In questa pellicola grottesca del 1932 il regista danese mette in scena l’eterna lotta tra la ragione e il male che si nasconde nell’animo umano.
In questa pellicola grottesca del 1932 il regista danese mette in scena l’eterna lotta tra la ragione e il male che si nasconde nell’animo umano.
C’è un paradosso che attraversa la nostra epoca: non è che stiamo diventando più ignoranti, è che non sappiamo più distinguere quando lo siamo. L’informazione non manca, anzi: scorre in abbondanza, sotto forma di testi ben scritti, fluidi, rassicuranti. Il punto è che questa abbondanza produce un effetto ottico: confonde il sembrare con l’essere, la forma con la sostanza.
C’è un filo rosso che unisce una grande quantità di opere; il leitmotiv. Il termine è di origine tedesca è composto da leiten che significa guidare o condurre e motiv ovvero "motivo" o "tema" e vuol dire letteralmente “filo conduttore” o “motivo conduttore”, un elemento che guida, orienta, che attraversa. Non si tratta solo di una ricorrenza, ma di una direzione, una trama invisibile che accompagna il corso dell’opera tenendo insieme le parti, come dei fili che cuciono un tessuto complesso e vivo. Trova la sua genesi nella musica romantica di fine ottocento, specialmente nelle opere di Richard Wagner, dove diventa una tecnica narrativa musicale: una breve melodia o frase musicale associata ad un personaggio, a un’emozione un concetto che ritorna nel tempo, modificandosi e trasformandosi con l’evolversi delle emozioni e dei sentimenti. Celebre è la Cavalcata delle valchirie, un motivo potente, riconoscibile che si innesta come firma sonora carica di significato.