2 dicembre 2021

Giovanni Fattori, un artista senza macchia



Il Fattori fu tra i primi a darsi alla ricerca del tono, per impadronirsi della macchia ma solo di quel tanto che gli importava, poiché non si ordinò precisamente sulle basi tecniche assolute della forma-colore, in quanto nelle sue opere il disegno traccia i contorni e innerva sempre atteggiamenti suggestivi.
Mario Borgiotti, critico

Giovanni Fattori, nato a Livorno il 06 settembre 1825, in una famiglia di modeste condizioni economiche, venne definito dalla critica malevola del suo tempo un ingegno incolto per la totale assenza, all’interno della sua pittura, di teorie estetiche, filosofie o intellettualismi di sorta, ma non se ne preoccupò affatto anzi, con estremo candore, disse spesso di sé (rincarando la dose): “Io per conto mio, tolto il sapere scrivere un pochino, ero perfettamente ignorante e mi sono, grazie a Dio, conservato…” 

29 novembre 2021

Fermare Pechino. Una sfida per l'Occidente

Il giornalista Federico Rampini è sempre molto puntuale ma soprattutto molto concreto nei suoi interventi. In questa conferenza del Festival Filosofia tenutosi a Modena nel settembre 2021 parla del suo libro raccontando le differenze politiche e culturali tra Oriente e Occidente. 

22 novembre 2021

"La Pescatora" di Lucia Loré: «Te paro una fimmina come tutte le autre?»


LA PESCATORA

Candidato a Miglior Corto al Tallinn Black Nights Film Festival, La Pescatora, fiaba cruda e sincera di Lucia Loré, canta del coraggio di Lea e della sua lotta quotidiana contro una realtà sempre più misogina e violenta

18 novembre 2021

Giovanni Pascoli e i suoi “doppi”: l'epilogo del pater-puer

Primo dicembre 1907: “Il Marzocco” pubblica il Diario autunnale. Il ticchettio del tempo incombe, come la fine ansiosa di un’estate, sul poeta prostrato dalla vita e dall’alcol, unico antidoto alla tristezza di un’anima triste. Come le caotiche facce di un cubo di Rubik, gli anni si confondono lungo una cortina di vaghezza e di ricordi, sempre sotto l’incontrastato dominio della figura paterna, immobile, attonita sotto il cielo stellato e piangente di San Lorenzo. È tornato, per l’ultima volta, lungo i sentieri della memoria. È a casa. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre 1907, Giovannino vuole levarsi il capriccio. Decide di passare la notte nella vecchia tenuta dei Torlonia, lì dove tutto ebbe inizio, l’incipit della fine, adesso che troppe cose sono successe. Il puer, che in quei luoghi ha smesso di essere bambino, indugia sulla porta e, nell’indefinibile incalzare dell’oscurità, tra immobilità e reazione, rivede il suo nido. 

13 novembre 2021

Il nostro meglio

Perché sei rimasto? Che cosa ancora ti trattiene?
E potevo dirgli la cosa assurda? Potevo dirgli:
ritrovare uno solo di quei giorni intatto com’era.
Ritrovare […] me stesso al punto di partenza,
e rimettere tutto a posto da quel punto.
Raffaele La Capria, Ferito a morte

Amoresano e Maria Rosaria sono seduti sul letto, nella stanza di lei, e l’unica luce proviene dallo schermo del computer che proietta un film. Il protagonista del film dice che, per diventare disperati come lui, basta trascorrere un’infanzia felice, e all’improvviso nella stanza di Maria Rosaria l’atmosfera cambia, si fa cupa, pesante. Non se lo dicono, perché non ce n’è alcun bisogno, ma Amoresano e Maria Rosaria sanno che si sta parlando di loro, della loro vita, della lacerante impossibilità di essere felici nel presente.