La nostra storia non comincia con la forza, ma con la scelta di non lasciare indietro chi non poteva più camminare.
La nostra storia non comincia con la forza, ma con la scelta di non lasciare indietro chi non poteva più camminare.
| I giganti della discarica di Peccioli |
Questa estate ho avuto l'opportunità di visitare il comune di Peccioli in provincia di Pisa, un comune che ha puntato tutto sull'arte, ricevendo anche la nomina a Borgo dei Borghi 2024. Tra le stradine della cittadina medievale e quelle delle frazioni è possibile compiere un itinerario tra istallazioni e opere d'arte contemporanea. Di tutto questo lavoro organizzativo sono stato colpito in particolare da due cose: la "discarica d'arte" e un'opera esposta in una delle stradine di Peccioli.
Ieri sera è avvenuto l'ennesimo massacro di civili a Gaza in un campo profughi nella zona costiera vicino alla città di Khan Younis. Quella zona era stata considerata sicura da parte degli Israeliani, eppure (come spesso avviene) è stata bombardata in barba a qualsiasi senso di umanità. Non sono più sufficienti le parole per descrivere l'orrore di chi scava a mano e ritrova i cadaveri di donne e bambini fatti a pezzi. Di chi non sa se domani potrà nuovamente aprire gli occhi, dove potrà andare a dormire la sera, e se riuscirà a mangiare almeno un pasto... Non sono sufficienti anche alla luce del fatto che come occidentali appoggiamo nel silenzio istituzionale questo orrore.
Perché in Russia il popolo non caccia via il "dittatore" Putin e non si riprende tutte le libertà creando uno stato liberale? E ancora, perché la Russia considera come una "guerra esistenziale" quella combattuta in Ucraina? Queste sono alcune delle domande che il famoso analista geopolitico Dario Fabbri si pone in una lectio magistralis.
Giunti alla ribalta nell’ultimo periodo, gli attivisti di Ultima Generazione sono diventati un caso, non solo nazionale. Con nomi diversi infatti, si trovano in molte nazioni occidentali: in Francia sono Dernière Rénovation, in Germania Letze Generation, nel Regno Unito Just Stop Oil e l’elenco potrebbe continuare. Il loro scopo, almeno in Italia, è ottenere dal governo lo stop dei sussidi pubblici ai combustibili fossili.
Un anno fa circa rimasi folgorato dalla lettura del saggio The game di Alessandro Baricco. Questo saggio mi colpì molto perché interpretava la società a seguito dell’avvento dei computer, degli smartphone e del digitale. La chiave di lettura proposta dall’autore ovviamente si applicava all’evoluzione comportamentale, ma questo approccio sembra oggi perfettamente applicabile ai contendenti della guerra in Ucraina. Ognuno di essi infatti interpreta il mondo secondo due prospettive che evidenziano l’uno l’interpretazione labile e contraddittoria della cultura digitale, l’altro quella statica e ideologizzata di chiara matrice Novecentesca.
Siamo nella Catania del 1981 una città stritolata dalla pervasiva presenza dei gruppi mafiosi che si spartiscono gli affari illeciti con feroce ingordigia. L’anno successivo Pippo Fava avrebbe fondato il giornale I Siciliani con con cui avrebbe attaccato frontalmente la mafia e per cui qualche anno dopo sarebbe stato ucciso. In questo clima di intimidazione e violenza raccontiamo una vicenda tragica ma dai contorni decisamente grotteschi. Il boss catanese Nino Puglisi “a Savasta” subisce un agguato a cui riesce miracolosamente a sfuggire. I dettagli di quella vicenda sono descritti dai suoi killer durante il processo in cui vengono ricostruiti i fatti. Ma nel racconto dei protagonisti emerge un cliché lontano da ciò che solitamente i mafiosi mostrano...
«Senza dubbio vi sono ben poche pagine d’architettura più belle di questa facciata dove, una parte dopo l’altra, e tutte insieme, i tre portali gotici incavati, la fascia ricamata e dentellata delle ventotto nicchie regali, l’immenso rosone centrale fiancheggiato dalle due finestre laterali come il prete dal diacono e dal suddiacono, l’alta e fragile loggia di arcate a trifoglio, che regge una pesante piattaforma sulle colonnine lievi, e infine le due scure e massicce torri con i loro tetti di ardesia, parti armoniose di un magnifico insieme, sovrapposte in cinque piani giganteschi, si spiegano allo sguardo, in folla ma senza tumulto, con gli innumerevoli loro particolari di statuaria, di scultura e di cesellatura, potentemente armonizzate alla tranquilla grandiosità dell’insieme, vasta sinfonia in pietra, per così dire, opera colossale di un uomo e di un popolo.»Victor Hugo Notre-Dame de Paris - traduzione di Luigi Galeazzo Tenconi 2010