22 luglio 2025

"Donna con pappagallo" ovvero una stroncatura al realismo di Courbet

Nella seconda metà dell’Ottocento, le opere d’arte venivano valutate secondo criteri accademici piuttosto rigidi impedendo agli artisti di allontanarsi troppo dalle regole. Questo eccesso di conformismo era mal sopportato da alcuni artisti, che nel tempo avevano provato a forzare il verdetto dei giudici del Salon Officiel, la famosa esposizione annuale parigina, venendo spesso esclusi anche per piccole libertà esecutive. I criteri di valutazione si basavano su: la qualità del disegno, l'accostamento dei colori, la composizione e la disposizione degli oggetti nello spazio. Giornali e riviste dell'epoca, ma soprattutto critici e intellettuali erano i cani da guardia di questa impalcatura che non aveva remore per nessuno. Sono note a tutti le vicende degli impressionisti, o gli sberleffi a dipinti divenuti celebri come l'Olympia di Édouard Manet. Ma oltre a essi c'era anche un altro pittore, oggi meno noto dei primi, che subiva lo stesso trattamento: stiamo parlando di Gustave Courbet

14 luglio 2025

AI: tra aspettative, illusioni e logorio digitale

L’intelligenza artificiale è entrata nel nostro quotidiano senza preavviso, come una presenza familiare ma non ancora decifrata. Ne parliamo molto, la usiamo sempre più spesso, ma raramente ci fermiamo a pensare cosa essa stia modificando davvero: nella scrittura, nel lavoro, nel modo di pensare. Questa riflessione prova a interrogare l’AI non come tecnologia, ma come sintomo culturale – come specchio del nostro tempo, e insieme come occasione di ripensarlo.

10 luglio 2025

Leopardi e Beethoven: leggere la Ginestra attraverso la Nona

Musica e letteratura hanno un forte legame, indissolubile. Sono arti che si richiamano spesso; l’una influenza l’altra; si accompagnano creando un’unità sublime e commovente.

Ci sono stati artisti che hanno aperto l’Ottocento, il secolo di una nuova sensibilità, furiosa e solipsistica, ma pochi sono riusciti a definirlo e a influenzare le produzioni artistiche successive. Tra questi pochi eletti, o geni, compaiono due nomi di nazionalità diverse, Giacomo Leopardi e Ludwig van Beethoven. L’uno italiano, l’altro tedesco. Se si vuole giocare con la fantasia e l’immaginazione, strumenti questi di cui si nutrono le arti, si possono figurare i versi delle ultime tre liriche, scritte nel periodo del suo soggiorno napoletano, danzare assieme ai quattro movimenti che compongono l’ultima sinfonia scritta da Beethoven, la Nona. Proseguendo sempre in questo gioco fantastico e bizzarro, si noterà la perfetta armonia che nasce dall’unione degli ultimi palpiti dei due titanici artisti prossimi alla morte.

6 luglio 2025

La fotografia di Julia Margaret Cameron

La fotografia è l’arte del racconto di un istante, di un presente che diventa passato, ricordo, testimonianza. Gli scatti ricostruiscono la storia di ieri nel domani e mostrano al mondo realtà lontane nello spazio e nel tempo, ma sono capaci anche semplicemente di diffondere pura bellezza. Immergersi nell’opera di un artista della fotografia e seguirne la ricerca significa analizzarne lo sguardo, le sensibilità, il punto di vista. Tra le fotografe del passato maggiormente meritevoli di attenzione, vi è, senza dubbio, Julia Margaret Cameron.

2 luglio 2025

La dipendenza come metafora di vita: un confronto tra “La scimmia sulla schiena“ di Burroughs e "Scimmia" di Finardi

Nella letteratura e nella musica, pochi simboli risultano tanto potenti quanto quello della “scimmia sulla spalla”, figura sfuggente, vischiosa, ineluttabile. È un’immagine che non si limita a rappresentare la dipendenza come condizione fisica, ma la trasfigura in stato dell’anima. In Junkie (in italiano La scimmia sulla schiena), William S. Burroughs ne fa il fulcro narrativo del suo memoir brutale e lucido sulla tossicodipendenza. Decenni dopo, in un’Italia molto diversa dall’America marginale degli anni Cinquanta, Eugenio Finardi ne raccoglie l’eco nella sua canzone La scimmia, usandola per raccontare la stessa lotta interiore, con la rabbia poetica di chi ha conosciuto il demone dell’eroina, ma ha anche intravisto una via di riscatto. Due linguaggi, due culture, un unico nodo oscuro: la scimmia sulla spalla.