe di cui ha lo stesso significato. In questa parte elevata dell’antica agorà romana, l’apostolo predicò ai Corinzi entrando subito in contrasto con la comunità ebraica locale che denunciò il predicatore al proconsole Gallio, fratello di Seneca, il quale poi si pronunciò affermando che egli non aveva violato alcuna legge romana. Oggi in quel pulpito vi sono le tracce di una chiesa medievale che divenne presto oggetto di venerazione. Un altro luogo celebre, dalle medesime caratteristiche si trova ad Atene, presso la collina dell’aeropago dove San Paolo parlò ai filosofi scettici, senza tuttavia ottenere importanti conversioni.


tempio di Apollo corinto
Il tempio di Apollo e l'Acrocorinto sullo sfondo

Prima di parlare della città è necessario fare cenno alla sua mitologia perché legata a miti piuttosto famosi. Il più antico riguarda una disputa tra Poseidone e Helios sul possesso dei luoghi. Per risolvere la controversia fu chiamato in causa Briareo, uno degli Ecatonchiri il quale stabilì che l’istmo sarebbe appartenuto a Poseidone (infatti sono presenti resti di un santuario dedicato al dio che ne evidenza il culto) mentre a Helios sarebbe toccato l’Acrocorinto, la rocca che poi passerà ad Afrodite, dove infatti sono presenti i resti di un tempio. 
Il fondatore di Corinto è Sisifo, proprio quel personaggio mitico che verrà condannato al supplizio del masso da spingere su una rupe. Sisifo è un personaggio reo d’essere un astuto ingannatore, persino con gli dei. Quando si rese conto che la città da fondare era senza acqua si mise a cercare una fonte, ma durante la ricerca vide Zeus in compagnia della ninfa Egina, figlia del dio fluviale Asopo che presentandosi a Sisifo con le fattezze di vecchio chiese notizie della figlia. Sisifo in cambio dell’informazione chiese al dio che gli facesse sgorgare una fonte d’acqua che riuscì ad ottenere e che corrisponde alla fontana di Pirene. Questa fonte, di cui oggi sono presenti due strutture, una sull’Acrocorinto e l’altra nella città bassa, è al centro di altri miti di cui parlerò a breve.


Fontana di Pirene
Fontana di Pirene

Un altro personaggio di Corinto da dover menzionare è Bellerofonte, figlio di Glauco a sua volta figlio di Sisifo. Bellerofonte uccise Bellero, re di Corinto e per purificarsi andò a Tirinto presso Preto, dove vi era un sacerdote in grado di purificarlo. Ma durante il suo soggiorno Stenebea, moglie di Preto si innamorò di Bellerofonte che la respinse e per questa ragione raccontò d’essere stata sedotta dall’ospite. Bellerofonte così venne mandato in Licia presso il re Lobate che anch’egli non se la sentì di ucciderlo ma gli chiese a sua volta di uccidere per lui la chimera. Per fare ciò gli fu suggerito da Polido di catturare Pegaso, il cavallo alato che si abbeverava spesso proprio alla fonte di Pirene a Corinto. Ottenuta una briglia d’oro dagli dei riuscì nell’impresa di domare Pegaso per poi uccidere la chimera.
Ma Corinto è anche la città che fa da sfondo ad altri miti famosi come quello di Edipo, che abbandonato dal padre dopo aver avuto la profezia di una morte causata dal figlio, venne accolto da Polibo re di Corinto che lo fece crescere a corte, ma tale esilio non impedirà poi il compiersi del parricidio presso Tebe, la sua città natale. 
Fu infine proprio Corinto la città in cui giunse Giasone reduce dell’impresa del Vello d’Oro nella Colchide. Qui Giasone pur essendo in compagnia di Medea da cui aveva avuto anche due figli, chiese in sposa Glauce figlia di Creonte. Il re acconsentì e Medea vedendosi tradita regalò a Glauce un vestito e dei gioielli con un sortilegio, che una volta indossati presero fuoco, o secondo un altro mito contenevano un veleno che causò la morte di Glauce e di Creonte che la soccorse. Poi per completare la vendetta Medea uccise tragicamente i figli avuti da Giasone, fuggendo infine verso Atene su un carro di Helios.


