Paul Celan | Martin Heidegger |
Della poesia del Novecento tratto saliente sono gli eventi terribili che segneranno la letteratura del XX secolo. Il male delle due guerre e di una politica che tenta di trovare il suo centro ideale tra dittature e comunismi è lo stesso male che culmina nei pogrom degli ebrei, quelli marchiati dal nome della città tedesca Auschwitz. In Germania, in Italia e in altri paesi, la questione del male, che richiama anche il filosofo Kant, resta taciuta fino a quando la parola di alcune vittime operare un'azione purificatrice e liberatoria del male subito dagli altri. Tra coloro che richiamarono alla memoria l'ombra silenziosa della morte, ricordiamo Primo Levi in Italia e Paul Celan la cui identificazione geografica e culturale appare particolare e paradigmatica. Celan è rumeno ma grazie alla madre approfondisce la lingua e la cultura tedesca, scrivendo così più tardi in pura lingua tedesca. Celan è un rumeno che scrive in tedesco ma, e qui sta l'eccezionalità della sua natura, Celan è anche ebreo, un ebreo che scriverà in tedesco il canto della morte, grido silente degli orrori dei campi di concentramento. Una delle sue poesie più drammatiche e asciutte nel risultato linguistico che ne consegue, è Welchen der Steine du hebst (Qualunque pietra tu alzi).