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23 novembre 2020

Norma grammaticale e identità di popolo: ci sentiamo davvero “italiani”?

La nostra storia sembra insegnarcelo: ogni qual volta si avverte l’esigenza di regolare l’uso di una lingua secondo una norma ben precisa, si verifica contemporaneamente una crisi identitaria dei parlanti. 

A ben vedere è anche logicamente comprensibile: si regola sempre “dall’esterno” ciò che “già a posto” non è. La sempre crescente tolleranza nei confronti dell’errore grammaticale nonché la aperta affermazione (lo si intenda: da parte del cittadino medio, digiuno da studi di linguistica) del valore dei dialetti locali quali varianti della lingua nazionale è, dunque, da intendersi come segnale di una acquisita piena italianità oppure le “divisioni interne” , sulla bocca di molti in questo momento storico delicato, sono ancora forti e si è semplicemente cambiato punto di riferimento per definire l’identità di popolo? 

22 novembre 2020

Intervista a Ginevra Roberta Cardinaletti autrice del libro "Il sorriso è dei forti"

Ginevra Roberta Cardinaletti

In un periodo di difficoltà e di ansia come quello che stiamo vivendo, sorridere sembra essere diventato un lusso. Per Ginevra Roberta Cardinaletti, invece, è l'unica (o quasi) forza a cui aggrapparsi. Proprio come recita il titolo del suo nuovo libro, Il Sorriso è dei Forti (Edizioni Aloha). Autrice che negli ultimi anni, con le sue precedenti opere letterarie (Il Peggio è Passato e gli ho Sorriso, Undici Donne e Ci Vediamo Fuori Luogo) ci ha abituato ad uno stile frizzante, fresco, romantico, ma al tempo stesso profondo e ricco di personale introspettiva. Come personale è Il Sorriso è dei Forti, un tuffo nel mondo di Ginevra Roberta Cardinaletti, dove i protagonisti sono le tante persone che incontrate nel suo percorso e che tanto l'hanno arricchita in termini di sentimenti ed esperienze umane. Un nuovo capitolo nell'attività letteraria di Ginevra Roberta Cardinaletti, un volume pronto ad affascinare e, perché no, a strappare un sorriso. Ma sentiamo cosa ci ha raccontato di se stessa, e del suo più recente lavoro, la brava Ginevra Roberta Cardinaletti...


6 novembre 2020

La figura della grande madre nel monoteismo Cristiano

Mi sono sempre considerato un cattolico credente, anche se la mia fede non è mai stata acritica. Amo approfondire le radici storiche e i collegamenti culturali della religione che pratico. Del cristianesimo, nella sua specializzazione cattolica, ci sono delle costruzioni teoriche che mi hanno spesso dato un senso di forzatura rispetto a un’interpretazione letterale del Vangelo. 
Per scherzo, dopo qualcuna delle nostre solite discussioni su questo argomento, mia madre mi apostrofava dicendo che avrei dovuto convertirmi alla fede protestante. Tuttavia, per me questi approfondimenti e queste ricerche non si sono mai caricate di un carattere polemico, ma solo di una curiosità proveniente dal cuore, di quel genere che “ti fanno cercare la verità e ti danno la voglia di cercarla ancora dopo averla trovata”.

15 ottobre 2020

Un giallo in versi: indagini del commissario Magrelli

Il commissario Magrelli

Con questi versi Valerio Magrelli (Roma, 1957) apre la sua «piccola ma nutrita enciclopedia del reato» come lo stesso commissario la definisce nella quarta di copertina, opera che nasce da una profonda insofferenza verso la recente “giallizzazione” della letteratura contemporanea. 


