Nel crescente dibattito sull'Intelligenza Artificiale, e in particolare sui modelli generativi linguistici, si fa largo l'impressione che la posta in gioco sia ormai molto più ampia della mera innovazione tecnologica. L'Intelligenza Artificiale Generativa (AIG) non solo modifica il perimetro delle competenze umane, ma si insinua nei territori simbolici, culturali e spirituali che tradizionalmente definiscono l'umano. La polarizzazione tra tecnofili e tecnofobi, tra utopisti e catastrofisti, ha spesso oscurato il cuore del problema: quale intelligenza stiamo costruendo e quale idea di intelligenza stiamo dissolvendo? Questo articolo propone una lettura critica dell'AIG come artefatto cognitivo, attraverso un duplice prisma: da un lato, il quadro teorico pluralista delineato nel NSF Workshop Report on Intelligent Behaviors (2025); dall'altro, la visione antropologica e spirituale emersa dal recente magistero pontificio, in particolare nei documenti Antiqua et nova e nei discorsi tenuti da Papa Francesco e Papa Leone XIV tra il 2024 e il 2025.