Strada romana, con edifici commerciali a Corinto
A Corinto la presenza romana è molto vistosa, la maggior parte delle vestigia è proprio di quest’epoca o ha subìto un riadattamento. Resta ben visibile l’agorà da dove San Paolo parlò al popolo ma anche la famosa fontana di Pirene che di greco ormai non ha più nulla a causa dei restauri romani. Di notevole effetto è la strada di accesso alla città per chi proveniva dalla costa, con molti edifici laterali ancora visibili, adibiti al commercio. 
Se si sale all’acrocorinto, di cui restano le fortificazioni medievali e poche tracce degli edifici antichi, si può avere una visione d’assieme della geografia del luogo fortemente influenzato dalla presenza del Canale di Corinto. Di questo importante canale, costruito in epoca moderna, fa impressione immaginare che nel 67 d.C. l’imperatore Nerone volle avviare i lavori per la costruzione del canale, lavori prematuramente interrotti a causa della morte dello stesso. Tuttavia è interessante visitare parte del vecchio tracciato stradale chiamato diolkos che collegava le due sponde. Su questo tracciato venivano issate le imbarcazioni e trascinate per i 6 km di distanza tra le sponde. Il canale poi è stato costruito nel XIX secolo e inaugurato nel 1893.


Diolkos
Il Diolkos
Della nuova Corinto invece, ricostruita sulla costa dopo passate distruzioni, resta una città turistica non molto attraente.

Epidauro

teatro di Epidauro
Il teatro di Epidauro

Il sito di Epidauro è comunemente associato al suo teatro. Quasi tutte le immagini che ritraggono la località infatti mostrano l’impressionante cavea in cui si tengono ancora oggi degli spettacoli. Ma in questo sito del Peloponneso (che prende il nome dal mitico re Pelope che conquistò l’intera regione) c’è qualcosa in più da dover considerare. Epidauro in epoca greca, ma anche in epoca romana era un luogo di guarigione, un santuario pieno di pellegrini che speravano in un segnale del dio Asclepio affinché desse l’aiuto necessario alla guarigione. Asclepio era un semidio figlio di Apollo istruito dal centauro Chirone alle arti mediche, diventando poi il dio della medicina e degli infermi. 

Ex voto
Ex voto

A Epidauro i malati arrivavano alloggiando presso uno degli edifici appositamente predisposti (il katagogion), in questa località facevano la degenza e venivano intrattenuti da spettacoli ed eventi sportivi (per questa ragione sono presenti sia il teatro che uno stadio) specie in occasione delle feste chiamate Asclepiei dove si svolgevano anche delle gare.
Per ottenere la guarigione veniva eseguito un vero e proprio rito presso il tempio di Asclepio. Qui i sacerdoti davano le direttive ad ogni malato, tra cui quella di purificarsi prima di entrare nell’abaton. L’abaton era una stanza inferiore del tempio (una sorta di cripta o sancta sanctorum), dove lo stesso dio parlava agli infermi nel sonno o lasciava messaggi onirici atti a suggerire ai sacerdoti ciò che avrebbero dovuto fare. Per quanto con occhi moderni questa pratica possa sembrarci assurda, in effetti un certo numero di guarigioni avveniva; lo dimostra il grande numero di ex voto lasciati dai fedeli, con la rappresentazione delle parti anatomiche guarite tra cui: braccia, gambe, seni e persino peni.


tempio di Asclepio
Il tempio di Asclepio

La fama di Epidauro rimase intatta anche nei primi anni del cristianesimo, ossia fino al V secolo d.C., quando anche l’ultimo residuo della classicità venne spazzato via dalla nuova èra attraverso un decreto che ne istituì la chiusura definitiva.


