27 ottobre 2010

Il disagio della civiltà - Sigmund Freud (Saggio - 1930)

Il disagio della civiltà

Quando il credente si trova da ultimo costretto a parlare del 'decreto imperscrutabile' di Dio, confessa con ciò che gli è rimasta, come ultima possibilità di consolazione e fonte di piacere nella sofferenza, la sottomissione incondizionata.
Nato dalla spinta delle osservazioni di Romain Rolland su L'avvenire di un'illusione, questo saggio riprende le indagini sulla religione che avevano caratterizzato lo studio del 1927, per poi cimentarsi nell’analisi dell’origine dei disagi psichici nella società civile. Ed è appunto cominciando lo studio del problema del perché quel sentimento dell'assoluto, del tutto, dell'unità che tutti possiedono, e che è all'origine dell'energia religiosa (alla domanda Freud risponde facilmente che non tutti avvertono quel sentimento…), il padre della psicanalisi si spinge fino a descrivere il malessere, il violento conflitto interiore che è connaturato nell'uomo civile.

Allo stesso modo di altri filosofi, Freud pensa che l'uomo abbia un fine nella vita: perseguire la felicità. Tuttavia la nostra stessa natura è misera di momenti e stati di felicità. Non per questo non agiamo per ottenerla. La religione, in tutto ciò, è uno strumento consolatorio che, pure nelle società civili, ci illude di essere nella strada giusta, nella strada il cui capolinea è la felicità eterna. Ma come sappiamo, la religione è solo un'illusione che, oltretutto, sottomette l'uomo a meschine condizioni di sofferenza. I desideri dell'uomo, così, si scontrano contro i divieti della società, della civiltà intesa come istituzione che ci permette di regolare i rapporti tra gli uomini e ci protegge dalla natura. Dunque, se da un lato la civiltà, a differenza dello stato di natura, facilita la convivenza tra gli uomini, dall'altro può essere, ed è, veicolo del senso di colpa, di lotta tra l’Io e il Super-Io, di disturbo per la psiche dell'uomo. L’indagine del conflitto si snoda di conseguenza tra l’azione pulsionale dell'uomo, egoistica, e quella verso la società, altruistica.

Principio di piacere contro principio di realtà, dunque.
Al sesso, al godimento sessuale, forse la più forte pulsione verso la felicità, che si scontra con i tabù imposti dalla religione, è dedicato un ampio spazio. Inoltre, accanto alla tendenza amorosa, sessuale, Freud ne contrappone un'altra: l'aggressività, la pulsione di morte. La civiltà in qualche modo cerca di incanalare, di sublimare, questa energia verso obiettivi meno distruttivi. Nondimeno è pur sempre una costrizione della natura umana che spesso trova sfogo nei disturbi psichici.
Eros contro Thanatos, dunque.

Per merito di uno stile limpido e lucido, si ha l'impressione che gli argomenti trattati siano semplici, quasi ovvi, e non è difficile essere d’accordo con il padre della psicanalisi. In poche parole, un libro chiaro, intenso, acuto; illuminante.

Le foto e i post, se non diversamente specificato, sono state realizzate da Salvatore Calafiore e si possono trovare, insieme ad altro, su: http://salvokalat.blogspot.com/

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