2 dicembre 2025

L’assedio di Parigi del 1870 nelle parole di Edmond de Goncourt



Il 2 settembre 1870 l’impero francese perse la battaglia di Sedan contro le truppe prussiane del feldmaresciallo von Moltke. Lo choc per i francesi fu duplice, sia per la sconfitta militare che per la cattura dell’Imperatore Napoleone III che venne deposto. Ma questa sconfitta non segnava la completa capitolazione della Francia perché la capitale, seppur senza il suo imperatore, si opponeva ai prussiani. Con la deposizione di Napoleone III infatti, Parigi organizzò un governo repubblicano (la Terza Repubblica Francese) intenzionato a resistere.
Quelli che seguono sono un estratto dei Diari scritti da Edmond de Goncourt da cui si evincono i sentimenti e le sensazioni di quei giorni. Sensazioni che richiamano alla mente le paure e le privazioni della guerra odierna, a Gaza come in Ucraina, che a distanza di più di 155 anni paiono immutate.

martedì 19 settembre

Il cannone tuona per tutta la mattina.
Alle undici sono alla porta del Point-du-Jour. Sotto il ponte della ferrovia, aggrappate agli aggetti della muraglia merlata, che non è ancora finita, arrampicate su mucchi di gesso e di sassi o sulle scale degli operai, alcune donne tendono ansiosamente l'orecchio dalla parte del Pont de Sèvres mentre sotto di loro sfilano i battaglioni della milizia mobile, che vanno a combattere aprendosi a stento un passaggio in mezzo agli ultimi abitanti del suburbio, che entrano in città con le loro carriole cariche, in mezzo al ritorno dei plotoni della guardia nazionale mescolati a bande di fuggitivi.

Il Pont de Sèvres a Parigi si trova nella parte più occidentale della città e collega Boulogne-Billancourt con Sèvres, entrambi comuni posti attorno alla capitale, ma che oggi fanno parte dell’immensa conurbazione. Il ponte di allora era ad archi in muratura, oggi non esiste più perché è stato sostituito da uno ben più anonimo in calcestruzzo.

Disegno del Pont de Sèvres durante l'assedio di Parigi


martedi 27 settembre

Ieri grande animazione contro i macellai sul Boulevard des Italiens. Si vuole che il governo venda direttamente il suo bestiame, senza la mediazione di questi speculatori sulla miseria generale. Davanti al municipio della rue Drouot una donna predica sulla mancanza e sul caro prezzo delle cose più necessarie. Accusa i droghieri di nascondere parte degli approvvigionamenti per raddoppiarne il prezzo nel giro di otto giorni. Finisce con voce incollerita, dicendo che il popolo non ha soldi per fare provviste, che ha bisogno di comperare giorno per giorno e che sempre immancabilmente, tutto va in modo che a soffrirne sono i poveri, mentre i ricchi sono risparmiati.

L’aumento dei prezzi durante un assedio è un fatto inevitabile decretando proteste e disperazione. Presso il famoso Boulevard des Italiens c’era allora l’altrettanto famoso Café Tortoni, ritrovo di intellettuali e personalità dell’epoca. Il municipio della rue Drouot esiste a tutt’oggi come Mairie du 9e arrondissement de Paris o semplicemente come Hôtel d’Augny.
 
Una macelleria a Parigi

venerdì 30 settembre

Mi sveglia il cannone. Un'aurora infiammata si alza in mezzo a una nebbia lattiginosa, che bagna alberi grigi. In lontananza il ringhio sordo dei mortai, lo scoppio dirompente degli obici, il crepitio continuo delle fucilate. 
 

lunedì 10 ottobre

Questa mattina vado a prendere una tessera per il razionamento della carne. Mi sembra di vedere una delle code della grande Rivoluzione, che mi descriveva la mia povera e vecchia cugina Cornélie. In attesa c'è gente di ogni tipo: vecchie cenciose, guardie nazionali con il chepi in testa, borghesucci, stivati tutti in questi locali improvvisati, in queste stanze con le pareti calcinate, dove intorno a una tavola potete riconoscere, onnipotenti nelle loro uniformi di ufficiali della Guardia Nazionale e arbitri supremi del nutrimento della città, tutti i vostri fornitori poco onesti.