ponte di Kazama
Il ponte miceneo di Kazama

L’Argolide, ossia l’area in cui sorge Epidauro ha un’alta concentrazione archeologica e storica, lo dimostra la presenza di molti siti anche minori che evidenziano una grande vitalità nel corso dei millenni. A pochi chilometri da Epidauro, a metà strada con Nauplia, sorge uno dei tanti ponti micenei ancora in piedi. Questo ponte fatto solo di pietre, semplice nella sua esecuzione ma solido, rendeva agevole la percorrenza di una delle tante strade antiche che collegavano le polis. Un po’ come faranno i romani nelle epoche successive, i micenei dissemineranno la regione di queste strutture ancora in parte esistenti nonostante siano datate tra il 1500 e il 1100 a.C.

Tirinto

tirinto
Tirinto

Tirinto è una famosa città micenea dell’Argolide. Questa città ha una solida fama legata ai miti che ne richiamano le gesta e una storia legata al suo passato miceneo. Le mura della città, costruite con pietre di grandi dimensioni, hanno creato da sempre una grande suggestione. Come sono riusciti gli antichi a ergere tali mura? Se lo chiedeva già Pausania nei primi secoli dopo Cristo, considerando le dimensioni delle pietre, se lo sono chiesti anche gli uomini delle epoche precedenti i quali hanno diffuso un mito che spiegava la loro costruzione grazie all’intervento dei ciclopi (di cui il più famoso era Polifemo accecato da Ulisse): per questa ragione vengono a tutt’oggi chiamate mura ciclopiche. 


galleria di Tirinto
La galleria di Tirinto

A Tirinto rincontriamo la figura del re Preto che aveva accolto Bellerofonte fuggito da Corinto. Ma è anche un luogo più volte frequentato da Eracle che per espiare la colpa di aver ucciso sua moglie e i suoi figli in un attimo di follia si mise a disposizione di Euristeo, re di Tirinto. Da qui iniziarono le dodici fatiche di Eracle che verranno compiute con grande sforzo nelle varie parti della Grecia. Infine è sempre Eracle il protagonista dell’uccisione (in un altro momento di follia) di Ifito, spinto oltre le mura mentre cercava il bestiame del re Eurito che aveva ingiustamente incolpato lo stesso Eracle del furto.

In quanto sito archeologico esso impressiona più che altro per l’imponenza delle sue mura, ristrutturate negli ultimi decenni e oggetto di ulteriori scavi archeologici. Il sito vive più che altro della sua storica importanza che delle sue valenze archeologiche. Del palazzo signorile è rimasto solo un pianoro su cui si distinguono appena le fondamenta su cui erano edificate le stanze, e anch’esso, nonostante sia un sito Unesco è un po’ troppo offuscato dalla vicina presenza di Micene. Entrambe le città micenee infatti non hanno poi avuto una continuità storica, rimanendo dei siti archeologici sostanzialmente isolati, privi di una città che ne tramandasse la storia sino ai nostri giorni.

Micene

Micene
Veduta di Micene

L’importanza storica di Micene e dei micenei risiede nel traghettamento, in termini di centralità storica e culturale, verso la futura civiltà elladica. Dallo splendore minoico sviluppatosi a Creta tra il 2000 e il 1450 a.C. emerge dal 1600 a.C. la civiltà micenea che concluderà la sua parabola storica attorno al 1000 a.C. Questo lasso di tempo corrisponde anche alla VII fondazione di Troia, che ci rimanda al mito della guerra narrata da Omero e che prende l’avvio proprio da Micene. 
Ma fermiamoci per adesso al dato storico, al fatto cioè che questa civiltà molto ricca (abbiamo parlato dei reperti d’oro presso il Museo di Atene), oltre ad aver plasmato l’identità pre-ellenica (abbiamo anche detto di come ad Eleusi il sito fosse stato utilizzato già dai micenei e che la stanza in cui poteva accedere solo lo ierofante era l’anaktoron). Proprio questo termine che identifica il palazzo lo ritroviamo anche in Sicilia, per la precisione a Pantalica, perché secondo un’ipotesi archeologica fu costruito da maestranze micenee. I micenei hanno anche influenzato la tipologia funeraria detta a tholos in diverse parti della Sicilia, seppur non con le medesime caratteristiche monumentali di Micene. Per quanto possa sembrare strano la città di Micene è posteriore a Tirinto e questa differenza temporale non è attestata solo dalle evidenze archeologiche ma anche dalla vasta mitologia ad essa collegata.


