L’Estado Novo; gli infiltrati della PIDE; la guerra coloniale in Angola; Lisbona vista con gli occhi d’un De Sica lusitano. E ancora, Benfica, povertà spirituali che riempiono monolocali umidi, centrini all’uncinetto, vecchie nonne che parlano solo il galiziano. La rivoluzione del ’74.
Per quale motivo un italiano dovrebbe leggere questo melanconico cantore d’uno dei paesi più poveri e isolati d’Europa? Perché un medico psichiatra dovrebbe lasciare la moglie e il lavoro per dedicarsi esclusivamente e ossessivamente alla scrittura? Perché un passato defunto, che si vorrebbe cancellare, risale come un conato di vomito e torna a inquinare il presente?