Da queste parole si evince come la tessera per il razionamento fosse già presente, seppur durante la seconda guerra mondiale fosse divenuta molto più generica.


giovedi 20 ottobre

Il Mercato Centrale offre uno spettacolo curioso. Sui banchi, dove si vendeva il pesce fresco, c'è la carne di cavallo; al posto del burro si smercia del grasso di bue o di cavallo, simile a grossi pezzi di sapone bianco. Ma l'animazione e il movimento sono nel mercato dei legumi, che i saccheggi della campagna rendono ancora ricco. C'è affollamento intorno ai banchetti carichi di cavoli, di sedani, di broccoli, che le donne si strappano di mano e portano a casa dentro grandi fazzoletti. In questo baccano di offerte, di parole, di scherzi, di ingiurie, spiccano, improvvisi e rumorosi, i profondi sospiri delle venditrici — Ohimè! Mio Dio! — vedendo passare la bara di un franco tiratore tra le cortine aperte di una barella, che lo riporta a casa.

domenica 23 ottobre

Sotto il cielo scuro, e nell'economia di gas, la Senna scorre con un'acqua nera da Flegetonte. Il buio di questa città di cui, a dieci leghe di distanza, riconoscevo la posizione grazie al riverbero del cielo che le serviva da soffitto, di questa città che aveva notti luminose quasi come i giorni per lo sfavillio dei negozi, dei caffè, delle migliaia di lampioni - questo buio, queste tenebre del tutto nuove cambiano Parigi, imprimono, anche sui quartieri più moderni, un'aria di vecchiezza, li riportano indietro, sembrano affondarli nel passato. Si vaga in mezzo a pietre oscure e irriconoscibili, stupiti e anche un po’ preoccupati della propria direzione.


 

In questo caso l’autore ci descrive come la città che un tempo sfavillava di luci a gas, perché l’elettricità non era ancora arrivata cui verrà affibbiato il nome di ville lumière.

Rappresentazione della linea di fuoco a Parigi durante l'assedio


giovedì 10 novembre

È un fenomeno generale: tutti quelli che vedo in questo momento hanno un bisogno pressante di tranquillità, di riposo spirituale, di fuggire da Parigi. Tutti dicono: «Appena passata la burrasca, parto». E indicano un angolo della Francia, un posto impreciso di campagna dove, lontano da Parigi e da ogni occasione di ricordarla, potranno trascorrere un po' di tempo senza più pensare, né riflettere, né rammentarsi di nulla.

Queste parole fanno riflettere sulla pressione psicologia provata dai parigini allora come oggi. La continua attenzione, il senso di insicurezza che pervade le vite in ogni momento induce a cercare il desiderio di tranquillità, di riposo e di distacco dagli orrori della guerra.

giovedì 8 dicembre

Inizia la fame, e la carestia è all'orizzonte. Le parigine eleganti cominciano a trasformare i loro stanzini di toeletta in pollai. Si calcola, si fa di conto e ci si chiede se con tutti i rifiuti, i ritagli e gli scarti ci sarà ancora qualcosa da mangiare tra quindici giorni.
E non è soltanto il cibo, è anche l'illuminazione che sta per venir meno. L'olio combustibile è cresciuto di prezzo, le candele sono alla fine. E, peggio ancora, con il freddo che c’è, si è vicinissimi al momento in cui non ci sarà più carbon fossile, né cock, né legna. Siamo alle soglie della carestia, del gelo, della notte: e il futuro sembra promettere sofferenze ed orrori che non si erano mai visti in alcun assedio.

Vignetta satirica di un uomo che mangia un gatto

La sensazione della morsa per la carenza di qualsiasi bene di necessità fa montare il senso di inquietudine. Il timore di terminare il cibo e il riscaldamento durante un inverno rigido come quello parigino procurava legittimi dubbi.


venerdì 16 dicembre

Essere presi da un amore stupido per degli arbusti, passare delle ore a togliere con un potatoio i ramicelli morti di vecchie edere, a sarchiare le piantine di viole, preparando loro il terreno e concimandolo, tutto questo quando i cannoni Krupp minacciano di distruggere la mia casa e il mio giardino: che sciocchezza! Il dolore mi ha istupidito, mi ha portato le manie di un vecchio negoziante in ritiro. Temo che nella mia pelle di scrittore non ci sia più che un giardiniere.