Tesoro di Atreo
Tesoro di Atreo

La città fu fondata dal mitico eroe greco Perseo che al termine delle sue avventure decise di rivedere il nonno Acrisio per rassicurarlo delle sue intenzioni benevole, dato che aleggiava su di lui la profezia che sarebbe morto per mano del figlio di sua figlia. Ma quando tutto sembrava giungere per il verso giusto la profezia si avverò in maniera imprevista. Perseo avendo deciso di partecipare al lancio del disco mentre Acrisio assisteva dalle tribune, il disco da lui lanciato per un caso fortuito cambiò direzione colpendo a morte proprio suo nonno. Egli sconvolto da questa morte non accettò il trono di Argo (che gli sarebbe spettato proprio per successione) chiedendo di scambiare con Megapente il suo regno con quello di Tirinto. Così dopo essersi seduto sul trono fondò anche Micene, governando assieme le città. 
Dopo Perseo vi furono altri sovrani della stessa stirpe (i cosiddetti perseidi), e attraverso un gioco di trame e inganni riuscirono poi a salire gli Atridi il cui capostipite era Atreo padre di Agamennone e Menelao. Come sappiamo è attorno a questi personaggi che ruotano le vicende della guerra di Troia, poiché Elena moglie di Menelao re di Sparta venne rapita da Paride di Troia. Agamennone re di Micene organizzò quindi una grande spedizione per aiutare il fratello con cui partiranno anche i molti eroi del mito omerico. Ma la partenza delle navi era inattuabile perché la dea Artemide, offesa da Agamennone, manteneva una bonaccia che rendeva impossibile la navigazione. Così si scoprì tramite un indovino che per placare l’ira della dea era necessario il sacrificio di Ifigenia, figlia di Agamennone. A malincuore il re compì il sacrificio mentre la figlia ne accettò coraggiosamente gli esiti che sbloccarono la situazione.
Dopo la guerra di Troia Agamennone tornò a Micene dove la moglie Clitennestra da dieci anni lo aspettava per vendicare la morte della figlia. Assieme al suo amante Egisto lo uccise mentre si trovava da solo nel bagno. Sicché quando Oreste, uno dei figli di Agamennone divenne adulto consultò l’oracolo di Delfi per sapere se avesse dovuto vendicare il padre. L’oracolo confermò questa esigenza, riuscendo così a organizzare la morte della madre e dell’amante.


La Porta dei Leoni di Micene La porta dei Leoni di Hattusa

Questo breve excursus storico e mitologico ci permette di inquadrare meglio il sito di Micene. 
Quando si entra dalla porta monumentale detta Porta dei Leoni sovviene alla mente l’omonima porta presso l’antica città ittita di Hattusa, in Turchia. Il parallelismo non è poi troppo forzato, non solo per le dimensioni monumentali delle rocce che compongono le mura di entrambe le città ma anche per alcune concordanze storiche. Abbiamo già parlato di alcuni reperti ittiti presso il museo di Atene, ciò dimostra una certa vivacità di scambi col mondo orientale, il che non esclude anche reciproche influenze.
Il sito è una vera e propria fortezza con l’anaktoron posto sul punto più alto. Se paragonata a Tirinto è la prima città a mostrare una sensazione di maggiore imponenza, probabilmente perché Micene sorge su un monte che ne mitiga in parte l’effetto. In questo luogo vi scavò l’archeologo Schliemann che riuscì a scoprire la famosa maschera di Agamennone, riportando anche alla luce diverse parti della città. 
Interessanti le tombe visibili come le due tombe circolari, la A è proprio quella in cui Schliemann ha trovato la maggior parte dei reperti. Ma ci sono anche altre tombe a forma di tholos davvero monumentali e che sono state denominate rievocando i personaggi del mito di Micene come il Tesoro di Atreo, la tomba di Egisto e Clitennestra, luoghi dove plausibilmente potevano essere stati seppelliti i loro corpi, qualora si voglia dare credito alla veridicità storica di questi personaggi.