6 ottobre 2020

Invito al viaggio: da Dante a Over the garden wall

Dante e Virgilio

Osservazioni (semi) serie sul II canto dell’Inferno e sulla miniserie animata Over the garden wall 

«Ma la modernità di Dante?», questo si domanda Carlo Verdone nel film Gallo cedrone; infatti non esiste autore più moderno di Dante Alighieri: le sue opere, in primis la Commedia, hanno ancora molto da insegnarci. La letteratura non ha età: i tormenti dell’animo umano non mutano, i sentimenti e le emozioni non cambiano aspetto nell’avvicendarsi dei secoli. Ecco perché, ad esempio, testi come il II secondo canto dell’Inferno possono descrivere alla perfezione un nostro stato d’animo, come se ci fossimo confidati con l’autore e questi avesse deciso di mettere tutto per iscritto! 

Quanti nel corso della propria vita hanno dovuto affrontare un viaggio importante? Quanti invece sono in procinto di lasciare la propria terra, la propria zona di comfort, per dirigersi verso una nuova, distante mèta? Qual è l’emozione predominante? Sicuramente la paura ed il dubbio

Nulla di allarmante, anche Dante provò questi stessi tormenti


10 febbraio 2020

Il primo vero amore di D’Annunzio: Giselda Zucconi

D'annunzio
D’Annunzio in un'incisione di Ephraim Moses Lilien

Girando tra i mercatini di libri vecchi mi imbatto in un volume di Ugo Ojetti dal titolo Cose viste edito nel 19281. Il libro copre il triennio 1926-1928 e fa parte di una serie di sette volumi dove Ojetti (1871-1946) aveva raccolto gli articoli scritti per il Corriere della Sera nell’arco di 15 anni, dal 1923 al 1939. Oggi Ojetti è praticamente dimenticato anche per il suo passato di fascista e l’adesione alla Repubblica Sociale Italiana (Gramsci scrisse di lui che “la codardia intellettuale dell’uomo supera ogni misura normale”) ma Indro Montanelli in un articolo del 2000 ne ha rivalutato le qualità di giornalista e scrittore2.

14 ottobre 2019

Re biblico, gigante dantesco: Nembròt

Gustave Doré
Nembròt, Fialte e Anteo
Leggendo l’Inferno, tra i molti incontri che Dante fa lungo il cammino, due probabilmente vengono ricordati in modo particolare; due personaggi che pronunciano un’unica frase in apparenza incomprensibile e priva di significato. Il primo di essi è Pluto, figura della mitologia classica, dio greco della ricchezza, il cui celebre grido “Pape Satàn, pape Satàn aleppe!” apre il VII canto. Il secondo è Nembròt, imprigionato nel pozzo dei giganti al canto XXXI e ricorrente nella Commedia, essendo nominato anche nel Purgatorio e nel Paradiso. Egli sarà personaggio centrale per Dante, in quanto si fa portatore di due temi fondamentali per il Poeta, uno etico e l’altro linguistico.

6 giugno 2019

«Parlo con Paul Auster?» «Qui non c’è nessuno che si chiami così.»

Paul Auster


«Parlo con Paul Auster?»«Qui non c’è nessuno che si chiami così.»
Inizia così il nodo gordiano che aggroviglia e impiglia il lettore al racconto di Paul Auster Città di vetro, primo dei tre racconti che compongono Trilogia di New York
Chi alza la cornetta è Daniel Quinn, scrittore di gialli, ma solo per denaro, perché la vena artistica l’ha persa in un incidente che nessuno vuole raccontarci. 
Ha perso anche la moglie e il figlio e questo vuoto sembra essere il primo palazzo di vetro che Quinn abita senza volerlo. 
Lo chiamano nel cuore della notte, vogliono un certo Paul Auster, investigatore. Parte da qui l’impiccio che fa del romanzo, più che una mera prova di metaletteratura, una chiave di lettura della nostra condizione umana. 

