12 dicembre 2017

Sulla “eclissi” degli intellettuali in Italia. Due opinioni

Antonio Di Grado Luigi Prestinenza Puglisi
Antonio di Grado Luigi Prestinenza Puglisi

L
'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.  Leo Longanesi
Si sa, gli scrittori acuti hanno un aforisma "cattivo" per qualsiasi categoria. Non fa eccezione quella degli intellettuali e non fa eccezione - e come potrebbe - Leo Longanesi, uno che di sé diceva: «giudico tutto dall'abito... ho il coraggio di essere superficiale»; così come Miguel de Unamuno: «Il mondo intellettuale si divide in due categorie: da una parte ci sono i dilettanti, dall'altra i pedanti» e George Bernanos:«L'intellettuale è così spesso un imbecille che dobbiamo considerarlo tale fino a prova contraria».
La sterilità degli intellettuali rappresentata in La dolce vita e , dell'anti-intellettuale Fellini, i testi che Luciano Bianciardi aveva fatto pubblicare nel 1967 sul rotocalco «ABC», e pubblicati in forma di libro recentemente col titolo: Non leggete i libri, fateveli raccontare, e con l'eloquente sottotitolo: Sei lezioni per diventare un intellettuale, dedicate in particolare ai giovani privi di talento. Sarà forse una sindrome tutta italiana, dunque, quella "passatofilia" - se è possibile estorcere al vocabolario questa forzatura terminologica - che ci fa vedere il presente come il peggiore dei tempi possibili, ma non credo che quelli che stiamo vivendo verranno ricordati come quelli che ci hanno preceduto.

6 dicembre 2017

Made in Italy (1965) di Nanni Loy

Made in Italy, Nanni Loy

Un film di cui, forse si parla poco ma che mantiene tutta la forza e la potente capacità di descrivere pregi e difetti degli italiani. Nanni Loy nel 1965 gira un film a più episodi, con cui può abbracciare tutti i temi dell'italianità: Usi e costumi, Le donne, Il lavoro, Lo Stato, la Chiesa e il cittadino, La famiglia. Di ogni aspetto non trascura i comportamenti di ogni parte d'Italia. 

2 dicembre 2017

«Morire, come ogni altra cosa, è un'arte». Due scomparse indecenti e una morte ambiziosa

Giuseppe Tomasi di Lampedusa Gesualdo Bufalino Rino Gaetano
Giuseppe Tomasi
di Lampedusa
Gesualdo Bufalino
Rino Gaetano

Mi applicai, per puro amore della materia e dei suoi effimeri portatori, alla elaborazione di malattie che fossero rispetto alla morte aditi e corridoi, atrii, anticamere fastose, vestiboli; coltivai la mira di fare del morire grazie ad opportuni affanni del corpo un itinerario interminabile e sacro […].
Giorgio Manganelli

In uno dei più geniali testi di Giorgio Manganelli, Discorso sull’invenzione di una patologia universale, l’anonimo, narcisista scrivente loda le malattie, i malanni, le infermità, i morbi ed ogni genere di malesseri da lui ideati «non allo scopo di incrementare la morte, che non ha senso, essendo ormai chiaro che ogni malattia ha con la morte un rapporto stilistico, o urbanistico, ma solo per decorare il percorso, talora per abbreviarlo, ma non per condurre direttamente al risultato»; un elogio estetico non della morte – «la più generosa di tutte le puttane» – ma del percorso che ad essa conduce, dell’atto del morire e non della morte stessa.


27 novembre 2017

Tra arte e astronomia: le stelle di Van Gogh

Notte stellata sul Rodano van gogh


«...guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina. Perché, mi chiedo, i puntini luminosi del cielo non possono essere accessibili come quelli sulla cartina della Francia?» con queste parole Vincent Van Gogh si rivolgeva al fratello Theo in una delle lettere; i “puntini luminosi” che il pittore vorrebbe ancor più accessibili, sono il trait d’union tra il passato e il presente, tra i desideri di un artista e un’affascinante ricerca scientifica…


20 novembre 2017

La Sicilia vista da Ferdinando Scianna e Peppino Tornatore (passando per Dolce e Gabbana)


Monica Bellucci, Ferdinando Scianna

La carriera fotografica di Ferdinando Scianna (1943) inizia nella sua Bagheria quando, appena ventenne, allestisce la prima mostra. Il tema da cui prende spunto sono le feste popolari siciliane, un argomento a cui s’ispirerà anche successivamente. Da quel momento la sua professione lo porta spesso in giro per il mondo, ma di frequente torna a lavorare nella sua terra, di cui diviene, per mezzo delle immagini, un cantore tanto da collaborare con molti noti personaggi locali e pubblicare diversi libri ad essa legati. Caso vuole che a quella prima mostra del 1963, tenuta nel circolo culturale di Bagheria, intervenga anche il già celebre scrittore Leonardo Sciascia. Quell’occasione diviene spunto per una relazione che porta l'intellettuale agrigentino di Racalmuto a scrivere i testi del primo libro del fotografo, Feste religiose in Sicilia (1965).