Argo

Argo
Argo e il suo teatro

La città di Argo è poco distante sia da Micene che da Tirinto facendo tutti parte della piana di Argo. Per questa ragione la città aveva strette connessioni con le altre due e a volte i regni si sovrapponevano. 
La polis ebbe un ruolo di primo piano nella storia greca antica divenendo ben presto, sotto la guida del tiranno Fidone, egemone su tutto il Peloponneso. Questa egemonia però terminerà in favore di Sparta e Atene, lasciandole nei secoli successivi un ruolo attivo ma sempre più marginale nella politica della regione. La città infatti subirà drastiche riduzioni demografiche a causa delle sconfitte, divenendo per la restante parte dell’epoca greca alleata di polis maggiori. Giungeranno poi i romani ad appianare tutte le guerre di Grecia passando poi, nel corso dei secoli successivi attraverso il dominio bizantino, ottomano e persino veneziano. Ma ormai della città greca rimaneva solo un vecchio ricordo di gloria.


teatro Argo
I gradini del teatro di Argo

La mitologia di Argo è in fondo una mitologia fatta di re e successioni dinastiche, di cui si ricorda soprattutto il re Acrisio essendo connesso al mito di Perseo nato dalla figlia Danae. Perseo poi, pur avendo acquisito il regno di Argo, preferì quello di Tirinto e Micene lasciandolo a Megapente.


acquedotto di Adriano
Uno sfiatatoio dell'acquedotto di Adriano

Oggi Argo è una città piuttosto anonima, per quanto una visita al teatro greco-romano sia emozionante. La particolarità di questa struttura è di essere stata costruita sul fianco del monte Larissa e i gradini sono scavati nella viva roccia. Tuttavia non vi sono resti monumentali, salvo alcune tracce interessanti più che altro da un punto di vista archeologico. Come per il ninfeo romano che riceveva acqua all’acquedotto di Adriano di cui sono visibili gli sfiatatoi triangolari lungo il fianco del monte Larissa. Oppure un emozionante bassorilievo datato tra il IV e il III secolo a.C. che raffigura un cavaliere, un serpente e un’anfora. 
La città è dominata anche dal un secondo monte, l’Aspis o monte del profeta Elia dove si possono trovare tracce di un insediamento miceneo e di un santuario dedicato ad Atena e Apollo. Monumenti pressocché abbandonati e poco valorizzati.


Piramide di Helleniko
Piramide di Helleniko

L’Argolide presenta anche un’altra particolarità archeologica interessante da menzionare, cioè quella delle cosiddette piramidi greche. Si tratta di strutture presumibilmente di epoca ellenistica, ma non vi è certezza sulla datazione, salvo che sulla forma chiaramente piramidale. 
Le loro caratteristiche hanno fatto scattare varie speculazioni su cui non ci addentreremo. Personalmente ne ho potute visitare due, una nei pressi di Epidauro ma in cattivo stato di conservazione e l’altra ad alcuni chilometri da Argo. Quest’ultima piramide detta di Helleniko per la vicinanza all’omonima località, è stata probabilmente modificata perché presenta un ingresso con una porta e fa pensare più che altro ad una torretta di osservazione, essendo anche posta in un punto da cui si può ammirare un vasto panorama della piana di Argo e del golfo di Nauplia. La speculazione nasce sostanzialmente dal fatto che questa forma è del tutto inusuale nell’architettura greca e rari sono gli esempi come quello che stiamo citando. Resta comunque una vera particolarità la loro visita, anche per il mistero archeologico che le accompagna.


Dalla Sicilia alla Grecia: parte 1                Dalla Sicilia alla Grecia: parte 3

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