Giacomo Leopardi, poeta del pessimismo. Un
consolidato filone di esegesi letteraria, per decenni, ci ha presentato il
poeta di Recanati – che in realtà, a ben analizzare, prima di essere un poeta è
un filosofo – come un autore dalla marcata inclinazione pessimistica. Se
dovessimo dare una rapida definizione di “pessimismo”, sicuramente diremmo, di
primo acchito, che il pessimista è colui che “vede tutto nero”, che ha una
percezione peggiorata e drammatica della realtà che vive e che lo circonda. La
nostra riflessione di oggi si attesta su una domanda: con quali occhi
Giacomo Leopardi osservò la vita? La rigorosa categorizzazione letteraria –
che ha l’amaro sapore della tragedia annunciata – con la quale la poetica dello
scrittore è stata imprigionata ed etichettata in “pessimismo storico”,
“pessimismo cosmico” e “pessimismo eroico”, può essere considerata valida?
Oppure, alla luce di un’attenta lettura delle sue opere, andrebbe de-costruita?