Il presente saggio analizza la trasformazione della nozione di colpa dall’età moderna all’era digitale attraverso un confronto tra la rappresentazione letteraria di Rodion Raskol’nikov in Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij e la teoria della “modernità liquida” elaborata da Zygmunt Bauman. Mentre in Dostoevskij la colpa si configura come un’esperienza interiore, tragica e potenzialmente redentiva, radicata in una forte interiorità morale, nella società contemporanea descritta da Bauman essa non scompare, ma si trasforma: perde profondità esistenziale e si frammenta in una responsabilità diffusa, spesso burocratica e impersonale, che indebolisce il legame tra azione, coscienza e senso del peccato. Il saggio mette in luce il passaggio da una “colpa verticale” a una “colpa reticolare”, riflettendo sulle implicazioni etiche e antropologiche di tale mutamento.