20 agosto 2012

Memorie del sottosuolo - Fedor Dostoevskij

Memorie del sottosuolo
Sono un uomo malato... Sono un uomo cattivo. Un uomo sgradevole. Credo di avere mal di fegato. Del resto, non capisco un accidente del mio male e probabilmente non so di cosa soffro. Non mi curo e non mi sono mai curato, anche se rispetto la medicina e i dottori. Oltretutto sono anche estremamente superstizioso; beh, almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma lo sono.)Nossignori, non voglio curarmi per cattiveria. Ecco, probabilmente voi questo non lo capirete. Be', io invece lo capisco. Io, s'intende, non saprei spiegarvi a chi esattamente faccia dispetto in questo caso con la mia cattiveria; so perfettamente che neppure ai medici potrò farla non curandomi da loro; so meglio di chiunque altro che con tutto ciò nuocerò unicamente a me stesso e a nessun altro. E tuttavia, se non mi curo, è per cattiveria. Il fegato mi fa male, e allora avanti, che faccia ancor più male!

«Ci sono autori per cui non servono introduzioni. La lettura delle loro opere è un rischio che ogni lettore deve correre in modo individuale, autonomo: troverà sempre una risposta, che nessun altro gli potrà mai suggerire.» (Fausto Malcovati, introduzione alle “Memorie del sottosuolo“ di Fedor Dostoevskij).


Il 1864 è l'annus horribilis per Dostoevskij, impegnato nella stesura delle Memorie del Sottosuolo (Zapiski iz podpol'ja - Записки из подполья) mentre la moglie, Maria Dmitrevna è in fase terminale. Morirà il 15 aprile 1864. Nello stesso anno, il 10 luglio, morirà anche il fratello Michail che, tra l'altro, lascerà allo scrittore pesanti debiti da pagare.Lo scritto verrà pubblicato sulla rivista Epocha (fondata e diretta dai fratelli Michail e Fedor Dostoevskij), e segnerà una tappa fondamentale nella letteratura dell'autore, facendo emergere, per la prima volta, quel sottosuolo, che diverrà una delle caratteristiche tipiche dei personaggi dostoevskiani (Raskol'nikov, Nikolaj Stavrogin) e che rappresenta il lato più oscuro della psiche umana, caratterizzando parte del nascente decadentismo (basti pensare ai molti personaggi della narrativa D'Annunziana, partendo da Giovanni Episcopo fino all'Innocente) ed ispirando l'esistenzialismo.

Nelle Memorie del sottosuolo la coscienza (intesa in senso individualistico) viene descritta come una malattia («...non solo l'eccesso di coscienza ma addirittura qualsiasi coscienza è una malattia» afferma il protagonista delle memorie), scaturente dalla consapevolezza del proprio ego, la quale determina, in un conato di affermazione individualistica, un inevitabile attrito con la società. Quanto più quella consapevolezza è spiccata, tanto più la negazione dell'altro sarà accentuata e l'attrito sarà profondo.

La prima parte del romanzo è una confessione del protagonista, lacerato e bloccato tra una luciferina volontà di affermazione individuale e la consapevolezza della propria mediocrità, prima di tutto morale. Il sottosuolo di questo personaggio è fetido, mediocre, infido, vendicativo. Ogni offesa alla propria sfera soggettiva viene sentita come un vulnus insuperabile che induce il soggetto a propositi di subdola ed agognata rivincita. Tuttavia, il protagonista non riuscirà ad ottenere alcuna soddisfazione per le presunte offese ricevute e arriverà solamente - nella seconda parte del racconto – a scaricare la propria vendetta su Liza, una ragazza costretta dalla povertà ad imboccare la via della prostituzione.

Dopo la stesura di questa opera tutti i personaggi dostoevskiani avranno un sottosuolo ed un destino. Potranno infatti salvarsi, riemergendo dal proprio individualismo, in una prospettiva di accettazione dell'altro, o irrimediabilmente affondarvi.

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