Non, come credono i più, con il piacere vergognoso e disonesto, pieno di lusinghe, della sensualità, ma con una certa tranquillità interiore dell'anima, per la quale essa rimane serena nelle circostanze felici e in quelle avverse, paga dei propri beni, senza alcun rimorso di peccato che possa tormentarla.
Al chiaro del lumicino della solitudine, il filosofo francese, in un sogno (artificio tipicamente medievale), è chiamato a giudice da tre personaggi, differenti e apparentemente molto lontani tra loro, per considerare la superiorità di una o di un'altra religione. Questi personaggi, come recita il titolo, sono un filosofo pagano, il quale non riconosce alcuna rivelazione scritta; un giudeo, di cui si apprezza la chiusura e la cocciutaggine; e un cristiano, dietro cui si vela lo stesso Abelardo. Siamo ben lontani dalla presenza tra essi di uno scettico autentico, e meno che mai di un ateo; tutti e tre, infatti, credono e venerano un unico Dio. Ciò non toglie originalità al libro.