1 aprile 2019

Il kali yuga e i suoi effetti descritti da René Guénon

Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi

Abbiamo parlato, in un precedente articolo, della differente interpretazione escatologica del tempo menzionando anche René Guénon, forse uno dei più accesi sostenitori del tradizionalismo e della critica alla società moderna. Molti dei suoi testi si riferiscono proprio agli aspetti insiti nel degrado progressivo della civiltà umana nell’epoca del cosiddetto kali yuga. Guénon ovviamente si riferisce all’interpretazione ciclica induista del tempo (vedi articolo menzionato). Tuttavia ciò che impressiona nel leggere i suoi libri sull’argomento, soprattutto in ciò che è il testo più rappresentativo ossia Il Regno della Quantità e i Segni dei Tempi del 1945. 
Bisogna necessariamente dire che la descrizione delle conseguenze del kali yuga, per quanto possano sembrare una mera interpretazione adatta alla cultura e alla religione induista, se rapportate alla presente situazione politica e sociale dell’Occidente, mostra un’impressionante rispondenza a ciò che avviene a tutt’oggi, ma soprattutto a ciò che si sta schiudendo nel futuro prossimo. 

14 gennaio 2019

Edgar Allan Poe: un uomo che intrise di mistero anche la sua morte

Copertina Il corvo

Nevermore…”, questo sussurrò il Corvo appollaiato nella sua plutonica imponenza al protagonista della poesia più celebre di Edgar Allan Poe, sovrastandolo con plumbea ed incomoda compagnia sol per rispondere ai drammatici interrogativi dell’uomo relitto ad un destino di sofferenza. “Mai più…”, questa invece la traduzione nella lingua italiana del messaggio, sibillino e parenetico, dell’uccello che conduce l’uomo preda di angoscia e dolore verso l’ineludibile consapevolezza dell’irreversibilità di una sorte infausta. 

19 novembre 2018

Tempo lineare e tempo circolare: le ricadute sulla storia umana


Secondo un’interpretazione tipicamente Occidentale la storia, per come la conosciamo, segue un avanzamento progressivo che porta le società verso un aumento del grado di civiltà e di complessità tecnologica. Per quanto lo studio dei popoli ci mostri sempre un apogeo delle civiltà e un’involuzione che sostituisce un dominatore con un altro, l’idea generale sembra comunque essere quella appena enunciata. I fattori che giustificano questa interpretazione sono ovviamente le svariate conquiste del genere umano come le evoluzioni artistiche, giuridiche (l’abolizione della schiavitù e i diritti fondamentali dell’uomo), i progressi della tecnica ma anche del pensiero e della conoscenza in senso generale.

15 maggio 2018

«A escrita é um delírio organizado». António Lobo Antunes e il profumo delle parole

Libri di Lobo Antunes

L’Estado Novo; gli infiltrati della PIDE; la guerra coloniale in Angola; Lisbona vista con gli occhi d’un De Sica lusitano. E ancora, Benfica, povertà spirituali che riempiono monolocali umidi, centrini all’uncinetto, vecchie nonne che parlano solo il galiziano. La rivoluzione del ’74.
Per quale motivo un italiano dovrebbe leggere questo melanconico cantore d’uno dei paesi più poveri e isolati d’Europa? Perché un medico psichiatra dovrebbe lasciare la moglie e il lavoro per dedicarsi esclusivamente e ossessivamente alla scrittura? Perché un passato defunto, che si vorrebbe cancellare, risale come un conato di vomito e torna a inquinare il presente?

27 marzo 2018

"La Fuoriuscita" di Giuseppe Lago

Giuseppe Lago

Che rapporto si instaura tra un terapeuta e una paziente? Quali dinamiche e quali problemi sorgono nel cercare di "liberare" il demone del male interiore? Sono queste alcune delle domande che ci si pone affrontando le tematiche del romanzo La Fuoriuscita. Per provare a dare qualche risposta abbiamo intervistato l'autore.

12 marzo 2018

E’ – dicono – la Regina del Pulp. Ma la sua corona è ereditaria…


Isabella Santacroce

Il mio nome è Starlet. Non so perché i miei mi abbiano chiamato così. Nemmeno loro lo sanno. Non amano le cose facili, già collaudate.
Comunque Starlet mi piace. È insolito, diverso come me. Anche la figlia di Marisa Berenson si chiama Starlet. Mi diverte la faccia che fa certa gente quando sente il mio nome. Se mi chiamassi Laura o Sabrina, nessuno ci farebbe caso.

