28 aprile 2010

Il gusto dell'ingorda vita

L’illusione, la sfuggenza, l’ingordigia della vita e il gusto che essa ha, sempre diverso e mutevole, più delle volte amaricante, è stato un tema predominante delle lettere. Ma il teatro, il teatro si è sovente mosso - con tutte le sue possibili messinscene - a dar forza visiva e tono a quest’aspetto.

Ora, un nome è d’obbligo: Pirandello: colui che ha fatto di questo tema una leva con cui sollevare il marasma inquieto delle profondità d’animo e del mal di vivere.

Epperò, quale voce e corpo oltre il cosmico Carmelo Bene (con altre opere, s'intende) sono riusciti a dare idea di ciò sopraddetto? Ma Gassman, ovviamente, che con la sua tonante e vittoriosa voce contro il tempo, mise superbamente in scena (forse con non troppo impeto di rovelli, ma con trasbordante eleganza) L’uomo dal fiore in bocca, affrescando il gusto per nulla fresco della vita.

Trasmesso dalla RAI in dicembre del 1970 - atto unico - regia di Maurizio Scaparro.

Un frammento:



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