In queste parole c’è tuto il desiderio di normalità, di voglia di una serenità da ritrovare in un gesto semplice da giardiniere, seppur i cannoni che colpivano a casaccio quartieri e abitazioni potrebbero rendere assurde quelle attenzioni.

sabato 7 gennaio

Le sofferenze di Parigi durante l'assedio? Per due mesi uno scherzo. Al terzo, lo scherzo è diventato privazione. Oggi non si ride più e si precipita verso la carestia o almeno, per il momento, verso una gastrite generale. La porzione di cavallo che pesa 33 grammi, comprese le ossa, e deve servire a due persone per tre giorni, è appena sufficiente per la colazione di un uomo che mangi normalmente. I prezzi dei polli, delle torte decenti sono inabbordabili. In mancanza di carne è impossibile rifarsi con i legumi. Una rapa piccola costa otto soldi e un chilo di cipolle sette franchi. Di burro non se ne parla più e anche il grasso, che non sia sego di candela o morchia per le ruote, è scomparso. Infine per quanto riguarda i due prodotti alimentari, il formaggio e le patate, su cui si basa la vita e il nutrimento delle popolazioni nei momenti difficili, il formaggio è solo un ricordo e, per ottenere delle patate a 20 franchi lo staio, bisogna avere delle raccomandazioni. Caffè, vino e pane sono il nutrimento della maggior parte dei parigini.

Stasera, alla stazione, vado a fare il biglietto per Auteuil; allo sportello mi rispondono che il treno, a partire da oggi, si ferma a Passy. Auteuil non fa più parte di Parigi.

Non c’è molto da commentare in questo racconto così lucido, salvo aggiungere che a un certo punto la fame indusse i parigini a cercare cibo ovunque. Non solo i cavalli, ma persino gli animali dello zoo e al termine di ciò qualcuno cominciò a cacciare persino i topi!

Vignetta satirica del Chiarivari intitolata "Coda per la carne di topo"

Il quartiere di Auteuil si trova a non più di due chilometri dal Trocadéro e dalla spianata da cui oggi si ammira la Torre Eiffel. Pertanto la linea del fronte sfiorava il centro di Parigi!

giovedì 26 gennaio

I cannoni si avvicinano. Sembrano venute alla luce nuove batterie. Scoppiano degli obici ogni minuto lungo la ferrovia, e la nostra strada è attraversata da gente che cammina carponi.
In tutti si vede quel doloroso processo spirituale che porta all'idea avvilente della resa. Tuttavia uomini e donne hanno ancora energie per resistere. Si parlava di poverette che stamattina, in coda davanti ai fornai, gridavano: «Diminuite pure le nostre razioni, siamo pronte a tutto: meno che alla capitolazione!».
Per le strade ci sono folle che avanzano come greggi tumultuose.

Per quanto lo spirito di alcuni francesi non riuscisse a accettare l’approssimarsi della capitolazione, dopo 4 giorni giunge la notizia che sconvolge la Francia.

lunedì 30 gennaio

In un giornale dove si annuncia la capitolazione, leggo che il re Guglielmo si è istallato in veste di imperatore di Germania, a Versailles, nella Galleria degli Specchi, in barba alla statua di Luigi XIV che c'è nel cortile. È davvero la fine della grandezza francese.


La capitolazione della Francia avvenne con uno smacco incredibile. Il re Guglielmo I di Prussia venne nominato imperatore tedesco nella Galleria degli Specchi della Reggia di Versailles. Laddove per secoli si era esercitato il potere su mezza Europa con i vari re e con Napoleone Bonaparte. La Francia quel giorno perse la sua grandezza. Tuttavia quel risultato non piacque alla popolazione della capitale che insorse proclamando l’avvento della Comune di Parigi che per tre mesi regnerà sulla capitale prima di soccombere in un immane massacro, ma questa è un’altra storia.


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