E’ il biglietto da visita delle protagonista di Fluo, storie di giovani a Riccione. Il romanzo d’esordio di Isabella Santacroce, protagonista che racconta in prima persona la sua vita nell’estate romagnola, in quella Romagna in bilico fra il benessere capitalista e la tolleranza sinistroide.


3 febbraio 2018

Lettera ad Attico

Elogio di tito Pomponio Attico

Durante gli ultimi anni di vita della Repubblica romana uno dei deus ex machina e ago della bilancia nella vita politica di quel tempo fu sicuramente Marco Tullio Cicerone detto anche “il greco” per la sua indole che lo portava a studiare i filosofi greci dell’epoca e non solo. Di Cicerone oltre alle svariate opere politiche e filosofiche ci rimangono una grande porzione di epistole che furono poi suddivise per argomenti: Ad familiares, Ad Marcum Brutum, Ad Quintum fratrem e infine Ad Atticum. Proprio in queste ultime lettere all’amico Attico Cicerone tendeva ad una apertura umana e fragile quasi stesse parlando con se stesso ad esporre i problemi dell’animo umano conseguenza di una società già all’epoca fortemente corrotta. Tito Pomponio Attico fu uno dei migliori amici se non il migliore amico di Cicerone, nasce nel 110 a.C. da un ricco cavaliere romano ma dopo la morte dei genitori fu adottato da uno zio molto facoltoso, si stabili dunque ad Atene dove visse per 30 anni ricevendo le migliaia di lettere del suo amico fraterno. Questa non vuole essere altro che una riproposizione attuale di quelle lettere con cui “il greco” amava parlare prima che con Attico forse anche con se stesso.

28 dicembre 2017

Come Bufalino può cambiare la vita

Ritratto di Bufalino
Ritratto di Bufalino (dal libro In fondo agli occhi. Ritratti siciliani di Arturo Patten - Edizioni di passaggio editore)
Ci sono persone che sconvolgono le altrui esistenze attraverso i dettami del loro stile di vita o la fascinazione della loro arte; proprio come Alain de Botton suggeriva nel titolo di un famoso libro su Proust, così è avvenuto per chi ha avuto il pregio di conoscere Gesualdo Bufalino. Tra coloro cui è toccata questa invidiabile sorte c’è Giovanni Iemulo, comisano, amico dello scrittore e bibliotecario della Fondazione Bufalino. 
A Comiso le persone conoscevano Bufalino come “U prufissuri”, il professore, poiché aveva insegnato per tanti anni presso le scuole superiori. Tutti erano al corrente della sua passione per i libri perché ne “divorava” in grande quantità, mentre altri conoscevano persino l’interesse per la scrittura, avendo regalato ad amici libriccini con alcuni suoi scritti. Nessuno però sapeva che Dino - nome affettuoso con cui gli amici d’infanzia come il pittore Salvatore Fiume lo chiamavano abitualmente - in realtà nascondesse un romanzo che in poco tempo l’avrebbe reso celebre: Diceria dell’untore, vincitore del premio Campiello nel 1981. La vittoria non cambiò soltanto le sorti dello scrittore, ma anche quella della piccola casa editrice di Palermo, la Sellerio, che grazie al fiuto di Elvira Sellerio e Leonardo Sciascia proiettarono la casa editrice verso una diffusione nazionale.


22 dicembre 2017

Il falso mito della modernità di Dante

Dante

La rapidità e la concisione dello stile piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee, così rapidamente succedutesi, che paiono simultanee, e fanno ondeggiar l’anima in una tale abbondanza di pensieri […]. La forza dello stile poetico, che in gran parte è tutt’uno con la rapidità, non è piacevole per altro che per questi effetti, e non consiste in altro.
Italo Calvino - Lezioni Americane
Molto spesso, imbattendosi in un qualsiasi classico della letteratura, ci si chiede quale possa essere la sua attualità il suo essere moderno in relazione ai nostri tempi, la sua capacità di dialogare con noi. Mentre dunque in alcuni casi la risposta viene eclissata per mancanza di argomentazioni,  in altri ci si sforza di trovarla a costo di sfondare il muro della banalità, sembra esattamente questo il caso della Divina Commedia.

