Se ne stava lì nell'ombra dell'aula del tribunale, la faccia come una pellicola strappata, stravolta dalla voglia e dalla fame di organi larvali che brulicano nell'incerta carne ectoplasmatica del tossico (dieci giorni al fresco all'epoca della Prima Udienza), carne che svanisce al primo tocco silenzioso della droga.
Frammenti di ricordi, di resoconti deformati dalle droghe, di personaggi immaginari e sfuggenti, si condensano nelle pagine senza perno di questo romanzo-cronaca delle allucinazioni di uno scrittore americano che, nelle droghe, ha cercato il senso della sua esistenza. Un senso che però non ha gravità alcuna (sebbene la "normalità" non ne abbia allo stesso modo; ma questo è un altro problema...), che precipita verso i baratri dell'assurdità, dell'apatia, dell'autodistruzione.