18 dicembre 2017

"Il giuramento" di Claudio Fava

Il giuramento, claudio fava

Mario Carrara era uno dei più importanti medici legali italiani, i suoi libri e il suo insegnamento universitario erano stimati anche lontano da Torino, città in cui viveva. Pur essendo intriso delle idee lombrosiane che nei primi anni del ‘900 interpretavano l’aspetto fisico con la predisposizione criminale, non sembrava giudicare attraverso quelle idee il comportamento altrui. Egli amava la scienza e ad essa si atteneva, secondo uno scrupolo che non gli consentiva di prendere mai concrete posizioni politiche. Ma la morsa del fascismo si spandeva e mentre egli come tanti altri si voltava dall’altra parte, il tempo delle scelte era alle porte.

12 dicembre 2017

Sulla “eclissi” degli intellettuali in Italia. Due opinioni

Antonio Di Grado Luigi Prestinenza Puglisi
Antonio di Grado Luigi Prestinenza Puglisi

L
'intellettuale è un signore che fa rilegare i libri che non ha letto.  Leo Longanesi
Si sa, gli scrittori acuti hanno un aforisma "cattivo" per qualsiasi categoria. Non fa eccezione quella degli intellettuali e non fa eccezione - e come potrebbe - Leo Longanesi, uno che di sé diceva: «giudico tutto dall'abito... ho il coraggio di essere superficiale»; così come Miguel de Unamuno: «Il mondo intellettuale si divide in due categorie: da una parte ci sono i dilettanti, dall'altra i pedanti» e George Bernanos:«L'intellettuale è così spesso un imbecille che dobbiamo considerarlo tale fino a prova contraria».
La sterilità degli intellettuali rappresentata in La dolce vita e , dell'anti-intellettuale Fellini, i testi che Luciano Bianciardi aveva fatto pubblicare nel 1967 sul rotocalco «ABC», e pubblicati in forma di libro recentemente col titolo: Non leggete i libri, fateveli raccontare, e con l'eloquente sottotitolo: Sei lezioni per diventare un intellettuale, dedicate in particolare ai giovani privi di talento. Sarà forse una sindrome tutta italiana, dunque, quella "passatofilia" - se è possibile estorcere al vocabolario questa forzatura terminologica - che ci fa vedere il presente come il peggiore dei tempi possibili, ma non credo che quelli che stiamo vivendo verranno ricordati come quelli che ci hanno preceduto.

2 dicembre 2017

«Morire, come ogni altra cosa, è un'arte». Due scomparse indecenti e una morte ambiziosa

Giuseppe Tomasi di Lampedusa Gesualdo Bufalino Rino Gaetano
Giuseppe Tomasi
di Lampedusa
Gesualdo Bufalino
Rino Gaetano

Mi applicai, per puro amore della materia e dei suoi effimeri portatori, alla elaborazione di malattie che fossero rispetto alla morte aditi e corridoi, atrii, anticamere fastose, vestiboli; coltivai la mira di fare del morire grazie ad opportuni affanni del corpo un itinerario interminabile e sacro […].
Giorgio Manganelli

In uno dei più geniali testi di Giorgio Manganelli, Discorso sull’invenzione di una patologia universale, l’anonimo, narcisista scrivente loda le malattie, i malanni, le infermità, i morbi ed ogni genere di malesseri da lui ideati «non allo scopo di incrementare la morte, che non ha senso, essendo ormai chiaro che ogni malattia ha con la morte un rapporto stilistico, o urbanistico, ma solo per decorare il percorso, talora per abbreviarlo, ma non per condurre direttamente al risultato»; un elogio estetico non della morte – «la più generosa di tutte le puttane» – ma del percorso che ad essa conduce, dell’atto del morire e non della morte stessa.